Sadiq Khan

A meno di rivolgimenti imprevedibili, Sadiq Khan si avvia a diventare il nuovo sindaco di Londra. Il candidato del partito Laburista ha sconfitto il rivale Conservatore Zac Goldsmith facendo rivincere dopo due mandati la poltrona di primo cittadino della capitale ai socialisti.

Le polemiche sull’antisemitismo che hanno coinvolto l’ultimo sindaco laburista, Ken 'the Red' Livingstone, non hanno minimamente toccato la volata di Khan. Hanno pesato invece su Goldsmith le gravi accuse formulate dai conservatori contro il candidato avversario, velatamente etichettato come “estremista islamico” dopo aver partecipato ad alcuni eventi che vedevano coinvolto anche un imam londinese considerato radicale.

A giudicare dalla sua storia politica, però, Khan pare avere poco a che spartire con certi personaggi. In seguito al voto per introdurre il matrimonio gay nell’ordinamento britannico ricevette minacce di morte per il suo supporto alle unioni ugualitarie. La storia personale del nuovo sindaco è quella di un’integrazione positiva, in comune con molti altri immigrati londinesi.

Nato in una casa popolare da una famiglia originaria del Pakistan, vive un’infanzia umile. Suo padre faceva l’autista di autobus, e proprio i trasporti sono stati una delle chiavi del programma vincente dei laburisti. Dopo le scuole statali, si laurea in giurisprudenza alla UCL, specializzandosi in diritti umani, e diventa avvocato, vincendo molti casi relativi ad abusi di polizia.

Oltre al trasporto pubblico, con la proposta di congelare i prezzi per gli utenti di TfL (Transport for London, la società che gestisce i trasporti londinesi), uno dei suoi cavalli di battaglia è stato il problema abitativo. Londra è tra le cinque città più costose al mondo e vive una bolla immobiliare senza precedenti: solo i milionari stranieri possono permettersi di investire in centro e la classe media si trova a dover pagare affitti stratosferici anche nelle aree più lontane dalla City.

Goldsmith paga probabilmente i cattivi consigli del guru australiano Lyndon Crosby, premiato proprio durante lo spoglio con il cavalierato per “i suoi servizi alla politica” nonostante le polemiche per la sua “cattiva” campagna elettorale. Vicino a Cameron e al gruppo Philip Morris International, Crosby fu uno degli artefici del primo successo elettorale di Boris Johnson proprio a Londra.

Oltre alla caduta di stile “forzata” negli attacchi personali rivolti a Khan, comunque, al figlio d’arte candidato dai Tory sembra essere mancata proprio la personalità vulcanica di BoJo. Goldsmith ha dato per tutta la campagna elettorale l’impressione di essere un figlio di papà appena uscito da Eton. Alcuni scivoloni (non sapere dove si trovasse la centralissima fermata di Holborn) hanno contribuito a creare l’immagine di un personaggio in una bolla. Sembra poco rilevante invece il passato del padre di Goldsmith, tra i primi promotori del referendum anti-UE.

Le elezioni londinesi con i loro risultati paiono consolidare lo storico bipolarismo inglese, che altrove è messo in crisi dall’ascesa dei partiti nazionalisti e dai seggi rosicchiati dall’UKIP. Oltre alla capitale, infatti, si è votato nel resto del Regno. In Scozia l’SNP si è confermato primo partito nel Parlamento nazionale, seguito a sorpresa dai Conservatori di Ruth Davidson che hanno relegato i Laburisti al terzo posto. I socialisti mantengono (a fatica) la maggioranza in Galles, ma avranno probabilmente bisogno di un appoggio dagli indipendentisti del Plaid Cymru, mentre in Irlanda del Nord pare profilarsi un altro governo di coalizione DUP-Sinn Fein.

Tra elezioni locali e Police and Crime Commissioners invece gli equilibri sembrano rimanere gli stessi. La vera novità è proprio Londra, dove il nuovo sindaco dovrà affrontare numerose sfide. Rendere la città vivibile e non un centro finanziario per soli ricchi, senza diminuire il livello di sicurezza faticosamente ristabilito da Johnson, è la prima.

Ma la sfida maggiore sarà convincere tutti i critici che un musulmano può essere sindaco di una capitale europea e di un gigante economico come Londra, senza perderne i valori fondanti e valorizzandone la dimensione multiculturale. Sarà il primo in Europa e non sarà facile. Auguri a lui, nell’attesa che i LibDem ritrovino forma, anche numerica, e i Conservatori si accorgano che è ora di far scoppiare le bolle in cui sono rinchiusi prima che sia troppo tardi.