dimaio bolkestein

Può capitare, forse in un momento di debolezza, di andarsi a leggere i commenti degli attivisti del Movimento 5 Stelle ai post su Facebook dei loro parlamentari e vertici di partito. Così è successo a chi scrive quando si è imbattuto nella dichiarazione sul social network pubblicata da Luigi Di Maio dopo aver preso parte alla manifestazione organizzata dagli ambulanti contro la direttiva Bolkestein, che si è tenuta mercoledì 28 settembre a Roma.

Tra i commenti ne spicca uno in particolare. Quello di Mario (nome di fantasia) che scrive: “Proprio ora che ho comprato un furgone per fare mercato ma allora ditelo sono troppo vecchio per lavorare in fabbrica che devo fare. Io mi ammazzo prima del cambiamento. Mi sono rotto i coglioni del bomba Boldrini e serracchiani”. Ora, il povero Mario, che avrà tutte le sue ragioni per avercela con il nostro amato Paese, non sa che la direttiva Bolkestein difende esattamente quelli come lui: persone che hanno voglia di mettere in piedi una iniziativa imprenditoriale privata, abbattendo i diritti acquisiti da chi ha avuto la fortuna di ottenere una concessione/autorizzazione che altrimenti gli verrebbe rinnovata in automatico, escludendo dal mercato nuovi soggetti.

La direttiva Bolkestein prevede infatti che, alla scadenza delle licenze, le nuove autorizzazioni vengano messe a gara. Praticamente, è studiata proprio per chi, come il signor Mario, si è comprato un furgone e vuole avviare una propria attività. Mario, insomma si è fatto fregare dalla retorica di Giggino Di Maio che, imbracciando l’arma del “noi poveri italiani schiacciati dai burocrati di Bruxelles”, andrebbe a colpire esattamente chi sogna di entrare in questo settore economico.

Peraltro, nel luglio 2016 il Movimento 5 Stelle difese a spada tratta la Bolkestein contro i balneari che con questa direttiva vedranno (giustamente) messi all’asta i pezzi di spiaggia che finora hanno gestito in esclusiva. Chi, stanco del logorio della vita di città, vuole aprirsi un chioschetto in riva al mare, potrà farlo grazie a questa norma europea. Ma questo repentino cambio di idee, in base all’elettorato e agli interessi di questo o quell’altro, non è una qualità detenuta in esclusiva dal M5s. Oltre ai grillini, Lega, Fratelli d’Italia e soprattutto Forza Italia hanno manifestato accanto agli ambulanti contro la Ue che schiaccia i popoli. Peccato per loro che questa direttiva è stata recepita in Italia nel 2010, proprio durante il governo Berlusconi. Renato Brunetta e Giorgia Meloni, ministri di quel governo, rispettivamente della Pubblica Amministrazione e della Gioventù, allora non dissero una parola.

Il capogruppo di Forza Italia, il partito di centro destra "liberale" (ma solo a parole), fondato da Berlusconi, quello che ha fatto le sue fortune economiche proprio rompendo un monopolio (quello televisivo), dal palco della manifestazione ha addirittura rispolverato il suo passato da venditore di gondoline in piazza San Marco a Venezia, salvo poi essere fischiato, insieme al suo collega Gasparri, dalla platea. Un boomerang, insomma. Acclamato, invece, l’eroe Matteo Salvini: esponente della Lega quando il governo Berlusconi recepì la direttiva nel decreto milleprogoghe con i voti anche del Carroccio. Anche lui, oggi leone anti Bolkestein, ieri "pecorella" al servizio di Bruxelles.

A difendere i presunti interessi degli italiani, c’è insomma un fronte variegato anti concorrenziale che vorrebbe lasciare a pochi i diritti acquisiti negli anni passati, escludendo tutti gli altri. Un patchwork di prese di posizione e di personaggi che smentiscono loro stessi non solo a distanza di anni, ma addirittura di settimane. Una specie di Frankenstein contro la Bolkestein, che ce “l’ha imposta l’Europa”, anche se sono stati loro stessi a votarla e a introdurla nel nostro ordinamento, a invocarla quando c’è una lobby avversaria da colpire o un immigrato da accusare, o a combatterla in nome di monopoli da mantenere in cambio di qualche voto in più.