auto elettrica grossa

Fra tutte le decisioni mai prese dal Parlamento Europeo, quella contro i motori termici è in assoluto la più suicida, la più ipocrita e la più ingiustificabile. Un assist senza precedenti ai nemici dell’Europa unita, che ne trarranno pretesto per attaccare le stesse istituzioni comunitarie e per mettere in discussione la loro legittimità, quando invece si dovrebbe attaccare l’ideologia che ha ispirato questa scelta: l’ambientalismo utopico e integralista che sconfina in una pseudo-religione.
 Ma come mai questo anatema contro i motori termici (quali che siano) è così suicida, ipocrita e ingiustificabile?

È suicida perché trasforma il nostro mercato dell'auto in una colonia cinese e gran parte del nostro tessuto industriale in un deserto, proprio nel momento in cui la Cina sta mostrando a viso aperto le sue aspirazioni egemoniche e imperialiste. 
La Cina e gli altri nostri rivali economici non smetteranno affatto di produrre automobili col motore a scoppio: diversificheranno astutamente la produzione, per rifornire di auto elettriche la buona borghesia mondiale e nel frattempo continuare a inondare di auto a scoppio (più inquinanti di quelle europee) l’immensa maggioranza dei mercati. Invece di reagire sullo stesso terreno, adottando la stessa strategia, l’Europa si condanna a ridursi a un piccolo mercato di sbocco, costringendo le sue fabbriche a operare soltanto in quel segmento di mercato dove la concorrenza cinese è inarginabile.

È anche una scelta ipocrita, anzitutto perché impone l'azzeramento delle emissioni di gas serra soltanto ai veicoli, ignorando altri beni di consumo che possono arrivare ad avere lo stesso impatto ecologico. 
Qualche esempio?

Un cane domestico costa all’incirca le stesse emissioni di gas serra di una piccola utilitaria (fra i 700 e i 2500kg di CO2 all’anno). Ma a chiunque apparirebbe assurda una decisione del Parlamento Europeo che proibisse dal 2035 di avere cani domestici. Una caldaia, per quanto efficiente, emette comunque una quantità minima di gas serra. Ma chiunque si preoccuperebbe se il Parlamento Europeo proibisse dal 2035 di installare in qualsiasi edificio qualsiasi caldaia, costringendo a passare alle pompe di calore o al solare termico che (per quanto ecologici) per molti edifici sono insufficienti o non installabili.

Una seconda ipocrisia sta nel fatto che l'impatto ecologico di un'auto elettrica varia a seconda di come si genera l'elettricità. Elettrificare l’intero parco veicoli significa far impennare la quota di energia elettrica che consumiamo rispetto all’energia termica, il che ridurrebbe la quota di elettricità prodotta da fonti pulite rispetto al totale, vanificando i recenti progressi. Molte auto elettriche continuerebbero ad andare, di fatto, a carbone o a metano. Non a caso gli stati europei che hanno più insistito sul passaggio integrale alle auto elettriche sono quelli con una solida dorsale di centrali nucleari…


Una terza ipocrisia sta nel fatto che le cave per le materie prime necessarie ai veicoli elettrici sono un flagello per i paesi poveri, nei quali del resto gli europei vogliono che quelle cave restino ben confinate. 
Ne abbiamo avuto una riprova non molto tempo fa: il primo tentativo di aprire una cava di terre rare su suolo europeo è stato accolto dall’insurrezione generale fino all’abbandono del progetto nel 2021, e il giacimento si trovava in Groenlandia, non sotto piazza della Signoria.

Ma il problema più grave del bando totale dei motori termici è che è ingiustificabile. 
È frutto di un innamoramento utopico-modaiolo, quello per l'auto elettrica, invece che di un sano calcolo sui numeri. In un paese come l’Italia, gli obiettivi europei sulla riduzione delle emissioni (-55% fra il 1990 e il 2030) sono a portata di mano anche senza un’elettrificazione totale. Già solo se avessimo tutti l’Euro6 risparmieremmo una quarantina di milioni di tonnellate di CO2 equivalente sulle 100 attuali. 
Il resto lo farebbero i molti modelli migliori dell’Euro6 già oggi in circolazione, come quelli ibridi, quelli a biometano o quelli a bioetanolo, più la quota di auto elettriche che verrebbe comunque venduta a prezzi di mercato e senza forzature. 

La fissazione per l'auto elettrica, in sintesi, è davvero solo moda e utopia (per non dire pseudoreligione), nonché sottovalutazione del rischio. Che cosa sarebbe successo all'Ucraina invasa e bombardata se tutti i suoi abitanti fossero stati dipendenti dalla rete elettrica per muoversi, con tempi di ricarica da mezz’ora ciascuno?

Credo che sia un dovere delle persone di buona volontà lanciare un'iniziativa popolare europea per cambiare la norma e far valere il sacrosanto principio della neutralità tecnologica: tutti i motori sotto una data soglia di inquinamento vanno bene. Quelli che già esistono e quelli che negli anni verranno sviluppati.

Bisogna dare al più presto il messaggio che il problema non è l'Unione Europea, ma è l'ambientalismo utopico, quello cioè che si fa un dipinto mentale di una specifica società ecologica, che impiega specifiche risorse e sceglie di escluderne specifiche altre, imponendo tavole della legge con precetti dettagliatissimi e minacciando punizioni divine contro chi non si adegua.
 L’ambientalismo che ci serve invece è quello liberale, che fissa un obiettivo e poi lascia fare all’iniziativa, alla creatività e al buonsenso delle persone.

Una raccolta firme per salvare i motori termici e la neutralità tecnologica sarebbe la bandiera perfetta dell’ambientalismo liberale contro quello utopico, e permetterebbe di scippare agli anti-europei una battaglia tanto popolare quanto delicata. 
Perché i nemici dell’Unione sfrutteranno presto questo errore per la loro propaganda, gridando che il problema non è l’ideologia che ha prevalso nell’Unione bensì l’Unione stessa. E la gente se ne convincerà.