Raggi ballerina

Lasciatevelo dire da chi pratica la democrazia diretta da decenni: la verità è che non c'è affatto bisogno di una 'rivoluzione'. Non ce n'è bisogno perché a Roma gli strumenti per la partecipazione popolare esistono già: referendum consultivo e abrogativo (cui sarebbe necessario aggiungere quello vincolante), delibere e interrogazioni di iniziativa popolare.

Il punto vero sarebbe rendere quegli strumenti effettivamente ed efficacemente utilizzabili dai cittadini, attraverso due strade che noi radicali abbiamo indicato da tempo e che sarebbero relativamente semplici:
1. abolire l'obbligo di autentica delle firme per i referendum, che costa migliaia e migliaia di euro e di fatto preclude ai cittadini la possibilità di attivarli, sostituendolo con la possibilità di autentica -con tutte le responsabilità del caso- da parte dei promotori (cosa che peraltro già avviene per le delibere di iniziativa popolare);
2. introdurre la possibilità di firmare le richieste di referendum e di delibera popolare online, attraverso mezzi che esistono già, che sono utilizzati da tempo e coi quali vengono già oggi notificati e finalizzati atti di grande importanza (nonché di notevole rilievo economico) per l'amministrazione e per i cittadini.

Basterebbero queste due semplici misure per cambiare (davvero) tutto, senza necessità di immaginare modelli e piattaforme tipo "Rousseau", che onestamente, visti e considerati gli esiti tragicomici che producono, lasciano il tempo che trovano.

Ora, io non ho capito esattamente se le misure annunciate dall'amministrazione a 5 Stelle vadano in questa direzione: e non l'ho capito semplicemente perché non è chiaro.

Non è chiaro, ad esempio, se verrà introdotto solo il voto online nei referendum, che significherà poter dire sì o no una volta che essi verranno indetti, oppure anche la possibilità di firmare online per chiedere di indirli, cosa che sarebbe molto diversa e molto, molto più importante per i cittadini.

Non è chiaro a cosa servirà abolire il quorum, se contestualmente non si introdurranno strumenti per fare in modo che i romani possano chiedere e ottenere le consultazioni referendarie in modo più agevole, senza doversi necessariamente impastoiare nella giungla medievale di tavoli, firme cartacee e certificazioni.

Non è chiaro a cosa serviranno le petizioni online, che presumibilmente avranno un valore meno stringente delle delibere, né perché le prime vengano menzionate come grandi innovazioni mentre delle seconde non si fa alcun cenno.

Non è chiaro per quale motivo il grande tema delle autentiche, che rende difficilissimo praticare gli strumenti di democrazia diretta ai movimenti che non hanno eserciti di consiglieri comunali o patrimoni milionari, continui a essere eluso, come se non si trattasse di un ostacolo gigantesco all'effettività dell'iniziativa popolare.

Tutto ciò non è chiaro, e temo che continuerà a non esserlo finché le nuove proposte non verranno messe, una volta per tutte, nero su bianco.

Solo a quel punto sarà possibile valutarle e stabilire così se la "rivoluzione" che oggi viene paventata sarà effettivamente tale, o se si tratterà di un “pannicello caldo” con poca o nessuna utilità per le possibilità di iniziativa dei cittadini.

Una cosa è certa: date le premesse, ancorché generiche, stavolta le condizioni per “cambiare tutto” ci sarebbero tutte. Speriamo, davvero, che questa amministrazione sia in grado di non sprecare l’occasione.

Alessandro Capriccioli è Segretario di Radicali Roma.