Ma davvero vuoi difendere i rom? Con tutto quello che fanno? Non lo sai che tutti, a ragione, li odiano. Non lo sai che tutti gli italiani hanno subito un furto o una rapina dagli zingari? Non lo sai che i rom costringono i bambini a chiedere l’elemosina? Salvini dice solo quello che pensa la gente! (anonimo Facebook)

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Quando qualche anno fa Oliviero Toscani qualificò i veneti come “un popolo di ubriaconi” il governatore Zaia insorse a difesa della rispettabilità del proprio popolo. Se qualcuno avesse voluto difendere Toscani dalle ire del governatore documentando epidemiologicamente i preoccupanti tassi di prevalenza dell’alcolismo o dei comportamenti di abuso di alcolici nelle terre dell’ex Serenissima sarebbe stato considerato un malintenzionato sofista, perché nessuna somma di devianze o di patologie individuali può considerarsi uno stigma sociale per il gruppo (etnico, territoriale, culturale, religioso…) cui i devianti appartengono, essendo la responsabilità e la condizione morale (o patologica) di ciascuno, come quella penale, strettamente personale.

Anche se è vero che tra i veneti ci sono più alcolisti che nella gran parte dei gruppi della popolazione mondiale, dare dell’ubriacone a ciascun singolo veneto, astemi compresi, non è un errore logico, ma un comportamento tipicamente discriminatorio, perché fondato sull’equivalenza di una parte (più o meno diffusa) con il tutto e sull’identificazione del tutto con il carattere più detestabile (vero o inventato che sia) della sua parte deteriore. I siciliani sono tutti mafiosi (perché è vero che molti siciliani lo sono e che la mafia è il più caratteristico prodotto siciliano “d’esportazione”). Gli ebrei sono tutti usurai (anche se non è vero che lo sono, e questa fama è anch’essa il prodotto di un pregiudizio che il discredito aiuta a perpetuare).

Perché Salvini dunque attacca i rom e ne promette, come ha fatto ieri, un sinistro “censimento” e una rapida cacciata? Perché sono l’etnia più comoda per legittimare una politica etnica. Perché hanno un’immagine sociale degradata, perché molti rom si dedicano ad attività illecite o socialmente marginali, perché la generalità dei non rom guarda loro all’ingrosso, con un misto di ripulsa e riprovazione. I rom inoltre, come Salvini sa, sono in genere così detestati da autorizzare un odio transitivo perfetto, che passa dal singolo al gruppo e dal gruppo all’intera comunità in modo inavvertito e inconsapevole, diciamo “naturale”. Insomma, c’è del metodo in questa ripugnante caccia all’uomo decretata dal nostro Ministro dell’interno. I rom sono molto più che un bersaglio; sono un mezzo infame in vista di un fine pure peggiore, quello della "etnicizzazione" politica.

Salvini, che a differenza di Di Maio non galleggia nell’oceano di un “voto contro” fungibile e indeterminato, ma ha un’identità ideologica definita, ha il bisogno di consolidare il connotato etnico della sua proposta nazionalista, cioè la necessità di identificare la terra con il sangue, la nazione con la stirpe e la tradizione con la discendenza legittima. È un fascista più anacronistico e “demografico” di quelli che sognavano belle abissine divenire italiane, sotto un'altra Patria e un altro Re multinazionale. Salvini è uno dei tanti prodotti contemporanei della disperata rivolta dell’uomo bianco, in un paese quanto mai avvezzo alle disperazioni e alle rivolte nichiliste.

A Salvini insomma non serve sloggiare i rom, che non potrà comunque sloggiare, ma continuare a indicarli come un pericolo immanente e riconosciuto – proprio come etnia – per la sicurezza degli italiani. Gli interessa in primo luogo sdoganare la pregiudiziale etnica come una condizione politica legittima, non definitivamente interdetta dai “tabù democratici” dei diritti fondamentali. A sputi e a spallate, si può dire che purtroppo ci stia riuscendo.

@carmelopalma