È stata la nostra Brexit. Ora tocca a Di Maio e Salvini
Istituzioni ed economia
Le cose accadono. Oltre un elettore su due ha votato per Salvini o Di Maio; e solo uno su quattro non ha scelto M5S o centrodestra. Responso senza appello: nel nuovo bipolarismo aperto vs chiuso, il fronte dell’apertura è uscito sopraffatto. Salvini e Di Maio sono i due certi vincitori di queste elezioni, che hanno dominato con proposte chiare e inequivocabili. Si sono divisi il lavoro tra nord e sud. Hanno sollevato e cavalcato onde di paura e rabbia, diverse tra loro ma convergenti soprattutto nel comune e catartico antieuropeismo, appena declinato con gradazioni differenti.
Gli elettori sovrani hanno conferito loro non solo il diritto, ma il dovere etico politico di governare. In queste ore sembrano farsi largo spinte perché il PD, il vero sconfitto di queste elezioni, si offra - non richiesto e probabilmente nemmeno (ben)voluto - per sostenere un governo Di Maio. Non riesco a trovare una buona ragione a sostegno di questa proposta. Non una.
Sul piano generale, penso sia importante che gli elettori abbiano quello che è stato loro promesso: abolizione della Fornero o espulsione immediata di 600.000 “clandestini” o reddito di cittadinanza o dazi o referendum per l’uscita dall’euro dopo che l’Europa avrà bocciato le riforme dei trattati proposte dai 5Stelle. Non si tratta di scommettere sul “tanto peggio, tanto meglio”, sia chiaro! Io scommetto, al contrario, che nessuna di queste cose potrà essere fatta e che però debba essere chiara la responsabilità politica di questa inadempienza. Se così non dovesse essere, l’azzardo morale di promesse mirabolanti ma false verrebbe premiato e non sanzionato. Dopo la campagna elettorale che abbiamo avuto e dopo il risultato cristallino, la cosa che l’Italia non si merita è lo scaricabarile. “Lo avremmo fatto, ma non ce lo fanno fare quelli del PD ...ma senza i loro voti”.
La grande coalizione tedesca tra popolari e socialisti, che hanno governato insieme per anni, qui non c’entra nulla di nulla. Certo, nella campagna elettorale anche Schulz e la Merkel si sono combattuti, ma non con la virulenza dello scontro tra Renzi e Salvini/Di Maio. Il leader dei M5S non si propone come alternativa nel sistema istituzionale, ma come alternativa al sistema. Il richiamo di Grillo ai suoi, pochi giorni dal voto, è chiarissimo: “guai a diventare un partito, restiamo quelli della democrazia diretta”; un disegno ovviamente alternativo alla liberaldemocrazia rappresentativa.
Io penso che lo slogan “uno vale uno”, che è il perno ideologico del grillismo, sia la più rapida e pericolosa via per l’ “uno vale per tutti”; e che il richiamo alla democrazia diretta sia un altro modo per arrivare alla democrazia illiberale cara a Victor Orban, il Premier ungherese modello per Salvini e Meloni. Ma anche chi non condivide un giudizio così netto, credo faccia fatica a vedere come naturale evoluzione della campagna elettorale appena chiusa un ircocervo M5S e PD, in qualsiasi forma e con qualsiasi artificio parlamentare si presenti.
Molti pensano probabilmente che il M5S sia addomesticabile, riconducibile ad una ragionevolezza mainstream, in Italia ed in Europa. Sbagliano due volte a mio avviso. Primo, perché non accadrebbe: eletti ed elettori non reggerebbero un gioco così diverso da quello che li ha uniti e la leadership grillina ne è consapevole. Secondo, perché l’illusione di temperare lo spirito rivoluzionario finirebbe per portare dritti ad una successiva competizione politica ed elettorale con due soli protagonisti titolati: Salvini e Di Maio.
Oportet ut scandala eveniant: chi ha vinto le elezioni governi, noi che abbiamo perso non ci immischiamo. Dobbiamo rispettare gli elettori e non possiamo essere così presuntuosi da scommettere sulla incoerenza dei leader vittoriosi. Tra Salvini e Di Maio, come tra i loro elettori, ci sono affinità sufficienti per trovare un equilibrio politico e di Governo. People have spoken: come per la Brexit, ora è bene che le cose vadano nella direzione richiesta.
Lo dico pensando che l’Italia rischi grosso con un governo antieuropeo, protezionista, nazionalista, xenofobo intriso di demagogia e di conservatorismo reazionario no-Vax, no-Tav, no-Tap. Ma ricordando anche che nella storia politica degli ultimi cent’anni, vissuti interamente da migliaia di nostri anziani concittadini, l’illusione di poter arginare il dichiarato nemico politico alleandovisi da posizioni minoritarie non ha giovato.
Come per la Brexit: l’unica possibilità che non vi si arrivi passa per il fatto che la si persegua facendo emergere tutte le difficoltà senza infingimenti e, infine, si offra agli elettori la possibilità di confermare o modificare il loro orientamento.