Per favore, non trattateli come bambini
Diritto e libertà
Venerdì decine di migliaia di ragazzi in Italia hanno partecipato al Global strike for climate. Forse lo sciopero è un mezzo stupido, sicuramente in quelle piazze si sono dette tantissime corbellerie anti-mercatiste, ma la maggior parte delle critiche e degli incoraggiamenti arrivati ai ragazzi risultano permeate da un incredibile e irritante paternalismo, che induce all'inerzia e soffoca il pensiero critico.
Per chi li accusa, per chi attacca Greta, questi giovani sono dei ragazzini da deridere o da ignorare. Non si cerca un dialogo per spiegare loro dove, come e perché sbaglino, per incoraggiarli a metodi ritenuti più opportuni, per discutere di soluzioni più razionali, per affrontare il problema senza estremismi.
Per chi li esalta sono, ancora, dei ragazzini carini e simpatici finché dicono cose condivisibili, ma non possono certo andare nel merito, non si può certo cercare assieme a loro la soluzione del problema che meritoriamente sollevano. Vanno bene per l'estetica, per le emozioni e sono giustificati per qualsiasi errore (che non verrà comunque loro contestato) perché non vengono considerati esseri pensanti: sono, appunto, solo dei ragazzini e coi ragazzini non ha senso ragionare.
Si tratta di due atteggiamenti contrari - abbasso Greta, viva Greta - ma in realtà uguali: da una parte la derisione dei critici che aspettano che questi ragazzini (e segnalo il fatto che tra i ragazzini c'erano anche molti ventenni) crescano, perché ora non possono capire nulla, e dall'altra l'approvazione a priori e stucchevole di estimatori, che condividono la loro lotta, ma che non intendono spiegare ai ragazzini le possibili soluzioni né vorranno metterli di fronte a loro eccessi.
Il paradosso è che sono proprio gli adulti in politica oggi a rendere infantile il dibattito per intercettare il voto dei giovani e meno giovani con posizioni superficiali e banali, senza programmi concreti, senza discussioni critiche. “Ai giovani piace questo”, “quest’altro, invece, è per loro una parola, un’etichetta da vecchi”. Che è un po’ come dire: “Il popolo vuole più sicurezza, più giustizia, più cambiamento…”.Il mondo dei giovani, insomma, e più in generale “il popolo” non è composto da individui pensanti, capaci di “fare” la politica, ma è considerato come un pubblico di consumatori della politica altrui, cui rivolgersi con mere strategie di marketing. Non li si vuole adulti, né i giovani, né i meno giovani, non li si vuole responsabilizzare, non li si vuole coinvolgere.
Questo atteggiamento non è solo improduttivo perché creerà eterni minorenni, autoassolti e autocompiaciuti, ma perché priva i giovani di un percorso di crescita essenziale, di un rapporto con degli insegnanti (che siano di politica o di vita) che non li disprezzino, pur comprendendo drammatizzazioni o esagerazioni giovanili, e priva gli adulti di una discussione che non sia falsa, pedante e autoreferenziale e della gioia di riscoprire in un giovane la vivacità, la curiosità e l’entusiasmo per ideali condivisi.
Ignazio Silone descrisse perfettamente il valore e l'importanza del fatto che un adulto si rivolga da pari a pari a un ragazzo, parlando del suo incontro con Don Orione.
Benché Don Orione fosse allora già inoltrato nella quarantina ed io un ragazzo di sedici anni, a un certo momento mi avvidi di un fatto straordinario, era scomparsa fra noi ogni differenza di età. Egli cominciò a parlare con me di questioni gravi, non di questioni indiscrete o personali, no, ma di questioni importanti in generale, di cui, a torto, gli adulti non usano discorrere coi ragazzi, oppure vi accennano con tono falso e didattico. Egli mi parlava invece con naturalezza e semplicità, come non avevo ancora conosciuto l'eguale, mi poneva delle domande, mi pregava di spiegargli certe cose, e induceva anche me a rispondergli con naturalezza e semplicità, senza che mi costasse alcuno sforzo.
Non liquidateli come ragazzini a cui bisogna spiegare con sufficienza dove sbagliano, non trattateli come bambini che possono far comodo alla vostra causa, che bisogna, però, guidare perché da soli non potranno capire e perché da loro non potrà mai venire un contributo utile. Se non parlate con loro da pari a pari dei loro errori, dei loro estremismi, dei loro meriti, se non parlate con loro da adulti, non cresceranno mai.