Oggi, per le imprese, non investire in formazione significa restare fuori dal mercato. In linea con la rivoluzione che sta investendo servizi e occupazioni, anche la formazione si va digitalizzando e si orienta verso l’e-Learning. Una rivoluzione che in Italia procede ancora troppo lentamente.

Ballero

Nella società della conoscenza, la necessità di un’istruzione permanente che prolunghi e integri quella scolastica, specialmente in ambito lavorativo, non può essere più messa in discussione. Diverse esigenze spingono in questa direzione, a partire da quelle normative. Per esempio, col decreto legislativo 81/2008, e in seguito ai successivi accordi applicativi, le aziende sono obbligate a formare i propri dirigenti e dipendenti in materia di sicurezza sul lavoro. Da maggio 2018 sarà inoltre necessario implementare il regolamento dell’Unione Europea sulla protezione dei dati personali e sulla privacy.

Ma la necessità di formazione aziendale va oltre l’aspetto prescrittivo. Il valore aggiunto di prodotti e servizi nell’Industria 4.0 si basa sulla costruzione di un capitale immateriale di conoscenze e competenze, di cui le aziende si dotano per affrontare la concorrenza in un mercato globale sempre più frammentato e specializzato, in continua trasformazione. Non investire in formazione significa restare fuori dal mercato.  Le piccole e medie imprese ne sono consapevoli. Esse rappresentano un elemento chiave per la crescita economica, poiché costituiscono il 99% delle aziende europee e forniscono i due terzi dell’impiego nel settore privato. Il loro successo dipende dalla capacità di fornire prodotti e servizi innovativi che rispondano alle esigenze dei clienti in modo puntuale e rapido. Per restare competitive, le piccole e medie imprese forniscono al proprio personale fino al 30% di ore di formazione annuali in più rispetto alle grandi aziende. Tuttavia, data la scala ridotta di personale e capitale disponibile, non sempre possono permettersi di allontanare i propri dipendenti e collaboratori dal posto di lavoro affinché seguano corsi in presenza, spesso sostenendo, oltre ai costi di iscrizione, anche quelli di trasferta in un’altra città; questo rischia di penalizzarle.

Si aggiunga poi l’ingresso nel mondo del lavoro di un numero sempre crescente di Millennial. Abituati a essere sempre connessi, hanno esigenze professionali specifiche: crescita personale, flessibilità, senso di comunità, apprendimento attivo e personalizzato. Tutto questo, insieme allo sviluppo e alla diffusione di dispositivi e tecnologie digitali sempre più versatili e di elevate prestazioni, va a comporre un quadro in cui si evidenzia la necessità di un radicale mutamento nella strategia formativa aziendale, che deve offrire metodologie didattiche e contenuti significativi per l’azienda e il dipendente. Le analisi di settore indicano che strategie oculate di formazione aumentano i ricavi, la produttività e il coinvolgimento dei dipendenti, mentre costi e turnover diminuiscono. I benefici sono particolarmente evidenti per quelle aziende che integrano la formazione direttamente nel flusso lavorativo quotidiano.

In linea con la rivoluzione che sta investendo servizi e occupazioni, anche la formazione si va digitalizzando e si orienta verso l’e-Learning. Con e-Learning si intende l’insieme sia dei metodi, sia delle tecnologie utilizzate per creare e distribuire contenuti didattici e gestire la comunicazione tra docenti, studenti e tutor. Per poterne usufruire sono necessari una connessione a Internet, un computer (o un dispositivo mobile o tablet) e una piattaforma applicativa detta Learning Management System (LMS). Esempi ormai abbastanza popolari di e-Learning sono webinar e Massive Open Online Courses (MOOC). L’e-Learning presenta una serie di vantaggi e aspetti peculiari che hanno portato il valore del suo mercato a superare i 165 miliardi di dollari, con una crescita annuale del 5% circa prevista per i prossimi anni.

La possibilità di accedere ai contenuti in modo asincrono (in differita) permette una grande flessibilità nei tempi di fruizione. In questo modo, oltre a non interferire con l’attività lavorativa, è possibile avvalersi dei materiali didattici nei momenti in cui servono effettivamente all’azienda o al lavoratore. È possibile tornare a consultare i contenuti erogati anche dopo la conclusione della formazione di base, in qualunque momento e in luoghi diversi dall’ufficio o dall’abitazione. Infatti, grazie alla crescente diffusione e adozione di applicativi “hosted”, che operano su una piattaforma cloud condivisa, non è più necessario installare software specifici sui propri dispositivi. L’adozione di standard elevati di responsività rende possibile accedere ai contenuti didattici dalla maggior parte dei dispositivi (desktop, portatili, mobile).

La flessibilità della formazione e-Learning è anche data dalla modularità dei cosiddetti “oggetti di apprendimento” o Learning Object, organizzati in unità autoconsistenti che possono anche essere riutilizzate combinandole tra loro per adattare la formazione alle specifiche esigenze dello studente. Dal lato degli sviluppatori l’affermazione dei modelli Software as a Service (SaaS) permette a chiunque (non solo ai programmatori) di aprire una piattaforma e creare contenuti formativi che richiedono tempi molto più brevi e costi moderati pur garantendo un’alta qualità.

Secondo l’Associazione Nazionale dell’Editoria Elettronica, il costo dell’attivazione delle lezioni in e-Learning risulta mediamente del 30-40% inferiore rispetto ai corsi in presenza. Tutto questo si traduce, per le piccole realtà imprenditoriali, nell’opportunità di accedere a una formazione dello stesso livello di quella adottata dalle grandi aziende. Ma ciò che rende particolarmente appetibili i corsi in e-Learning sono tre aspetti: l’esperienza utente (user experience), la dimensione sociale e la possibilità di monitorare in tempo reale il progresso degli utenti.

L’evoluzione continua delle risorse tecnologiche e della ricerca nelle metodologie educative porta il mercato dell’e-Learning a offrire soluzioni sempre nuove, più accessibili, esteticamente accattivanti e adattabili per migliorare l’esperienza lato utente. Utente che non solo è sempre più autonomo e responsabile nella scelta dei Learning Object, ma può arrivare a contribuire attivamente a tutti gli stadi del processo formativo. La parola chiave è coinvolgimento (engagement): uno studente coinvolto è un utente soddisfatto, apprende meglio e più rapidamente ed è in grado di applicare in modo fruttuoso le competenze acquisite. L’e-Learning facilita l’engagement in diversi modi, tramite un sistema integrato di contenuti multimediali e di Internet.

Due approcci che coniugano in modo efficace gli aspetti multimediali e interattivi sono la gamification e la realtà aumentata. Se inizialmente un approccio didattico basato sul gioco era considerato incompatibile con il clima aziendale, l’atteggiamento negli ultimi anni è radicalmente mutato. La formazione game-based prevede l’adozione di meccanismi ludici (avanzamento tramite livelli, assegnazione di un punteggio e di premi, evoluzione del proprio status) in contesti di apprendimento, per incentivare la motivazione. Nella realtà aumentata, invece, l’ambiente didattico viene arricchito di informazioni aggiuntive (contenuti audiovisivi, animazioni, elementi interattivi) sovrapposte alla realtà fisica con dispositivi quali smartphone e tecnologie indossabili, per rendere l’esperienza formativa ancora più realistica e stimolare l’interesse (anche se bisogna fare attenzione a non porre la priorità sull’aspetto tecnologico a discapito di quello educativo).

Un eccessivo isolamento dell’utente rischia però di portare all’abbandono del percorso formativo, ed è pertanto indispensabile garantire una dimensione sociale dell’apprendimento. L’architettura dei LMS deve dunque prevedere ambienti (forum, chat, aule virtuali anche 3D), che permettano un’interazione informale e dialettica con i compagni di corso, i docenti e i tutor. L’aspetto sociale dell’e-Learning non ha il solo scopo di prevenire il drop-out, ma è esso stesso funzionale all’apprendimento. L’interazione tra pari porta alla creazione di comunità e gruppi di lavoro, mettendo in risalto i talenti di ciascuno; incoraggia il confronto su tematiche di interesse specifico, la condivisione e l’archiviazione di norme e buone prassi; stimola l’apprendimento “collaterale” di competenze trasversali, relazionali e di comunicazione; non ultimo, rafforza il senso di appartenenza. Per questo motivo, i fornitori di servizi di e-Learning cercano di ricostruire le stesse tecniche di engagement dei social network. Una piattaforma LMS che tenga in adeguata considerazione l’aspetto sociale è solitamente in grado di generare un’interazione tra docenti, discenti e tutor più intensa e più duratura della formazione in aula, perché spinge gli utenti a comunicare anche al di fuori degli eventi formativi.

Infine, un’attività in e-Learning non può considerarsi completa senza il monitoraggio. Grazie alla capacità dei LMS di raccogliere e gestire grandi quantità di dati, i responsabili delle risorse umane dell’azienda cliente possono tracciare in tempo reale lo stato di avanzamento dei corsi, le interazioni e le prestazioni dei dipendenti. Gli stessi studenti possono avere un feedback in tempo reale dei propri risultati e dei punti su cui lavorare. Il fornitore, d’altro canto, può registrare il gradimento e le problematiche della piattaforma in modo da apportare migliorie alle versioni successive.

Tutto questo ha un impatto misurabile nella competitività aziendale. Una recente indagine europea della società di consulenza Brandon Hall Group ha evidenziato come la praticità di fruizione e il coinvolgimento nel digital learning portino a risparmiare in media fino al 60% di tempo nell’apprendimento rispetto alle modalità tradizionali. Inoltre, per ogni singolo dipendente, le aziende che fanno uso di e-Learning spendono circa il 25% in meno rispetto a quelle che utilizzano solo la modalità in presenza. Tale risparmio di tempo e denaro non pregiudica né la qualità dell’apprendimento, né le ricadute in termini di produttività: al contrario, chi studia in e-Learning non solo ricorda di più e più a lungo rispetto a chi segue lezioni in aula, ma è anche in grado di far fruttare più efficacemente le proprie competenze sul luogo di lavoro. Spesso la scelta dell’e-Learning si traduce per le aziende in un aumento delle entrate su tempi brevi.

Gradualmente, il mondo sta prendendo atto del nuovo paradigma di apprendimento. Secondo l’aggregatore Class Central, gli utenti dei MOOC sono raddoppiati dal 2015 al 2016, e sempre più aziende sono disposte a rimborsare il costo dei certificati conseguiti dai propri dipendenti. Grandi società cinesi come Baidu e Alibaba sono recentemente entrate nel mercato della formazione aziendale e stanno puntando molto sulle funzionalità mobile. In altri contesti, come l’India e l’America Latina, l’e-Learning ha la funzione ulteriore di compensare le lacune dei sistemi scolastici nazionali e rendere omogenee le competenze di base per l’ingresso nel mondo lavorativo. Nei paesi mediorientali si lavora a nuovi programmi d’istruzione per creare competenze differenziate e svincolarsi dalla dipendenza economica dal petrolio.

Ma nonostante la stessa Europa rappresenti un mercato maturo con elevata domanda di servizi in e-Learning, sia a livello accademico, sia a livello aziendale, in Italia i progressi sono ancora lenti. Per quanto la formazione in digital learning si stia diffondendo e sia accreditata anche a livello legale, gli enti pubblici faticano a dare il buon esempio incorporandola in modo incisivo e sistematico nelle proprie prassi. Le stesse imprese si concentrano quasi esclusivamente sulla formazione di quadri e dirigenti. Forse ideologicamente si continua a rimanere ancorati all’aspetto produttivo, in un momento in cui sarebbe vitale, ai fini della ripresa economica, investire nelle strategie più efficaci di riqualificazione dei lavoratori, non solo per renderli più produttivi, ma per garantirne la stessa occupabilità quando le loro competenze attuali saranno state automatizzate.