Nonostante la percezione dominante, alimentata dai media, sia quella di un paese sempre più violento e insicuro, i dati dicono chiaramente che i crimini violenti sono in calo, sia nel medio che nel lungo periodo.

Moretti
Il paese reale, in Italia, è meno violento del paese percepito. Lo dicono tutti gli indicatori statistici affidabili: i media indugiano a parlare di crimini efferati, raccontandocene di volta in volta gli effetti spettacolari o gli aspetti morbosi, ma questo tipo di reato è sempre meno diffuso. Ben inteso, non siamo di fronte a una tendenza ineluttabile di pacificazione della nostra società, e nulla lascia pensare che sia sufficiente non fare nulla affinché il crimine scompaia dalla faccia del Belpaese. Tuttavia uno sguardo ai dati rinfranca un po’ e sgonfia l’allarme continuo che vorrebbe un Paese intero in preda alla violenza endemica. Le statistiche, detto in altre parole, fanno apparire marginale perfino il legittimo dibattito sulla legittima difesa.

I numeri, dicevamo. E dunque non si può non partire da chi i numeri li gestisce per missione istituzionale, l’Istat. L’Istituto nazionale di statistica, guidato oggi da Giorgio Alleva, ha di recente fatto sapere che “nel 2015 si osserva una complessiva diminuzione dei reati rispetto all’anno precedente”. Si riducono, per esempio, gli omicidi volontari consumati. Se ne compivano 1,2 ogni 100.000 abitanti nel 2004, se ne sono compiuti 0,8 ogni 100.000 abitanti nel 2015. Si riduce poi il numero dei furti: da 1.573.000 nel 2014 sono diventati 1.463.000 nel 2015, cioè il 7 per cento in meno nel giro di un anno. E le rapine denunciate diminuiscono in modo ancora più netto: da 39.236 nel 2014 a 35.068 nel 2015. L’Italia è diventata dunque un paradiso in terra? No di certo, ma quantomeno la situazione non appare fuori controllo come a volte vorrebbero far sembrare i nostri specialisti di cronaca nera.

In tempi di nouvelle vague complottista, qualcuno potrebbe perfino pensare che l’Istat non abbia di meglio da fare che imbellettare le cifre per compiacere il governo di turno. In questo caso, consigliamo di consultare un’altra analisi quantitativa sull’evoluzione del crimine appena sfornata da un pensatoio tutt’altro che compiacente con l’esecutivo, lavoce.info. Lo studio si apre con questa considerazione: «Incredibile ma vero: nel 2016 il numero degli omicidi commessi nel nostro paese è ancora diminuito. È sorprendente innanzitutto perché la decrescita è iniziata nel lontano 1992 e non si è mai arrestata. Nel 1991 ce ne furono 1.916 (3,4 per 100mila abitanti), nel 2016 invece sono stati 397 (0,65 per 100mila). È sorprendente, in secondo luogo, perché nell’ultimo anno il calo è stato ancora più forte del solito: -15 per cento». Nel lungo periodo, insomma, il numero di omicidi cala ancora più drasticamente che nel medio periodo considerato invece dall’Istat.

Gli autori della ricerca in questione, Marzio Barbagli e Alessandra Minello, hanno redatto un database originale di dati, attingendo direttamente agli archivi del Ministero dell’Interno. Hanno scoperto, in questo modo, che «nell’ultimo ventennio l’Italia ha avuto un tasso di omicidio più basso del Regno Unito e della Francia, che per secoli sono stati, da questo punto di vista, paesi più sicuri». Addentrandosi nelle motivazioni di queste violenze letali si scopre, tra l’altro, che «il calo non ha riguardato tutti i tipi di omicidio. Quelli nati da liti e risse sono aumentati negli ultimi anni. Sono invece considerevolmente diminuiti quelli di criminalità organizzata (mafia, camorra o ’ndrangheta) e di criminalità comune o legati a furti e rapine, molto meno quelli familiari e passionali». Non è tutto oro quel che luccica, insomma, ma siamo ben lontani dal nero dominante nel nostro discorso pubblico.

Per sintetizzare queste tendenze, ci si può affidare a un grafico piuttosto sbalorditivo disegnato da Barbagli in un altro saggio scritto per lavoce.info nel 2016:

Schermata 2017 09 24 alle 23.29.15Conclusione, numeri alla mano: in Italia, l’eden della nonviolenza è lontano, ma il far west dell’“omicidio facile” lo è ancora di più.