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Una delle ragioni per cui i “giornaloni” e i “professoroni” davvero meritano il discredito riversato contro di loro dagli squadristi mediatici della maggioranza gialloverde è rappresentata proprio dal loro ruolo attivo nella deriva antipolitica dell’opinione pubblica italiana.

Lega e M5S sono gli utilizzatori finali del meretricio intellettuale di élite, che hanno pensato di scampare al diluvio del default economico e civile dell’Italia addossandone le colpe a un establishment anonimo e “occulto”. L’antipolitica in Italia non nasce dal basso, ma dall’alto; è la perenne corsa della Casta in fuga dalla propria ombra.

Da questa antipolitica di élite nasce il racconto della natura sempre provvidenziale di qualunque rivolta morale e sempre giustificata di qualunque cagnara politica. Questo racconto da Tangentopoli in poi ha sovvertito l’ordine delle cause e degli effetti della crisi italiana, degradandola a fenomeno meramente criminale, rimediabile con la criminalizzazione all’ingrosso di chiunque esercitasse un potere e una funzione pubblica e in primo luogo dei partiti politici. Visto che l’Italia andava male perché c’è chi la faceva andare male – per lucro personale, per obbedienza a potenze straniere, per inconfessati interessi partigiani – per farla tornare ad andare bene sarebbe stato sufficiente cambiare quelli di prima con quelli di dopo, i cattivi con i buoni, i ladri con le guardie.

Il “nuovismo” è stato il surrogato trasformistico della necessaria innovazione dell’Italia post-Yalta. È stato il modo con cui l’Italia ha potuto rinviare il redde rationem con se stessa e con le trasformazioni della realtà politica ed economica del mondo e – soprattutto – con il bilancio di un quindicennio (dai governi di unità nazionale al 1992) vissuto pericolosamente, spendendo e spandendo, drogando la crescita del Pil col deficit e il senso di sicurezza degli italiani con il debito “popolare”, che pagava le pensioni gratis, la sanità gratis, il benessere gratis…

Grillo e Salvini sono gli ennesimi, ma con ogni probabilità non ultimi, esorcisti chiamati a scacciare il maligno (che non c’è), per non affrontare i veri mali (che ci sono e sono tutti elusi e negati) del corpo e dello spirito dell’Italia e degli italiani.

I “giornaloni” e i “professoroni”, che Salvini svillaneggia, sono quelli che hanno convocato le piazze e addobbato i balconi del Governo del Popolo e le sue parate sovraniste. Ma soprattutto sono quelli che hanno certificato l’equivalenza del numero con la ragione e del consenso con la realtà, rendendo omaggio in questo quarto di secolo a qualunque vincitore – da Di Pietro a Salvini, passando per Berlusconi e per Renzi – come a un fenomeno storico irresistibile e irresistito, e quindi “sacro”, al di là di ogni risultato e di ogni verità di fatto.

Oggi si chiude il primo anno coi gialloverdi al governo, non il primo (e neppure l’ultimo) dei populisti al comando della macchina politico-mediatica italiana. Però non è stato un anno come gli altri e anche relativizzarlo sarebbe sbagliato.

È stato l’anno in cui si è compiuto e perfezionato il passaggio dal contro-potere alla contro-realtà, cioè dalla radicalizzazione ideologica all’alienazione psicologica del “popolo”. Nulla conta niente, tutto – anche la realtà più “dura”: i soldi, il lavoro, la sicurezza… – è immediatamente riprogrammato secondo meccanismi funzionali a questa perversa “immaginazione al potere”. È uno straordinario esperimento di ingegneria sociale, che in Italia sta riuscendo come in nessun altro Paese avanzato. Frankenstein è uscito dai laboratori della Casta e ne vedremo delle bruttissime. Oggi è il 31 dicembre, ma l’annus horribilis non è finito.

@carmelopalma