Dalla Françafrique alla dominazione russo-cinese. Africa continente senza speranza?
Istituzioni ed economia
Storicamente il termine “Françafrique” descrive il sistema di relazioni politiche, economiche e militari tra la Francia, le ex colonie dell’Africa subsahariana e il Madagascar.
La figura chiave del sistema fu Jacques Foccart, barone del gollismo, soprannominato “Monsieur Africa”. È lui che ha gestito la decolonizzazione ed è sempre lui che ha creato la “cellula africana” dell’Eliseo che ha diretto dal 1960 al 1974 e dal 1981 sino alla sua morte nel 1997. Il suo compito fu di mantenere l’influenza francese in Africa. Uomo molto riservato amava “restare nell’ombra per non prendere colpi di sole”. Foccart aiutò Hamani Diori a conquistare la presidenza del Niger e a sventare un colpo di stato nel 1965 ed installò Bongo, due anni più tardi, alla presidenza del Gabon che conserverà per quattro decenni.
Non senza cinismo Omar Bongo descrisse l’interdipendenza tra Africa e Francia con una celebre formula “l’Africa senza la Francia è una macchina senza conducente, la Francia senza l’Africa è una vettura senza carburante”. Foccart nel 1972 fu determinante per salvare il sovrano marocchino Hassan II ma venne coinvolto nel 1973 nello scandalo dell’assassinio di Outel Bono, oppositore del regime del Ciad, nel cuore di Parigi. Il sistema franco-africano si è perpetuò con i suoi scandali e i suoi eccessi: nel 1975, il mercenario Bob Denard coordinò l’operazione Atlantide per deporre il presidente delle Comore Ahmed Abdallah; nel 1977 Jean-Bedel Bokassa si fece incoronare imperatore del Centrafrica con l’aiuto della Francia. L’amicizia con Bokassa sarà fatale a Valery Giscard d’Estaing per via dei presunti regali di diamanti.
L’avvento di Mitterand nel 1981 non modificò il sistema franco-africano, anzi si assistette al ritorno di Foccart e ad un fatto che sconvolse l’opinione pubblica mondiale: il presidente della Burkina-Faso, Thomas Sankara, grande amico di Marco Pannella, venne assassinato nel 1987 dal suo ex compagno di lotta Blaise Compaoré. In occasione di una cerimonia organizzata dal Partito Radicale nel 1987 a Roma in sua memoria, Marco Pannella ricordò Thomas Sankara con queste parole: “Thomas Sankara, uomo di Stato, ha usato il suo amore della vita, la sua purezza, la sua onestà intellettuale, la sua umiltà, la sua tolleranza innata per divenire grande non solamente per l’Africa, ma per noi tutti.”.
Nel 1994 il Rwanda fu sconvolto dal genocidio dei Tutsi; 800 mila persone furono massacrate a colpi di machete tra il 7 aprile e il 15 luglio da forze dell’esercito regolare e da milizie paramilitari che erano state addestrate dai francesi.
Pascal Airault e Jean Pierre Bat nel loro libro “Françafrique, operazioni segrete e affari di Stato” descrivono, con dovizia di particolari, le relazioni d’affari misteriose, opache e segrete che hanno contraddistinto cinquant’anni di storia a partire dallo scandalo ELF, scoppiato nel 1994, e considerato sino ad oggi “come il più grosso scandalo politico-finanziario di corruzione ed appropriazione indebita (oltre 500 milioni di dollari) in una democrazia occidentale dalla fine della seconda guerra mondiale”.
Nicolas Sarkozy ha modificato l’atteggiamento francese in Africa. Più interessato alle relazioni commerciali con gli Emirati Arabi, Sarkozy volle il ritorno della Francia nella Nato ed un progressivo disimpegno militare in Africa che cominciò dalla Costa d’Avorio. La morte di Omar Bongo, di Félix Houphouet-Boigny, di Ahmed Sékou Touré rappresentò la fine di un’epoca, quella dei presidenti a vita legati a doppio filo con Parigi. Ma le alternative si sono rivelate migliori? La fine dell’era Foccart ha coinciso con una grande instabilità politica e con l’avvento di dittatori saliti al potere grazie a colpi di Stato. Il Mali, la Burkina Faso, il Niger, uniti dal rancore verso la Francia hanno forse migliorato la loro situazione passando dall’influenza francese a quella cino-russa? Rimpiazzare le armate francesi con le armate Wagner fu una scelta giudiziosa? Rinunciare alla cooperazione con la Francia in cambio dei prestiti cinesi che sfruttano le materie prime per almeno trent’anni ha contribuito allo sviluppo dell’Africa e a ridurre la pressione migratoria? Niente è meno sicuro.
Gli africani sono quindi responsabili del loro malessere? È quello che disse Sarkozy a Dakar nel 2007; rompendo con la tradizione dei suoi predecessori che usavano un linguaggio a Parigi ed uno in Africa, Sarkozy pronunciò un discorso molto duro che gli valse numerose critiche: “Non si può cancellare il passato- disse davanti agli studenti dell’università di Dakar- e non posso negare né i crimini, né gli errori commessi dal colonialismo.
La tratta negriera non fu un crimine contro l’Africa ma contro l’umanità intera e contro i diritti dell’uomo! La colonizzazione fu un errore, ma il dramma dell’Africa viene anche dall’Africa stessa poiché l’uomo africano non è entrato abbastanza nella storia. L’Africa ha le sue responsabilità nel proprio malessere. La realtà dell’Africa è una crescita economica troppo bassa ed una demografia troppo alta”.
La Cina, che sta progressivamente rimpiazzando la Francia, non ha certo intenzione di colonizzare l’Africa ma di sfruttarla: l’Africa non è un obiettivo ma un mezzo: la missione della Cina è di assicurare una vita decente ai cinesi. Lo spiega bene Julien Wagner nel suo saggio “Cina-Africa, il grande saccheggio”. La cooperazione Cina-Africa non si distingue certo per il suo impegno ecologico. I paesi come il Sudan in cui i cinesi hanno fatto grandi investimenti si distinguono per la quantità di polveri sottili, nocive per la salute, presenti nell’aria. Lo sfruttamento delle miniere é fonte di innumerevoli danni, in ragione dei prodotti chimici e dei metodi di estrazione usati.
L’esempio caratteristico è quello del Ghana, secondo produttore d’oro dietro l’Africa del Sud, costretto nel 2013 ad espellere 4700 minatori cinesi a causa dell’inquinamento delle falde acquifere che metteva a rischio la sopravvivenza di interi villaggi. Le imprese americane, britanniche, francesi e canadesi, su pressione dell’opinione pubblica e delle ONG hanno accettato di sottomettersi a codici di buona condotta; altrettanto non si può dire per i cinesi indifferenti alle regole ambientali e al rispetto dei diritti e della sicurezza sul lavoro. Ma l’inquinamento non è la sola conseguenza della corsa cinese ai minerali.
La distruzione delle foreste tropicali è un’altra. Il sottosuolo di molti paesi è ricco di metalli preziosi: rame, manganese, nickel, platino, oro, alluminio. I governi del Ghana, Camerun, Repubblica del Congo sono facili prede di compagnie senza scrupoli e i danni all’ambiente sono incalcolabili. Ogni anno l’Africa assiste alla distruzione di un milione di ettari di foreste ed è solo l’inizio! La presenza cinese sta producendo miliardi di euro di danni ambientali, conflitti tra le comunità locali, corruzione, distorsione della concorrenza, instabilità politica e aumento della povertà. Anche le coste africane sono a rischio: in Congo Brazeville i pescatori locali protestano perché i cinesi pescano con la dinamite.
La Cina, grazie anche al suo intervento in Africa, è passata in trent’anni da una situazione di sottosviluppo a seconda potenza del mondo. L’Africa invece, passata da una colonizzazione all’altra, resta secondo l’Economist: “The Hopeless Continent”, il continente senza speranza.
Il risentimento contro la Francia è evidente ed é fomentato dall’avanzata dei movimenti integralisti islamici e dalla presenza russa in paesi come il Mali. La presenza del gruppo Wagner ha contribuito a destabilizzare ulteriormente l’Africa sub-sahariana. L’arrivo di istruttori militari russi coincide con l’espansione dell’influenza russa in Africa e rappresenta un’arma di ricatto verso l’Europa.
Ma la presenza dei russi e dei cinesi può rappresentare un’alternativa credibile al dominio francese? Non è affatto certo! Il continente africano è oggetto di mire espansionistiche e l’Europa rischia di pagare il prezzo della sua assenza politica. In particolare va monitorata la situazione nel Sahel, regione ricca di risorse naturali come petrolio, uranio e gas naturale. La Cina si è radicata come partner commerciale dei paesi del Sahel mentre la Russia ha sostenuto militarmente i regimi in Mali e Burkina Faso ed ha appoggiato il golpe in Niger.
L’Europa, contrariamente alla Russia e alla Cina, richiede lo stato di diritto, la democrazia e i diritti umani in cambio della cooperazione. La Francia ha perso la primazia in Africa e solo un’azione congiunta dell’Unione Europea può limitare la presenza cinese e russa e riaprire la strada della cooperazione.