Gulf Economic Visions: come riprogettare l’economia del Golfo
La dipendenza dal petrolio e l’ipertrofia del settore pubblico rendono le economie del Golfo strutturalmente diverse da quelle degli altri paesi sviluppati, ma al tempo stesso impongono la loro completa riforma come una questione di sicurezza nazionale per i Paesi dell’area.
Il 2018 sarà importante per le Gulf Economic Visions: le fasi di progettazione sono ormai nello specchietto retrovisore e l’attenzione è per la fase di implementazione. Che cosa rende queste visioni speciali e quali sono alcune delle “sfide chiave” all'orizzonte?
Il capitolo sulla crescita di un convenzionale manuale di economia contiene numerosi principi su ciò che fa crescere le economie. Questi valgono per quasi tutte le economie “standard”, ma le economie del Golfo sono “non-standard”, il che significa che molte delle ricette tradizionali non si applicano. Viste attraverso questa lente le Gulf Economic Visions possono essere considerate come sforzi per trasformare le economie in una forma standard. Anche se sono molte le differenze, due sono particolarmente rilevanti per la crescita dell'economia.
In primo luogo, nei paesi del Golfo il petrolio domina l’economia; esso rappresenta direttamente una gran parte dell'attività economica e gran parte del resto dell’economia è a valle dei settori direttamente dipendenti dal petrolio. Ciò è significativo in quanto i prezzi reali del petrolio non crescono in base a una tendenza di lungo termine né presentano una mid-reversion (una tendenza, per periodi di crescita superiore a quella normale, che va seguita dall'inverso o viceversa). Essi seguono attentamente quello che gli statistici definiscono come random walk, il che significa che la migliore previsione dei prezzi futuri è fondamentalmente data dai prezzi di oggi. Ciò implica che l'economia non ha una propensione latente a crescere. La crescita della produzione petrolifera aiuterà l’economia a crescere, ma ha un gap fisico sul lungo termine, dato che i pozzi alla fine si esauriranno.
Al contrario, in un’economia standard e diversificata, la maggior parte dei settori cresce costantemente dato che essi sono influenzati positivamente dal progresso tecnologico. Ad esempio, quando i progressi dell’intelligenza artificiale migliorano la produttività dei lavoratori o riducono i costi di trasporto, molti settori sperimentano un aumento delle prestazioni, che si traduce in livelli più alti di crescita economica. Il settore petrolifero beneficia sicuramente del progresso tecnologico, ma solo molto limitatamente, e non in modo coerente.
Le implicazioni di questa differenza si possono vedere nella scia della crisi del prezzo del petrolio del 2014. Quando le economie standard hanno attraversato la crisi finanziaria mondiale del 2008, le loro economie si sono contratte per un anno o più, ma alla fine hanno recuperato i loro precedenti livelli di crescita, dato che la principale fonte di crescita – il progresso tecnologico – è rimasta fondamentalmente inalterata nella crisi. Ma quando i prezzi del petrolio sono scesi nel 2014-2016, non c’è stata alcuna tendenza latente di recupero dei loro livelli precedenti, il che significa che le economie dipendenti dal petrolio stanno affrontando la prospettiva di un declino permanente degli standard di vita.
I governi del Golfo e degli altri Stati ricchi di risorse petrolifere prendono contromisure, la più importante delle quali consiste nell’investire i profitti del petrolio nei grandi fondi sovrani. Questi investimenti espongono le economie del Golfo a fonti standard di crescita, in quanto spesso includono acquisti di azioni in società operanti in economie standard. Tuttavia, anche i più grandi fondi sovrani del mondo, quali quelli di Abu Dhabi e dell’Arabia Saudita, non possiedono il capitale necessario per mantenere la crescita a livello dell’intera economia, soprattutto tenendo conto degli standard di vita di cui attualmente godono i cittadini.
La seconda differenza chiave è la prevalenza delle assunzioni nel settore pubblico. Negli anni settanta, quando i paesi del Golfo hanno assicurato la loro indipendenza e allo stesso tempo hanno assistito a un aumento dei prezzi del petrolio, i governi hanno cominciato ad assumere una percentuale sempre più elevata di cittadini nel settore pubblico. Tra le molteplici ragioni di questa strategia vi è stata la volontà di fornire ai cittadini uno stile di vita confortevole, in particolare rispetto alle vite notoriamente difficili che i popoli del Golfo hanno vissuto nel loro passato, a causa del clima arido. Le occupazioni nel settore pubblico hanno spesso carichi di lavoro molto bassi (e orari ridotti) e salari che hanno superato in modo considerevole quello che potrebbe essere giustificato dalla produttività del lavoratore e da quanto potrebbe essere guadagnato per un lavoro concorrente nel settore privato, il che è ciò che la maggior parte dei cittadini del mondo deve fare.
Seppur gradevole a livello del singolo lavoratore, questa impostazione del mercato del lavoro ha severamente rallentato il livello di crescita dell’economia, per diversi motivi.
In primo luogo, il lavoro amministrativo del governo non è una fonte di crescita economica; è un settore stagnante che raramente è testimone di miglioramenti nella produttività.
In secondo luogo, offrire tali salari elevati nel settore pubblico compromette la capacità del settore privato di attrarre i cittadini e di impegnarli nei lavori che contribuiscono effettivamente alla crescita economica, come quelli dei settori ad alta tecnologia.
In terzo luogo, una minoranza dell’eccesso di lavoratori nei settori governativi rimane seduta e inattiva, e cerca di creare procedure burocratiche che danneggino l'economia e fungano da sistemi per giustificare promozioni per loro stessi. L’esercizio di un’impresa in uno stato ricco di risorse è spesso molto burocratico rispetto a un’economia standard, in quanto l’esercito dei lavoratori del settore pubblico vuole garantire il proprio ruolo nell'economia.
In quarto luogo, questo crea incentivi distorti, in quanto i cittadini si concentrano sulla possibilità di ottenere credenziali che siano loro d’aiuto nelle promozioni del settore pubblico, piuttosto che qualifiche che aumentino la produttività che soddisfa le esigenze del settore privato. Ciò significa troppi master in amministrazione aziendale, e troppo pochi in ingegneria.
Queste due differenze tra le economie standard e quelle del Golfo si rafforzano reciprocamente, e rendono le economie del Golfo fondamentalmente insufficienti a crescere in modo coerente. Guarda caso, i prezzi del petrolio sono generalmente in crescita dal 1970 (con molti sobbalzi), soprattutto durante il nuovo millennio, cosa che ha aiutato le economie del Golfo, ma questa tendenza sembra essere arrivata al capolinea negli ultimi tre anni.
Le Gulf Economic Visions riguardano essenzialmente l’annullamento di queste due caratteristiche strutturali distintive: diversificare l’economia dal petrolio per stabilire una fonte di crescita coerente, e spostare persone dal settore pubblico verso il settore privato, in modo da poter contribuire ai settori in crescita. I pacchetti di riforme economiche tradizionali, come quelle del Regno Unito negli anni ’80 o della Francia attuale, comportano l’abbandono delle industrie morenti e la liberalizzazione dei componenti dell’economia. La scala dei cambiamenti è relativamente piccola, in quanto rappresenta una ristrutturazione minore delle risorse dell'economia; le Gulf Economic Visions sono invece una riconfigurazione completa dell'economia.
L'Arabia Saudita ha iniziato questo processo con serietà durante il 2017, e tutte le economie del Golfo hanno intrapreso passi sostanziali in questa direzione. Tali passi includono la privatizzazione delle imprese statali, il congelamento delle assunzioni nel settore pubblico, l’investimento in nuovi settori che sono associati alla creazione di posti di lavoro e al progresso tecnologico, come l’energia rinnovabile e la produzione di armi, l’introduzione di criteri di performance dettagliati per le organizzazioni governative, la rimozione delle barriere all’imprenditorialità, e molti altri.
Inevitabilmente, le Gulf Economic Visions hanno incontrato rigide sacche di resistenza. I cittadini godono di comodi posti di lavoro nel settore pubblico. Gli appaltatori godono degli acquisti stravaganti delle organizzazioni governative, non gravate da rigidi vincoli di bilancio. I burocrati che lavorano nel settore petrolifero godono di un’enorme influenza sull’economia. In precedenza, tale opposizione sarebbe stata sufficiente a sconvolgere seriamente le riforme. Tuttavia il 2017 è diverso, poiché il miglioramento delle prestazioni dell'economia è diventato un problema di sicurezza nazionale.
Il diffuso riconoscimento di questo fatto tra le parti locali interessate ha aiutato i governi del Golfo a superare i problemi attesi. Ad esempio, la decisione dell'Arabia Saudita di consentire alle donne di guidare è stata ampiamente accolta in tutta la popolazione proprio perché tanti avevano correttamente percepito il precedente divieto come un ostacolo all’economia. Ci si aspetta un’accelerazione nel 2018, mentre le popolazioni del Golfo vanno avanti con i loro progetti di trasformazione, unici e senza precedenti.
INDICE Novembre/dicembre 2017
Editoriale
Monografica
- Golfo Arabo, l’anno che non c’era: cosa, come e perché della crisi del Qatar
- Arabia Saudita, primi importanti passi verso il cambiamento
- Generare forza attraverso l’unità: l’esempio del Bahrein
- Separare la politica dalla religione: un anno di riforme in Bahrein
- Emirati Arabi Uniti, un 2017 in crescita
- Kuwait e Oman, i mediatori del Golfo
- Gulf Economic Visions: come riprogettare l’economia del Golfo
- Arab Gulf, the year that wasn’t: the who, what and why of the Qatar crisis
- Saudi Arabia, the first important step towards change
- Generating strength through unity: the example of Bahrain
- Separating politics from religion: a year of reforms in Bahrain
- United Arab Emirates, a 2017 of growth
- Kuwait and Oman, mediators of the Gulf
- Gulf Economic Visions: how to redesign the Arab Gulf economy