grilli big

La situazione è grave, ma non è seria. Con queste parole Ennio Flaiano descriveva le tipiche situazioni italiane delle quali non andare fieri, ma non preoccuparsi neppure troppo. Mi pare che oggi possiamo ben dire, invece, che la situazione è grave ed è anche seria. Essa è emblematicamente caratterizzata dalle parole di Luigi Di Maio, leader della principale forza politica, che strizzano l'occhio a "azioni non democratiche" da parte del "popolo" e da quelle del suo alter ego, Alessandro Di Battista, che accusa di "tradimento della Patria" chi desse credito e seguito alle sagge esortazioni del Capo dello Stato. Nel frattempo Grillo e Salvini sanciscono l'alleanza politica tra M5S e Lega riproponendo la loro comune ispirazione ferocemente anti europeista.

Qualcuno sostiene che le elezioni ormai prossime saranno un ballottaggio tra l'opzione leghista e l'opzione grillina, ma non è così: se queste fossero le due principali opzioni in campo, non si tratterebbe di un ballottaggio, ma della contesa per la leadership dello stesso campo, quello grilloleghista, caratterizzato da un'unica cultura politica. Si tratta di una cultura politica fondata sull'indicazione del nemico e sulla sua criminalizzazione, sulla deresponsabilizzazione giustificata dal più sfrenato complottismo, su un ribellismo adolescenziale che trova nella piazza (analogica o digitale che sia) la sua ragione d'essere, giustificazione e sostegno, sul rifiuto di ogni reale innovazione in nome della rivendicazione di una maggiore radicalitá, sul disprezzo delle istituzioni e dell'autorità in nome di un tanto esibito quanto inautentico rispetto del volere del popolo.

Negli anni passati, la sinistra era troppo impegnata a smacchiare i giaguari per dare il giusto peso all’insorgere di questo fenomeno i cui protagonisti erano in fondo considerati "compagni che sbagliano". Tutt'oggi nel PD martiniano si é presa in considerazione l'ipotesi di un dialogo con questi soggetti, ma senza mancare di specificare che mentre con Di Maio forse si può anche parlare, con Berlusconi mai, dimostrando una miopia, anzi una cecità senza pari. D'altronde il fascismo nacque da una costola ribellista del Partito Socialista di allora, d'altronde lo stesso termine "nazismo" é diminutivo di "nazional-socialismo". Farsi affascinare dal "totalitarismo sociale" è un vizio che da sempre affligge la sinistra.

Oggi lo schema destra/sinistra è evidentemente saltato, basti pensare al fatto che durante questi mesi di stallo istituzionale, il confronto centrodestra/centrosinistra è stato totalmente assente, eppure i più, specie nel PD, sembrano non rendersene conto. Prendendo in considerazione le attuali forze politiche, oggi la contraddizione principale mette al confronto Lega e M5S da una parte, gran parte di Forza Italia e un pezzo del PD (quello del senzadime) dall'altra parte.

In effetti però le attuali forze politiche, nate e cresciute nella vecchia epoca, non riescono a interiorizzare il nuovo paradigma e non sono in grado di competere nel nuovo contesto e questo fa sì che un'emergenza elettorale si possa tramutare in una vera e propria emergenza democratica. Per questa ragione è ampiamente auspicabile che quelle che oggi appaiono aree di opinione apparentemente marginali, avverse al nazional-ribellismo grilloleghista, si aggreghino per poter fornire una nuova offerta politica alternativa. Il “patto del Nazareno” in Italia è diventato una parolaccia prima ancora che se ne intendesse il possibile senso positivo di patto per la ricostruzione politico-costituzionale di un Paese vicino alla soglia di rottura. Infatti, fallito il “Nazareno”, la rottura è avvenuta e ne abbiamo davanti agli occhi tutte le conseguenze.

In questo caso però non si tratterebbe di un accordo tra leader, Renzi e Berlusconi, si tratterebbe di un patto tra gli esclusi della politica italiana, che unisca “sinistri” immuni dal contagio grillino e “destri” (se ancora ve ne sono) non subalterni all’egemonia culturale di Salvini. Presentare una simile proposta alle prossime elezioni, rappresenta una sfida titanica, una corsa contro il tempo, forse una mission impossible. Però è necessario anche perché frenerebbe un’inerzia politica che porterebbe il PD a farsi divorare dal M5S e quel che resta di FI a farsi digerire dalla Lega.

Detto in altri termini, occorre una sorta di nuova e più ampia Leopolda “trasversale”, che questa volta non abbia la velleità di cambiare un partito, ma l'ambizione di generare un movimento alternativo ai nuovi vincenti. La cultura politica che può fare da collante per la generazione di questo movimento di innovatori, si fonda su alcuni assi portanti:

- Soluzioni sostenibili (non rivendicazione del mondo perfetto)

- Confronto sulle soluzioni (non criminalizzazione dell’avversario)

- Coscienza della complessità della realtà (non semplificazione in buoni e cattivi)

- Apertura al nuovo e alla diversità (non difesa dell’esistente)

- Valorizzazione dell’epoca 4.0 (non demonizzazione della digitalizzazione e globalizzazione)

- Rispetto delle Istituzioni (non facile ribellismo)

- Sostegno del processo di integrazione europea (non nazionalismo)

Difficile? Pressoché impossibile? Bisogna provarci: in assenza di questa proposta politica, il popolo senza casa resterà senza risposte, la vita del nuovo Parlamento poggerà su un equivoco, la vita del Paese correrà sul filo del rasoio.