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Non siamo “impotenti” davanti ai soprusi del potere. Abbiamo piuttosto scelto la strada dell’impotenza. Non è scritto da nessuna parte che la politica debba essere fatta solo della rabbia isterica e autoassolutoria dei vaffanculi, o della vanagloriosa autoreferenzialità delle “fabbriche delle idee” e degli eterni congressi di partito. Ancora una volta sono stati i Radicali a ricordarci - maledetti rompicojoni - che cosa sia davvero la politica: analisi, scelta, impegno e fatica. Pure d’estate.

A Roma a primavera si terrà un referendum in cui i romani potranno dire la loro sul trasporto pubblico. Non dovranno - sarebbe troppo facile, troppo comodo e troppo inutile - dire solo "atacmerda": potranno dire quale sia la modalità migliore per la sua gestione. Comprensione dei problemi, ragionamento, scelta. Il loro parere non sarà registrato sul blog di un Fracazzo da Velletri qualsiasi, ma espresso in un'urna elettorale. Scelta, responsabilità. Cazzo, la responsabilità.

Se tutto questo sarà possibile lo dobbiamo a un gruppo di persone che la politica la fa così, all’antica. Hanno raccolto secondo la legge le firme necessarie per indire questo referendum, il primo a Roma, mentre noialtri che la politica può essere solo "bellapolitica” o “politicademmerda” fotografavamo il termometro del cruscotto, condividevamo le frasette di Osho e ci lamentavamo del caldo, della metro A chiusa per un mese e degli autobus senza aria condizionata.

Hanno dimostrato, ‘sti morammazzati, che non è necessario conquistare la ribalta per spiegare il proprio punto di vista, le proprie idee e i propri valori, e farsi ascoltare. E raccogliere trentamila firme. Trentatremila per la precisione. A Roma. Tra luglio e agosto. Con gli autenticatori ai tavoli. Firme vere e certificate a norma di legge, a dimostrare - fijidenamignotta, fanno così da sessant’anni - che la politica perché sia effettiva non ammette scorciatoie.

Un paio di sere fa ci sono andato anche io a dare una mano, a Villa Ada, e li ho visti. Esistono davvero i Radicali, e non sono nemmeno pochi. E ora beccatevi ‘sto vento, che forse stavolta cambia per davvero.