Quasi un autobus su cinque e un treno della metropolitana su quattro non passano. Un costo vetture per chilometro quasi doppio rispetto a Milano, e tre volte quello di Londra. ATAC è una tassa che pesa per 800 euro all'anno su ogni famiglia romana. Sono alcune delle cifre che dipingono il ritratto dell'azienda che gestisce il servizio di trasporto pubblico locale peggiore d'Europa.

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 Il referendum sull'ATAC si avvicina e la possibilità di cambiare il settore del trasporto pubblico locale, non solo a Roma, ma in tutti i casi di evidente fallimento di molti gestori pubblici, è per la prima volta alla portata dei cittadini. È vero che il referendum dell’11 Novembre è solo consultivo, ma potrebbe dare un forte segnale alla giunta Raggi circa la volontà democratica dei cittadini di cambiare la situazione.

Si è sentito dire che la situazione sarebbe meno tragica di qualche anno fa, ma per fare chiarezza su questo è bene partire dai dati e guardare la verità dei fatti. Ad esempio, in risposta alla manifestazione #RomaDiceBasta, il Sindaco Raggi ha affermato che ha “acquistato 600 autobus nuovi che dal 2019 saranno a disposizione dei romani”.

Questa è una fake news vera e propria perché il Comune di Roma ha fatto il bando per 320 nuovi autobus, ma questo è andato deserto perché la gara è stata fatta male. In particolare non si è presentata nessuna azienda produttrice di autobus e tutto questo mentre Roma soffre di carenza di mezzi pubblici.

La produzione chilometrica di ATAC è infatti in costante e tragico calo. Dal 2012 al 2017 si sono persi quasi 20 milioni di veicoli-chilometro. Nell’ultimo anno la produzione è crollata ancora di oltre 5 milioni di veicoli-chilometro, raggiungendo il minimo storico.

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Il servizio di ATAC è di fatto inadempiente nei confronti di Roma Capitale e di tutti i cittadini. Se consideriamo il contratto di servizio (cioè quello richiesto dal Comune) e il dato reale d’offerta della compagnia di trasporto pubblico, il dato è davvero molto preoccupante. Per quanto riguarda la metropolitana, se il servizio non erogato è stato del 9.9 percento nel primo semestre, questo è salito al 23,4 percento nel secondo semestre: quasi un treno su quattro non è passato.

Per quanto riguarda gli autobus, il mancato servizio è stato del 14 percento nel primo semestre e del 18 percento nel secondo semestre. Da un punto di vista economico, parliamo di circa 80 milioni di euro di introiti mancanti per i servizi non resi. 

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Un danno per i cittadini che non vedono passare i mezzi e un danno per l’azienda che è inadempiente, non è efficiente e che ha consumato risorse pubbliche per circa 7 miliardi di euro negli ultimi 9 anni tra sussidi e perdite.

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Una situazione che è sempre più complicata e che non migliora affatto, anzi: se andiamo ad analizzare i costi per vettura-chilometro al netto degli ammortamenti e delle svalutazioni (indicatore utilizzato per vedere i costi unitari aziendali) questi sono in forte aumento nell’ultimo biennio. Dal 2016, anno di insediamento della Giunta Raggi, il costo è aumentato di quasi il 10 per cento dopo che nel triennio 2013 – 2015, si era registrata una leggera diminuzione.

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Non si erano mai raggiunti livelli tali di inefficienza e se si confronta il dato di Roma con molti player europei, la situazione sembra davvero fuori controllo. Se prendiamo Milano e ATM, dove l’azienda pubblica ha un servizio di dimensioni ormai superiori ad ATAC (in termini di offerta espressa in vetture chilometro), il costo è di circa il 40 per cento inferiore a Roma.

Se invece prendiamo i casi di liberalizzazione inglese, nelle grandi aree urbane escluse Londra, il costo è circa un terzo rispetto ad ATAC. Se avessimo l’efficienza inglese applicata ad ATAC (esercizio puramente teorico), non solo i cittadini romani potrebbero avere i biglietti e gli abbonamenti dei bus e delle metro gratuiti (gli incassi di ATAC sono infatti circa 265 milioni di euro), ma al tempo stesso ci sarebbe un ulteriore risparmio di circa 250 milioni di euro per le casse pubbliche e per tutti i contribuenti romani ed italiani.

La tassa ATAC, vale a dire il costo per i cittadini romani di questa azienda di trasporto pubblico, è pari quasi a 800 euro a famiglia a Roma. Una tassa da aggiungere al prezzo dal biglietto, ovviamente. 

Ma da dove derivano i guai di ATAC? Non tanto dal lato dei ricavi, anche se diverse cose potrebbero essere fatte per ridurre l’evasione tariffaria: i problemi più gravi si evidenziano soprattutto dal lato dei costi. Anche riducendo a zero l’evasione (altro caso puramente teorico), gli incassi aggiuntivi per ATAC sarebbero nell’ordine di 60-70 milioni di euro, vale a dire circa 30 giorni di sussidi e perdite dell’azienda dissestata.

I problemi di ATAC derivano dunque dai costi e in particolare dal numero troppo elevato dei dipendenti, assunti in passato anche tramite processi di selezione non proprio trasparenti. Il 51 percento dei costi di ATAC sono legati al personale: il doppio di tutti i ricavi di biglietti e abbonamenti.

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In particolare, a Roma ci sono quasi 11500 dipendenti per offrire un servizio peggiore rispetto a Milano, dove ATM opera con quasi 2500 dipendenti in meno. Al tempo stesso, la produttività del personale ATAC è troppo bassa ed è in diminuzione. Il tasso di assenteismo è superiore al 12 percento e significa che quasi 1500 persone al giorno non si presentano al lavoro.

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La produttività del personale è in costante diminuzione (se si considera il numero di veicoli-chilometro prodotti per ogni dipendente) anche perché l’azienda spende sempre grandi cifre in spesa corrente e non investe per il rinnovo della flotta (o quando lo vuole fare, non ne è capace). La riduzione del personale, oggi in eccesso, dovrebbe essere un obiettivo di una seria azione di management, e non ci dovrebbe essere l’assunzione di nuovo personale come invece scritto nel concordato.

Vi è dunque un problema enorme di inefficienza a Roma che deve essere risolto per ridurre lo spreco di risorse pubbliche. Il processo di messa a gara del servizio, che il referendum vuole introdurre, avrebbe il grande merito di spingere verso l’efficienza il trasporto pubblico a Roma.

Non tutti i problemi verrebbero risolti, ma l’introduzione di un processo di gara trasparente potrebbe indubbiamente portare benefici sia in termini di qualità del servizio che risparmi di costo per i contribuenti romani.