Il Paradiso Perduto. Una testimonianza dal baratro venezuelano
Delle radici profonde della crisi che sta attraversando il Venezuela abbiamo già parlato nel numero di febbraio. Strade ha raccolto la testimonianza di CG, un italiano che anni fa si è innamorato del paese in cui tutto sembrava possibile, al punto di decidere di trasferircisi armi e bagagli. Il suo racconto è un lungo sfogo appassionato e disperato. CG ci ha chiesto di non pubblicare il suo nome per esteso, per ragioni legate alla sua sicurezza personale.
Sono arrivato qui in Venezuela nel maggio 2009. In Italia era appena cominciata la crisi e avevo ricevuto un’offerta di lavoro in quest’angolo di paradiso, per me, allora, ancora tutto da scoprire. Naturalisticamente parlando è un posto di cui non ti puoi non innamorare, tanto che mi ha fatto venire voglia di metterci radici. Cordigliera delle Ande ad ovest, spiagge a nord, spiagge e foresta amazzonica a sud, ancora spiagge e fiumi ad est; l'interno del paese è costellato di pianure immense, deserti, colline... natura al suo stato più puro.
Qui si estrae petrolio, oro, alluminio e molti altri minerali che rendono il Vzla (come lo scriviamo noi) una terra ricca di risorse. Purtroppo alla ricchezza della terra non corrisponde una ricchezza del paese. Qui gira un detto, tra il serio e il faceto, che vuole che dio, dopo aver finito il mondo, si sia reso conto che al Venezuela aveva dato troppa ricchezza e troppe bellezze naturali, e quindi, per rimediare, abbia deciso di fare i venezuelani. In realtà il popolo venezuelano è un popolo amichevole, gioioso, o almeno lo era...
Il sogno chavista
Oggi è un popolo diviso dalla politica che è ormai il problema principale del paese. Fino a vent’anni fa la casta politica ha permesso che l’enorme ricchezza del paese si concentrasse nelle mani di pochi e non ha voluto ascoltare i bisogni della gente. Questo ha creato una divisione netta tra le classi benestanti e la classe povera spianando la strada a Chavez che, appena giunto al potere, ha puntato tutto sulla riduzione della povertà estrema riuscendo a dimezzarla in soli 10 anni, socializzando, almeno in parte, i benefici dell'esportazione del petrolio. Anche il livello culturale è decisamente aumentato, il Venezuela ha oggi il più grande numero di iscritti universitari di tutta l’America Latina, la qualità non sarà eccelsa però va dato a Chavez quello che è di Chavez. Nei 15 anni del suo mandato ha inoltre costruito case popolari, un servizio sanitario nazionale gratuito e garantito a tutti una pensione. Non deve dunque stupire che sia considerato, specie dalla popolazione più povera, come un eroe.
Chavez ha però usato questo suo forte sostegno popolare per fare anche molte altre cose. Il suo governo ha ad esempio abolito diverse proprietà private ed espropriato fiorenti imprese con il solo risultato di farle praticamente fallire, ha imbavagliato la stampa libera chiudendo le testate non allineate e ha instaurato un regime di controllo del cambio per impedire l’acquisto di valuta straniera. Quest’ultimo aspetto può sembrare un problema minore rispetto a espropriazioni e censura, ma non è così. Questa legge infatti ha lasciato tutte le importazioni in mano ai pochi che avevano la possibilità di comprare direttamente dal governo la valuta estera.
Teoricamente chiunque ha il diritto di comprare dollari, però deve giustificare la sua richiesta con una copia del biglietto aereo e anche così ha il diritto di acquistare non più di 3.000 dollari, di cui solo 400 in cash, e, una volta spesi, non può più ricomprarli. Ovviamente questa norma vale per molti, ma non per tutti. In Venezuela si è formata una nuova casta, detta Enchufados, composta da persone collegate direttamente al governo che, sfruttando la vasta corruzione e i loro legami con la politica, riescono comunque ad accedere ai dollari del governo e ad arricchirsi. Come? E’ molto semplice. Il governo concede loro i dollari al cambio ufficiale che è di 1 dollaro per 6,30 bolivar. Peccato che il cambio sul mercato nero sia 87 a 1. Con Chavez il problema esisteva già, ma per lo meno il cambio sul mercato nero restava intorno a 10-15 a 1. Dopo la sua morte, con Maduro, tutto è andato a gambe all’aria. Ma a fallire in questo caso è una delle idee fondanti del socialismo, non solo del 21mo secolo, ossia che l’ideale sia più forte del reale e che le leggi possano ignorare la realtà e reinventarla a piacere. Dai sogni prima o poi però ci si sveglia sempre, ora è il nostro turno ed è un risveglio davvero amaro.
Pane e corruzione
Una delle leggende che girano qui vuole che in realtà Chavez sia morto il 29 dicembre, ma che la politica abbia aspettato 3 mesi ad annunciarlo per prendersi il tempo necessario a riprogrammare i vari interessi, con la connivenza del regime comunista di Cuba che ne avrebbe ricavato petrolio e dollari. Sia vero o meno, sta di fatto che il petrolio venezuelano, che è 3 volte quello di Dubai, finisce in molti paesi, come Cuba, Brasile, Bolivia, Perù, Argentina, Ecuador, Cile, che infatti, in questi mesi, hanno espresso al più blandi ammonimenti alla condotta del governo venezuelano. Gli unici ad esporsi sono stati la Colombia e Panama che ancora oggi continuano a chiedere una risoluzione pacifica della situazione.
Purtroppo però i problemi interni che stanno scuotendo il Venezuela non sono congiunturali, ma strutturali, e ora i nodi stanno venendo al pettine. Il paese non ha più risorse e liquidità per rispondere ai bisogni del suo popolo. Mancano i beni primari: cibo, cure mediche… I supermercati sono quasi vuoti, io ho impiegato tre settimane per trovare del latte, da più di due non trovo zucchero, i ricercatori protestano perché non ci sono i reagenti per fare le analisi, i medici non trovano garze, gesso, medicine, siringhe, e sono i pazienti che devono procurarsele.
Ovviamente la corruzione, già cronica, è esplosa. Per il cibo ad esempio si è creato un forte contrabbando alla frontiera con Cucuta, in Colombia, dove si compra con bolivar merce a prezzo calmierato, si paga il funzionario di turno, e si passa la frontiera per rivendere poi sul mercato nero a cifre astronomiche. Il governo, anche per fronteggiare l’accaparramento e il contrabbando, si è inventato la “carta di alimentazione” (una specie di tessera annonaria) con la quale puoi, più precisamente ti viene permesso, comprare solo un tot di alimenti ogni tot di tempo. Questo chiaramente non risolve il problema alimentare, solo obbliga la gente a comprare meno.
Il punto resta che il paese non ha più dollari per importare nemmeno i beni di prima necessità, anche se Maduro è arrivato a sostenere che il motivo della scarsità di cibo è dovuto al fatto che i venezuelani stanno mangiando troppo... è ridicolo, ma qui c’è anche chi gli crede! 15 anni di lavaggio del cervello fanno miracoli, credetemi. Per fortuna, per il mio lavoro non ho bisogno di dollari e riesco ancora a cavarmela, ma tanta gente, anche di cultura, è in vera difficoltà. I professori e tutti i dipendenti pubblici sono pagati con il minimo salariale: 3.200 bolivares fuerte. Praticamente nulla. Per intenderci un menu combo al Mc Donald costa 250 bolivares, per cui un professore con il suo stipendio si può permettere non più di una dozzina di pasti in una catena di fast food!
Per qualche dollaro in più
Per capire l’economia del Venezuela basta sapere che qui tutto è legato al dollaro. Perché? Perché il Venezuela importa il 90% di quello che consuma. Si poteva evitare? Probabile… però si sarebbe dovuto cominciare a lavorare per evitarlo prima di arrivare al collasso. La politica ha invece preferito preoccuparsi di come accaparrarsi e spartirsi la torta, nazionalizzando le imprese che generavano profitti e lasciandole poi andare praticamente in rovina. Oggi lo stato delle infrastrutture è al collasso, in alcune zone manca l’acqua (che comunque non è quasi mai potabile) e la luce salta anche per 14 ore di fila. Qui da me il massimo è stato 8 ore, ma può succedere all’improvviso e farti saltare tutti gli elettrodomestici. Come fai però con 3.200 bolivares a comprarti un televisore nuovo che ne costa magari 8.000? Un televisore normale, intendo, niente di che. Le strade sono piene di buche, nel paese con una delle più grandi riserve di petrolio del mondo sembra che non ci sia asfalto.
L'importazione di auto è al minimo. Una utilitaria, usata, costa dai 250 milioni in su. Se ne vuoi una nuova devi metterti in coda, aspettare il tuo turno e poi comprare quello che arriva: colore, interni, tettuccio, finestrini… quello che passa il convento. Se non la vuoi, la vendono a quello in lista dopo di te. Ovviamente, da quando i prezzi delle auto sono stati calmierati, non ci sono più auto per i cittadini comuni, solo, guarda caso, per enchufados e amici.
La rabbia
Hanno ubriacato la gente povera con promesse, false speranze e ideali per poi lasciarla nella miseria in cui era e se ne fanno pure beffe. Il vicepresidente per l'area sociale Hector Rodriguez ha avuto anche il coraggio di dire "no vamos a sacarlos de la pobreza para que se vuelvan escuálidos" che in italiano suona più o meno “non li toglieremo dalla povertà per farli diventare degli squallidi”. Davanti a tutto questo gli studenti sono stati i primi a protestare, il 12 febbraio, e a loro adesso si è unito almeno il 50% della popolazione. Perché protestano? Innanzitutto per l’insicurezza che è figlia dell’impunità, qui ti sparano per un telefono anche perché il 90% dei delitti non è perseguito. Ora c’è in più la mancanza dei beni di prima necessità e di farmaci a spingere la gente in piazza, oltre all’esasperazione per la corruzione che è ormai imperante ad ogni livello delle istituzioni. Qui si dice che “questo è il paese delle possibilità, se hai soldi tutto è possibile!”, ora però l'inflazione è arrivata al 57% negli ultimi 6 mesi. Almeno quella ufficiale. Le possibilità cominciano a costare un po’ troppo, anche qui.
La censura
Ovviamente, come ogni regime che si rispetti, il governo pratica una ferrea censura. Tutte le televisioni sono in qualche modo legate al governo. Chi non si allinea chiude i battenti. Una televisione colombiana, ntn24, è stata spenta e la CNN in spagnolo ci è arrivata molto vicina. Si sono fermati solo perché si sono resi conto che un'azione di questo tipo non avrebbe più avuto scuse e coperture. La CNN è quindi oggi l’unico operatore che riesce ancora a fornire notizie attendibili su quello che sta succedendo. La mancanza di valuta pregiata sta poi dando una mano inattesa al governo, moltissimi giornali stanno infatti chiudendo per mancanza di carta. Solo i giornali che possono accedere ai fondi governativi riescono ancora ad uscire regolarmente.
I diritti umani
Le elezioni sono poi un altro momento grandioso, un teatro dove il governo usa i soldi pubblici per campagne faraoniche e, allo stesso tempo, vieta alle tv nazionali di concedere spazio agli oppositori. Ovviamente chi dovrebbe vigilare sulla loro regolarità è parte del governo, e la stessa presidente del tribunale superiore di giustizia è allineata al regime. Non stupisce dunque che il governo si senta in diritto di fare qualunque cosa, incluso violare i diritti umani. Ci sono casi documentati di atti di tortura in seguito alle detenzioni di queste ultime settimane. Qui è sufficiente pensare diversamente dal regime per essere pedinato, additato come antipatriottico o ribelle verso la costituzione e finire in carcere. In questi giorni stanno arrestando i sindaci che si oppongono al governo per zittire l’intera opposizione. E’ notizia ancora fresca l’arresto del sindaco di San Diego, Enzo Scarano. In un pomeriggio gli hanno fatto un processo sommario e l’hanno arrestato.
La lotta che si combatte nelle strade è impari. Sassi da un lato, gas lacrimogeni, munizioni antiprotesta ricoperte di schegge di vetro, pistole dall’altro. Il governo taccia di fascismo i "guarimberos", i manifestanti che occupano le strade, mentre li ammazza, arresta e tortura, colpendoli senza rispettarne i diritti costituzionali. Ogni giorno, da più di un mese, ci sono marce pacifiche in difesa dei diritti civili, ed ogni giorno da più di un mese ci sono repressioni violente da parte dello stato, a volte con polizia, a volte con militari, a volte con collettivi paramilitari armati e pagati dallo stato. Il punto però è che la quantità di gente nelle strade è talmente alta che il governo è stato costretto a chiedere supporto perfino a Cuba, che ha mandato i suoi militari.
E adesso?
Le manifestazioni per ora continueranno, difficile dire fino a quando. Il paese è sull’orlo del baratro. Non solo non ha soldi, ma ha anche debiti enormi, con tutti. Le compagnie aeree non volano da e per il Venezuela perché il governo deve loro soldi che non ha. Maduro intanto continua a ripetere che va tutto bene, fa richiami alla pace, mentre scatena durissime repressioni…Questa è all’incirca la situazione in cui versa oggi il paese di cui mi sono innamorato. Un paese che ha il triplo delle riserve petrolifere di Dubai, ma che dopo essersi divertito a giocare per 15 anni al piccolo comunista si trova ora in una situazione molto, ma molto diversa da quella degli Emirati Arabi (basta guardare con Google Maps cos’è Caracas e cos’è Dubai). Un paese che forse sta capendo che togliere ai ricchi per dare le briciole ai poveri, per quanto fascino possa avere la storia di Robin Hood, non serve a risolvere i suoi problemi, semmai a farlo implodere sulle proprie contraddizioni.
INDICE Aprile 2014
Editoriale
Monografica
- Uscire dall'euro? Attenti a quello che desiderate, potrebbe avverarsi
- In che modo siamo stati salvati dall'euro, e come siamo riusciti a dannarci da soli
- Fuori dall'euro, il giorno dopo
- La leggenda nera del Fiscal Compact
- La salute pubblica in Grecia, tra incudine e martello
- Innamorarsi di una moneta
- Esiste un'Europa delle opportunità, quella dei fondi che abbiamo sprecato per decenni
- Quei giudici che non distrussero (né distruggeranno) l’euro
Istituzioni ed economia
- Il decreto lavoro è una vera innovazione. Salvo marce indietro
- Riforma Delrio: le nuove province tra complicazioni e provvisorietà
- Più di sette milioni di iscrizioni all'Obamacare, ma non è una vittoria. Ecco perché
Innovazione e mercato
- Lotta alla pirateria... o al libero mercato?
- Il vino italiano alla conquista del mondo, ma con armi sempre più spuntate
Scienza e razionalità
Diritto e libertà
- Aborto e libertà di scegliere, anche le strutture private
- Affido condiviso, pericolosi passi indietro sulla bigenitorialità