La salute pubblica in Grecia, tra incudine e martello
Aprile 2014 / Monografica
In Grecia si muore di austerity? Secondo uno studio della prestigiosa rivista medico-scientifica The Lancet il costo dei tagli alla spesa sanitaria pesano soprattutto sulle spalle dei cittadini. Sui quali però, sottolinenano i ricercatori, gravano anche anni di clientelismo, corruzione ed inefficienza. Tra la Troika e lo status quo, non c'è dubbio, i Greci meriterebbero di meglio.
«In Grecia il costo delle politiche di austerità grava soprattutto sulle spalle dei comuni cittadini, i quali sono stati colpiti dai più ampi tagli nel settore della salute in Europa. Speriamo che la nostra ricerca aiuti il governo greco a fornire una riposta urgente a questa crescente crisi umanitaria». Così David Stuckler, ricercatore dell'Università di Oxford, ha presentato all'Independent l'indagine, di cui è coordinatore, pubblicata lo scorso Febbraio da The Lancet: Greece's health crisis: from austerity to denialism – La crisi della salute greca: dall'austerità al negazionismo.
L'accusa? I pesanti tagli alla spesa pubblica sanitaria, decisi dal governo ellenico sotto la spinta della Troika – Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale – potrebbero forse produrre dei vantaggi nel lungo termine, ma come effetto certo ed immediato hanno un netto peggioramento della salute del popolo greco. Le autorità, però, sembrano negare e non prendere esempio da quei paesi, come l'Islanda, dove il welfare state è stato salvaguardato e protetto dalla scure delle politiche di salvataggio.
L'obiettivo del Governo, scrivono i ricercatori, è stato ridurre drasticamente la spesa pubblica sanitaria limitandola al 6% del PIL. Un target raggiunto, perché, come ha avuto modo di spiegare Andreas Loverdos, l'ex Ministro della salute: «l'amministrazione pubblica ha usato la mannaia». Un linguaggio colorito dietro al quale si celano i numeri: meno 1/3 dei programmi di prevenzione e trattamento per chi fa uso di stupefacenti – il che equivale a un crollo del 10% nel numero di siringhe distribuite e del 24% in quello dei preservativi; 484 casi di decesso per HIV nel 2012 – contro i 15 del 2009, primo anno di crisi economica; riduzione del 26% del budget pubblico degli ospedali e contenimento della spesa pubblica farmaceutica passata dai 4,37 miliardi nel 2010 ai 2,88 del 2012; meno 20% di fondi previsti per la salute mentale. Ma i dati che colpiscono di più – e intorno ai quali numerose testate, tra cui La Repubblica, hanno costruito il racconto a tinte nerissime della ricerca – riguardano i tassi di mortalità infantile.
Se, infatti, il numero dei bambini a rischio di povertà è aumentato dal 28,2% del 2007 al 30,4% del 2011, la mortalità infantile è aumentata del 43% tra il 2008 e il 2010, compresi i decessi pre-natali e post-natali, mentre è cresciuto del 19% il numero dei bambini nati sotto peso. Stiamo, allora, assistendo davvero, per usare le parole dei ricercatori, alla Greek public health tragedy – alla tragedia greca della salute pubblica?
Se un primo sguardo ai numeri suggerirebbe una risposa affermativa, le realtà è però diversa. Ed è ben più complessa. Sullo stesso numero di The Lancet, infatti – il volume 383 del 22 Febbraio 2014 – diversi articoli hanno indagato il nesso tra austerity e deterioramento della salute del popolo greco, arrivando alla conclusione che è difficile stabilire un rapporto diretto di causa-effetto. Nella ricerca, per esempio, Maternal and child mortality in Greece – mortalità materna e infantile in Grecia – i ricercatori sottolineano come il tasso di mortalità tra i bambini non differisce tra il periodo pre-crisi e quelli di crisi ed è stato in costante calo dal 1950, toccando il livello più basso nel 2008. Nei primi due anni della crisi, scrivono gli autori, il tasso di mortalità infantile aumenta gradualmente mentre dal 2010 ha ripreso a scendere. Un dato, quindi, più articolato di quello "sparato" dai giornali.
Non solo, però. Secondo i risultati dell'indagine Mortality and the economic crisis in Greece, pubblicata sempre lo scorso Febbraio, tra il 2008 e il 2011 il tasso di mortalità complessivo è essenzialmente inalterato, con una tendenza lieve ma progressiva a scendere. Trend che, invece, si è invertito nel 2012 – anno in cui sono stati censiti 116.670 decessi, il numero più alto dal 1949 – ma a causa di un aumento della mortalità nei soggetti più anziani. Quasi due terzi delle morti, si legge, sono da attribuire a un progressivo invecchiamento della popolazione, mentre un terzo potrebbe essere legato all'austerità. Cosa è cambiato, quindi, con l'avvento della Troika? I greci stanno o no pagando con la propria salute il costo del salvataggio europeo?
I tagli sulla spesa sanitaria, è innegabile, hanno inciso e continuano a farlo. Le difficoltà, però, riguardano soprattutto le possibilità di accesso a programmi di prevenzione e a cure immediate. The Lancet, per esempio, sottolinea come il 70% dei greci intervistati per uno studio sulla spesa farmaceutica, dichiari di non disporre delle risorse necessarie per comprare le medicine prescritte dai medici. Oppure, sempre sulle pagine della prestigiosa rivista scientifica, gli autori della ricerca Greece's birth rates and the economic crisis – Tassi di nascita in Grecia e crisi economica – descrivono la diminuzione nel numero dei nuovi nati: 100.371 nel 2012. Il numero più basso registrato dal 1950. Le nascite, continuano i ricercatori, sono diminuite del 15,2% dal 2008 al 2012, ma per una serie di fattori combinati. È, per esempio, più basso anche il numero di donne in età fertile residenti nel paese, forse perché le immigrate, per esempio, hanno lasciato la Grecia nel periodo di difficoltà economica.
Si tratta di dati che non indicano, quindi, di per sé, un netto peggioramento della salute: non siamo, per usare le parole di Repubblica, di fronte a una strage degli innocenti. Come gli stessi autori di Greece's health crisis: from austerity to denialosm spiegano il paese aveva, ed ha, bisogno di profonde riforme, per tamponare gli effetti nefasti di clientelismo, corruzione, cattivo modo di gestire la spesa. I Greci, insomma, non stanno morendo solo per austerity – i cui effetti, in certi casi, possono anche essere letali – ma lo facevano già prima, per inefficienza.
Le conclusioni di The Lancet, quindi, sono giuste e condivisibili: the people of Greece deserve better – i greci meritano di più. Più salute, ma anche più buon governo e più correttezza da parte dei media. Perché non basta dire che la Troika – e la Merkel - mangiano i bambini.
INDICE Aprile 2014
Editoriale
Monografica
- Uscire dall'euro? Attenti a quello che desiderate, potrebbe avverarsi
- In che modo siamo stati salvati dall'euro, e come siamo riusciti a dannarci da soli
- Fuori dall'euro, il giorno dopo
- La leggenda nera del Fiscal Compact
- La salute pubblica in Grecia, tra incudine e martello
- Innamorarsi di una moneta
- Esiste un'Europa delle opportunità, quella dei fondi che abbiamo sprecato per decenni
- Quei giudici che non distrussero (né distruggeranno) l’euro
Istituzioni ed economia
- Il decreto lavoro è una vera innovazione. Salvo marce indietro
- Riforma Delrio: le nuove province tra complicazioni e provvisorietà
- Più di sette milioni di iscrizioni all'Obamacare, ma non è una vittoria. Ecco perché
Innovazione e mercato
- Lotta alla pirateria... o al libero mercato?
- Il vino italiano alla conquista del mondo, ma con armi sempre più spuntate
Scienza e razionalità
Diritto e libertà
- Aborto e libertà di scegliere, anche le strutture private
- Affido condiviso, pericolosi passi indietro sulla bigenitorialità