Migranti e luoghi comuni: Italia ed Europa, chi fa la sua parte?
Istituzioni ed economia
La narrazione del fenomeno dell'immigrazione e degli sbarchi, a prescindere dalle soluzioni proposte, sembra convergere su un punto, da destra a sinistra, dal governo alle opposizioni: ci sarebbe un esodo biblico che ci sta travolgendo, e l'Italia sarebbe costretta ad affrontarlo in solitudine, a sobbarcarsi da sola il costo del soccorso e dell'accoglienza, a causa dell'indifferenza europea. Siamo, rispetto alle ondate che attraversano il Mediterraneo con natanti di fortuna, un paese di frontiera, e per questa ragione gli altri paesi europei rivolgerebbero lo sguardo altrove: i migranti arrivano in Italia, se la sbrighino gli italiani.
Sia che proponga di bombardare i porti libici, sia che si voglia mendicare risorse in Europa, l'assunto resta il medesimo. Ma è un assunto falso. Non c'è un esodo che ci sta travolgendo, e l'Italia non è affatto da sola a farsi carico del problema. Quella dell'immigrazione è una questione complessa, e proprio la sua complessità, oltre ai drammatici risvolti umani di fronte con i quali ci troviamo sempre più spesso a che fare, imporrebbe ai protagonisti del dibattito pubblico l'onestà intellettuale di partire da dati di fatto e non da frottole e luoghi comuni.
Partiamo dal primo punto, l'esodo: quello migratorio non è certo un fenomeno marginale, ma è sensibilmente calato negli ultimi anni. Gli ingressi, non solo via mare, nel nostro paese sono passati da 400.000 persone nel 2009 a 250.000 nel 2014. Di questi, 178.000 sono ingressi regolari che non hanno a che fare con il Mediterraneo, ma che provengono prevalentemente dai paese dell'Europa dell'est. Non è un calo da poco, e le ragioni vanno cercate soprattutto nella perdita di attrattività dell'Italia a causa della crisi economica. Si stima (dati UNHCR) che in Italia nel 2014 siano sbarcate circa 170.000 persone. Una cifra effettivamente impressionante. Di queste, solo 65.000 hanno chiesto asilo nel nostro paese. Che ne è stato degli altri?
Rispondere a questa domanda ci porta direttamente al secondo aspetto della questione, ovvero la partecipazione del resto dell'Europa ai costi della gestione del fenomeno migratorio. Gli altri, quelli che non hanno chiesto asilo in Italia, hanno semplicemente attraversato il nostro paese e se ne sono andati verso destinazioni in grado di offrire loro maggiori opportunità di lavoro. Un approfondimento di Foreign Policy racconta di come il transito dei migranti verso altri paesi sia attivamente incoraggiato dalle autorità italiane. In ogni caso una tabella pubblicata dall'Economist evidenzia queste proporzioni in modo chiaro.
Se poi rapportiamo il numero delle richieste di asilo alla popolazione residente, un parametro fondamentale per misurare la sostenibilità del fenomeno, l'immagine dell'Italia abbandonata a sobbarcarsi da sola il costo dell'invasione, con gli altri paesi alla finestra, risulta sempre più improbabile. Da questo grafico dell'UNCHR risulta anzi che l'impegno italiano sia leggermente più basso della media europea, e enormemente più basso di quello di paesi come la Svezia, l'Austria, l'Ungheria e la Germania.
Quindi, se l'Italia affronta il costo del soccorso dei migranti in mare e della loro prima accoglienza, è prevalentemente il resto d'Europa a farsi carico della loro accoglienza nel lungo periodo, con tutti i costi, gli squilibri e le tensioni sociali che questo comporta. Ogni paese, d'altronde, ha i suoi Salvini. E quanto al costo del soccorso, il bilancio di Mare Nostrum (che oggi è stata sostituita dalla più economica Triton/Frontex) non racconta certo di cifre colossali: 100 milioni in un anno, meno del monte ingaggi della Juventus.
Se poi allarghiamo lo sguardo oltre i confini europei, scopriamo che la Turchia da sola si è fatta carico nel 2014 di un milione di richieste di asilo, a fronte delle 600.000 dell'Europa e delle 65.000 dell'Italia. Quasi il 90% dei 50 milioni di rifugiati vengono accolti lontano dall'Europa e dall'Occidente, nei paesi in via di sviluppo più prossimi alle aree di crisi da cui i rifugiati provengono.