Inquisizione democratica. I referendum e l’irriformabilità del sistema penale
Diritto e libertà
La (non) discussione sui referendum, parcheggiata sul binario morto dell’incomprensione e dell’equivoco, che i mammasantissima del conservatorismo politico-togato hanno da subito coltivato con consumato mestiere, è stata una fotografia impietosa dell’impossibilità di mettere mano al sistema penale, senza aggredirne il fondamento ideologico, che, determinandone il pervertimento, ne presidia anche l’irriformabilità.
Non esiste alcuna possibilità di riportare la legislazione in materia penale al minimo sindacale della civiltà giuridica e ricondurre il potere togato nell’alveo della divisione dei poteri democratici, senza prendere atto che la radice del male, delle disfunzioni e delle deviazioni, dell’arbitrio e della barbarie, risiede in un’idea costituzionalmente degenerata della funzione penale, da cui tutto discende: il crisma sacerdotale del potere accusatorio, il clericalismo togato, l’indagine e il processo come liturgia sociale di sacrificio, la fede popolare nella taumaturgia giudiziaria, la proliferazione metastatica di norme incriminatrici e l’abuso della tutela penale come passepartout politico.
Da almeno trent'anni parliamo di un conflitto tra giustizia e politica, che è feroce sul piano del potere, ma per lo più inesistente sul piano delle idee, condividendo la maggior parte dei politici e dei magistrati la persuasione che, per esigenze di ordine sociale, per emergenze reali o autoprodotte, per contrastare pericolosi fenomeni criminali, per offrire al popolo la galera promessa ed inflitta ai “cattivi” come risarcimento delle sue paure e sofferenze, la giustizia penale non possa essere qualcosa di troppo diverso da una Inquisizione democratica. Il conflitto tra giustizia e politica è per lo più stato su chi dovesse sedersi capotavola del sistema inquisitoriale, non su come venire fuori dai comodi e dalla vergogna dell’eterna Inquisizione italiana.
Le crepe nel sistema non nascono dalla violenza di questo scontro, ma dalla insostenibilità dei suoi esiti per una parte – ammettiamolo: ancora minoritaria – dell’opinione pubblica, che di una giustizia così inizia sanamente ad avere paura, avendo smesso da tempo di confidarvi come in una potenza vendicatrice. La partita è ancora lunga, ma i re e i generali dell’Inquisizione sono sempre più nudi.