Non lo fo per piacer mio. Questo PD sta con Conte come il PCI stava con Andreotti
Istituzioni ed economia
Una delle forme in cui il complesso di superiorità della sinistra si è espresso nella storia della Repubblica è stato l'esibito e doloroso spirito di servizio per la salvezza della Nazione. La sinistra di tradizione o origine comunista - cioè quella del PCI e intorno al PCI - si è sempre “sacrificata”. Di più: ha monumentalizzato il proprio sacrificio come prova di una superiore grandezza di spirito e di stile rispetto all’antropologia politica tradizionale e ai fini e ai mezzi della politica opportunistica, arraffona e inevitabilmente corrotta degli altri partiti.
A quanto pare, la sinistra ha fatto tutte le sue svolte “in perdita”. Il compromesso storico, per evitare all’Italia un destino cileno e per scongiurare il rischio che la vittoria della sola sinistra portasse alla rivolta dei colonnelli. L’accettazione della Nato come prova del proprio ancoraggio alle sorti della democrazia repubblicana. I governi di unità nazionale per salvare l’Italia dal terrorismo. La gestione consociativa della stagione del debito pubblico per realizzare una giustizia sociale diversa da quella predicata dall’ideale socialista, ma comunque a vantaggio della povera gente.
In tutte queste scelte – e in molte di quelle secondo-repubblicane – il filo rosso trasversale è stato ovviamente rappresentato dalla difesa della democrazia e delle istituzioni repubblicane. Con il risultato di rivendicare, insieme alla superiorità, anche una distintiva “diversità” (altra parola chiare del lessico della sinistra): i partiti "normali" pensano agli affaracci loro, la sinistra è "diversa" e pensa sempre e solo ai destini della patria. Ergo chi è contro ciò che propone la sinistra – si parla della sinistra, si badi, di tradizione comunista, non di quella “eretica” socialista o radicale – allora è contro la democrazia, anzi direttamente contro l’Italia.
Questo identico motivo logico-retorico ricorre nella difesa da parte del PD del Governo Conte II e della natura strategica dell'alleanza giallo-rossa. Il PD ha scelto il compromesso storico demo-populista per ragioni patriottiche, per sbarrare il passo a Salvini, per impedire che l’Italia uscisse dall’Ue, per salvare la patria dalla rovina. E chi rivendica che il prezzo paradossale di questa salvezza è la conferma dell’agenda di governo dettata da Salvini al Conte I, diventa un alleato “oggettivo” di Salvini e un nemico della democrazia. Come ai tempi dei governi di unità nazionale i garantisti che denunciavano l’uso e l’aggravamento dei codici fascisti erano alleati oggettivi dei terroristi. Come ai tempi del grande banchetto del deficit pubblico democratico alla fine degli anni ’70 e all’inizio degli anni ‘80 i proto-rigoristi (quattro gatti laico-radicali) erano servi dei padroni e del capitale. Come ai tempi dell’appalto della politica sulla giustizia al cerchio mediatico-giudiziario reazionario dei Travaglio e dei Di Pietro, gli avversari dell’ordalia permanente erano dei complici dei corrotti o essi stessi dei corruttori.
Questo appello permanente alle ragioni superiori della democrazia e delle istituzioni è un artificio ideologico, intendendo “ideologia” proprio nell’accezione marxiana di falsa coscienza, di mascheramento nobile di una ragione ignobile, di travestimento generoso di un interesse egoistico. Dai Governi Andreotti della fine degli anni ’70 al Governo Conte di quarant’anni dopo (con la parentesi della stagione maggioritaria e dei governi Prodi che furono davvero un’altra cosa) la sinistra va al potere come può e quando può, facendosi tantissimo piacere questo presunto “sacrificio” e vendendo molto volentieri l’anima al diavolo, ma preferisce farlo con la maschera del sacrificio, per non macchiare la propria diversità. Questo PD sta con Conte come il PCI stava con Andreotti. Non lo fo per piacer mio, ma per la salvezza della Nazione.
Sarebbe troppo, e troppo sincero, ammettere che a stare coi grillini all’attuale classe dirigente del PD piace da morire, perché banalmente consente loro di stare al potere e di starci insieme a un mondo che ha qualcosa di familiare, anzi che la sinistra peggiore (quella piciista e post piciista) ha incubato, facendosene alla fine pure peggiorare.