UE, una strategia comune sull'immigrazione è più vicina
Istituzioni ed economia
Le parole della Cancelliera tedesca Angela Merkel alla fine del Consiglio Europeo straordinario sull'immigrazione che si è concluso ieri sera rappresentano, in massima parte, una conferma a ciò che scrivevamo su Strade qualche giorno fa: l'immagine dell'Italia "sola contro tutti" a salvare e accogliere gli immigrati dei barconi è decisamente lontana dalla realtà. Considerando solo l'emergenza nel Mediterraneo, l'UNHCR stima che che in Italia nel 2014 siano sbarcate circa 170.000 persone.
Di queste, tuttavia, solo 65.000 hanno chiesto asilo nel nostro paese, mentre tutti gli altri hanno preferito proseguire, con mezzi leciti o meno, verso Paesi europei meno in crisi (quest'analisi, per brevità, cita solo di passata il fatto che il grosso dei migranti non arriva sul territorio italiano via mare, ma via terra, prevalentemente dall'Europa dell'Est).
Tornando alla questione dell'emergenza, Svezia e Germania da sole, ricorda la Cancelliera, accolgono il 45% dei profughi di tutta Europa; aggiungendo anche Italia, Francia e Ungheria si arriva al 75%. Cinque Paesi (tra i quali, ma non in misura maggioritaria, il nostro) accolgono dunque da soli i tre quarti dei migranti extraeuropei: per rimediare a questo squilibrio "si dovrebbe perseguire una via in cui i rifugiati vengano ripartiti in modo diverso da come avviene oggi, una via in cui, ovviamente, siano tenute in considerazione anche la popolazione e la forza economica di un Paese".
Angela Merkel ha sottolineato che, mentre permangono divisioni all'interno dell'Unione Europea sulle finalità della missione Triton (la cui area d'intervento, ad oggi, non è stata quindi ampliata), si è raggiunto un accordo sull'aumento dei finanziamenti per Frontex, che verranno addirittura triplicati, e sulla necessità di "procedere a una suddivisione più responsabile tra gli Stati Membri, a fronte di un impegno alla registrazione di tutti i profughi". La Germania è disposta a concedere ulteriori risorse, sia in termini finanziari che di mezzi, perché "le risorse finanziarie in questo caso non devono essere il problema".
A fronte di un maggior impegno, da parte dell'Italia e di altri Paesi "di frontiera", nel rispetto delle regole in materia di identificazione e registrazione dei migranti che approdano sul territorio, la Merkel sostiene che le regole del trattato di Dublino, ormai superate dai tempi e dalle emergenze, sono, in prospettiva, "da cambiare", anche se non indica una tempistica specifica su questo.
Nel suo intervento cita inoltre un vertice straordinario tra Unione Europea e Unione Africana, da tenersi a Malta nei prossimi mesi, per sviluppare una strategia comune con la priorità di salvare vite umane, affinché non debbano ripetersi tragedie come quella di una settimana fa, in cui centinaia di migranti hanno perso la vita in mare.
Insomma, c'è ancora molto da fare, e forse è esagerato parlare di "risultato epocale" come ha fatto Matteo Renzi, ma per la prima volta sembra che tutti gli Stati membri dell'Unione Europea concordino sulla necessità di impostare una politica comune seria sull'immigrazione, il controllo dei confini e l'accoglienza.
Ecco le parole della Cancelliera:
"Abbiamo messo a punto una strategia complessiva, e intendiamo registrare progressi su tutti gli aspetti.
Presidenza e Commissione elaboreranno un Piano d'azione dettagliato entro la prossima settimana e riferiranno al Consiglio Europeo a giugno.
Sugli aspetti specifici:
1 – salvare vite umane: triplicheremo risorse per Frontex, e, se ciò non dovesse bastare, per quanto riguarda la Germania dovremo riparlarne, perché le risorse finanziarie non devono in questo caso essere il problema. La Germania mette a disposizione di Triton 2 navi (una fregata e una unità per trasporto truppe)
2 – lotta trafficanti: dobbiamo tagliare alla radice il cinico modello di business dei trafficanti, perseguirli con tutti gli strumenti del diritto internazionale, colpire reti e patrimoni; abbiamo incaricato l'AR di esaminare e riferire che cosa può essere efficacemente intrapreso sulla base del diritto internazionale. Ci sono due scenari: un governo libico oppure una Risoluzione del CdS delle Nazioni Unite.
3 – Paesi di provenienza e transito: dobbiamo lavorare in partenariato con l'Unione Africana; un vertice straordinario Unione Europea-Unione Africana, dedicato al tema, sarà ospitato a Malta.
4 – profughi: oggi sono distribuiti in modo diseguale. Svezia e Germania hanno il 45%, con Italia, Francia e Ungheria si raggiunge il 75% (5 paesi per ¾ dei richiedenti asilo).
Occorre sviluppare il diritto d'asilo. Il Consiglio Europeo ha convenuto di appoggiare la proposta della Commissione.
Siamo d'accordo di procedere a una suddivisione più responsabile tra gli Stati Membri a fronte di un impegno alla registrazione di tutti i profughi.
La suddivisione, in base alla normativa attuale, non può che essere su base volontaria, ma mi aspetto il sostegno ai Paesi più esposti da parte di tutti gli Stati membri.
Abbiamo un progetto pilota che riguarda i profughi e che opera al di fuori del territorio UE tramite UNHCR.
Principi cardine: solidarietà e responsabilità, a tutela delle vite umane e dei nostri valori.
Dobbiamo in prospettiva cambiare le regole di Dublino. Abbiamo oggi deciso che si dovrebbe perseguire una via in cui i rifugiati vengano ripartiti in modo diverso da come avviene oggi, una via in cui, ovviamente, siano tenute in considerazione anche la popolazione e la forza economica di un Paese.
Sull'area di intervento di Triton, ho posto il problema, vi sono sensibilità diverse tra gli Stati membri. Ne dobbiamo riparlare. Oggi non abbiamo ampliato l'area di intervento."