Goodbye Lenin

La notizia è che in Germania è andato molto bene un partito anti-immigrati che si chiama Afd, e che il suo maggior successo è stato riportato nell’unica regione dell’Est tedesco (Sachsen-Anhalt) che andava al voto: tra l’altro quella col minor numero di rifugiati. L’altra notizia è che nella stessa regione sono franate le sinistre della Spd e della Linke, una volta fortissime anche in virtù del nostalgismo per i vecchi tempi della Ddr, finendo al minimo storico.

Senza il paraocchi ideologico che ci impone di qualificare “destra” i movimenti xenofobi e “sinistra” chi li combatte, l’analisi del voto sarebbe molto semplice: i ceti impoveriti, i “perdenti della globalizzazione”, in Germania così come in Francia, abbandonano i partiti della sinistra tradizionale e post-comunista per rivolgersi alle forze che meglio incarnano gli istinti protezionistici del mondo rimasto fuori dal treno dello sviluppo. Nel 2011 Alternativa per la Germania non esisteva, nel 2016 è andata, ovunque si sia votato, molto oltre la doppia cifra.

Ma basta guardare alla flessione dei partiti che definiremmo di centro destra per capire che il pieno dei voti del partito anti-immigrati non arriva affatto da ex elettori della CDU (in calo tutto sommato modesto) o dell'Fdp (in crescita ovunque). Arriva da sinistra o dalla mobilitazione reattiva di un elettorato prima sfiduciato e astensionista.

Lo spavento e lo smarrimento di questo mondo sono comprensibili. Meno comprensibile è il racconto emergenziale e semplicistico letto sulla stampa italiana questa mattina, dove sembra che abbiano trionfato le forze dell’Oscuro Signore, il solito “pericolo nero” alle porte. Troppo faticoso andare oltre il luogocomunismo. Troppo fastidioso ammettere che sì, forse è vero che “le forze populiste” avanzano, ma il loro bacino elettorale di riferimento non è quello di una risorgente destra fascistoide o peggio nazistoide, ma il Quarto Stato al quale la sinistra non sa più parlare, un po’ per esaurimento dei suoi riferimenti ideologici, un po’ per le contingenze del momento: governare insieme a un totem come la Merkel metterebbe in ombra chiunque.

È un fenomeno già visto in Francia, in Spagna, in Grecia e anche in Italia. Con le diverse proporzioni legate al peso specifico di questo Quarto Stato, più largo, forte e disorientato dove la crisi morde di più. Udo Gumpel, corrispondente in Italia per la principale rete televisiva tedesca, ha raccontato bene sui social network l’istinto che muove l’onda xenofoba, collegandolo al vecchio immaginario dell’Ostalgie. “Indietro tutta per 60 anni”, scrive parlando del programma della Afd: frontiere chiuse, muri, diffidenza per qualsiasi estraneo.

E c’è molto di quel mondo lì anche nella frase che ha fatto da caposaldo alle ultime battute della campagna elettorale di Frauke Petry, la assertiva leader Afd, che ha invitato gli elettori a “Non farsi ricattare dagli occhi dei bambini”: un’eco del cinismo con cui l’Urss demolì la rivolta operaia a Berlino Est nel ’53, invitando a respingere “le fantasie reazionarie” dei comitati di fabbrica.

D’altra parte, è il vecchio mondo della Cortina di Ferro (Ungheria in primis) il vero protagonista del tentativo di utilizzare la questione profughi come grimaldello per rialzare frontiere e ristabilire equilibri “ex quo ante, a dimostrazione del fatto che mai come adesso le etichette destra/sinistra affibbiate ai nuovi partiti hanno scarso senso. C’è più Goodbye Lenin che Vogliamo i colonnelli nel voto tedesco. E noi tutti, ma soprattutto la sinistra politica, dovremmo interrogarci su questo, e cercare risposte, anziché agitare lo spaventapasseri dell’onda fascio-populista (o peggio inseguirlo).