posizionamento grande

L’identità di un’organizzazione deriva in buona parte dal suo posizionamento. Questo fatto riguarda tanto le organizzazioni aziendali, quanto quelle politiche. Un posizionamento chiaro, consente di rispondere a domande strategiche cruciali: come ti poni sul mercato? Qual è il tuo target di riferimento? Chi consideri come tuoi competitor e chi come potenziali partner? Cosa ti differenzia dai tuoi competitor? Un posizionamento inequivocabile non solo trasmette un’identità più limpida, ma rappresenta una “bussola” nelle scelte più operative. Il posizionamento impatta dunque tanto sull’adeguatezza strategica quanto sull’efficacia tattica. Per chi, come il cosiddetto terzo polo, ambisce a proporsi con un nuovo soggetto politico, si tratta quindi di un tema cruciale.

Fino a oggi, il posizionamento del terzo polo è stato equivoco e contraddittorio. L’alleanza elettorale fra Azione e Italia Viva, diciamolo, nasce in fondo dal rifiuto da parte del PD di accordarsi con Renzi e dal mancato accordo di Calenda con Letta. La scelta “autonomista” è più l’effetto di chiusure altrui che non di coerenza con un predefinito e inequivocabile posizionamento strategico.

Gli stessi claim che hanno caratterizzato la campagna elettorale, “equidistanti da destra e sinistra” e “mai con la Meloni”, appaiono contraddittori. D’altronde, la prima iniziativa di Calenda a seguito dell’esito elettorale, è stata la “lettera al PD” nella quale esorta il Partito Democratico a scegliere fra l’alleanza con Conte o l’alleanza col terzo polo, argomentando le ragioni per cui i 5Stelle non avrebbero alcunché a spartire con la sinistra e terminando con la frase “Esiste una sola scelta da compiere: progressisti o populisti”. Il populismo si batte dunque con un fronte progressista liberato dall’alleanza coi 5Stelle? Oppure il populismo si batte con la proposta di una forza alternativa, trasversale rispetto allo schema destra-sinistra? Questa domanda necessita di una risposta inequivocabile alla quale seguano scelte coerenti.

Anche le recenti vicende legate alle candidature per le elezioni regionali della Lombardia e del Lazio, raccontano di una certa equivocità nel posizionamento. La candidatura di Letizia Moratti come candidata del terzo polo, deriva da una scelta autonomista strategica o dal fatto che il PD ha rifiutato di appoggiarla? Lo stesso argomento addotto da Calenda per convincere il PD a convergere sulla candidatura di Letizia Moratti, appare debole e contraddittorio: “isolerebbe la destra sovranista e la sconfiggerebbe”. È il medesimo argomento che il PD ha rinfacciato a Calenda durante tutta la campagna elettorale delle elezioni politiche e che lo stesso Calenda ha sempre contestato. Le stesse contraddizioni si riscontrano altresì nella proposta terzopolista di candidare alla Presidenza della Regione Lazio Alessio D’Amato, sostenitore del campo largo con Verdi, Sinistra Italiana e Cinque Stelle e non favorevole al termovalorizzatore.

Per sciogliere il nodo del posizionamento, è necessario comprendere che il bipolarismo fra centrodestra e centrosinistra che ha caratterizzato gli ultimi decenni, è in realtà un equivoco storico. La formula del centro-sinistra nasce nei primi anni ’60 su iniziativa di Aldo Moro e Pietro Nenni e si fonda sull’alleanza organica fra forze diverse, caratterizzate da differenti posizionamenti: una forza inequivocabilmente di centro, la Democrazia Cristiana, e una forza inequivocabilmente di sinistra, il Partito Socialista Italiano. Anche la formula del centro-destra, nata negli anni ’90 su iniziativa di Silvio Berlusconi, si fonda su un’alleanza fra forze diverse, con un posizionamento differente: una forza inequivocabilmente di centro (così si definì alla sua nascita), Forza Italia, e una inequivocabilmente di destra, Alleanza Nazionale (ex MSI).

Poi, complice un bipolarismo mai effettivamente compiuto, si è cessato di attribuire ai termini centro-destra e centro-sinistra il significato di alleanze fra forze con differenti posizionamenti e si è iniziato ad attribuire a questi termini, centrodestra e centrosinistra, il significato di “etichette” che indicano uno specifico posizionamento politico. Questo equivoco ha ostacolato la formazione di un soggetto equidistante da destra e sinistra e ha impedito che anche in Italia si confrontassero le tre principali famiglie politiche europee, quella social-democratica, quella popolare, quella liberale.

Oggi è necessario sgomberare il terreno da questo equivoco. Occorre interrogarsi sul reale confronto in campo, tenendo presente che nel frattempo il mondo è cambiato. Oggi, nell’epoca 4.0, caratterizzata da nuovi paradigmi in ogni campo, la contraddizione destra-sinistra è divenuta secondaria giacché la pulsione populista affonda le sue radici tanto nella cultura politica della destra, quanto in quella della sinistra. La sfida non si vince con una “sinistra riformista” liberata dalla tentazione grillina né con una “buona destra” liberata dalla tentazione sovranista, la sfida si vince invece con una proposta politica fondata su una visione alternativa a quella dei populismi di destra e di sinistra. Da questo punto di vista, il terzo polo dovrebbe semmai porsi come “l’altro polo”, il polo alternativo al polo bi-populista.

Intendiamoci, l’equivocità e contraddittorietà del posizionamento da parte del terzo polo, è del tutto comprensibile, giacché tanto Renzi quanto Calenda, quanto la gran parte dell’establishment dei due partiti che guidano, vengono dal PD e, inevitabilmente, soffrono della “sindrome dell’ex”. Andare oltre il perimetro di Azione e Italia Viva nella costruzione di un nuovo soggetto politico, pertanto, non equivale solo ad ampliarne il raggio d’azione, ma impatta fortemente e positivamente anche sullo scioglimento del nodo del posizionamento, quindi sull’adeguatezza strategica e sull’efficacia e coerenza delle scelte politiche.

Per questa ragione guardo con grande simpatia alle diverse iniziative che si stanno manifestando in tal senso, una delle quali, Costituente Liberaldemocratica https://alechelo.blog/appello-a-renzi-e-calenda-per-lapertura-di-una-fase-costituente-di-un-nuovo-soggetto-politico/, è ospitata sul mio blog. Si tratta di iniziative che in comune hanno l’intento di promuovere la nascita di un soggetto politico che valorizzi l’esperienza elettorale del terzo polo, ma derivi dal coinvolgimento di energie ben al di là del perimetro di Azione e Italia Viva. Sta a Renzi e a Calenda cogliere come il valore aggiunto di queste iniziative non consista banalmente nella possibilità di un ampliamento della federazione ad altre forze minori.

Occorre un cambio di passo nella road map per la nascita di un soggetto davvero ampio, plurale e inclusivo, affinché nuove energie non appartenenti agli attuali steccati, possano favorire un posizionamento strategico compiuto, inequivocabile e vincente. Allora si potrà davvero svoltare e il sistema democratico italiano si potrà finalmente emancipare.