Innovazione e mercato
Cosa vuole l’Italia dalla Cina?
È di questi giorni la notizia della visita del Ministro degli Esteri, Di Maio, alla China International Import Expo, il più importante appuntamento annuale per chi vuole esporre prodotti da vendere in Cina, anche se nell’era di internet e delle vendite online che in Cina spopolano, una fiera ha forse meno rilevanza.
Dal centro di Linz, dall’Hauptplatz, alle acciaierie Voestalpine ci vogliono meno di dieci minuti in macchina. Si percorre una strada che attraversa i vecchi quartieri operai dei quali si riconoscono le diverse epoche di costruzione dallo stile, poi dopo una rotonda si sale su un lungo viadotto che sorvola l’impianto prima di diventare un ponte strallato che attraversa il Danubio posandosi tra i boschi della sponda settentrionale.
Il 12 settembre ha chiuso i battenti il ventiquattresimo Congresso mondiale dell'energia (WEC) nella capitale degli Emirati Arabi Uniti. L’appuntamento è stato di quelli importanti, sia in considerazione dell’impegno profuso dalle autorità emiratine sia per i temi trattati, che non riguardano solo lo sviluppo degli Emirati ma producono ricadute in tutto il mondo.
A ben guardare la recente cronaca politica, emerge una questione strutturale che mi pare non sia stata ancora adeguatamente affrontata: gli italiani hanno un serio problema col capitalismo. Non con l’umanesimo laico delle società liberali, non con la democrazia, proprio col capitalismo. Trattasi di fenomeno storico, sociale ed economico estremamente complesso e di difficile inquadramento.
Si può condizionare il commercio internazionale al rispetto dei diritti?
Periodicamente, in Italia e altrove, riemergono nelle dichiarazioni di politici di varia provenienza suggerimenti tesi a collegare commercio e diritti umani. In particolare, a condizionare il commercio con un paese al rispetto da parte di questo dei diritti umani. Cerchiamo di inquadrare meglio la questione al fine di evitare fraintendimenti e degenerazioni.
L’occasione di poter ospitare le Olimpiadi invernali 2026 in Italia fra Lombardia (Milano ma anche la Valtellina), Veneto (Cortina d’Ampezzo, Verona) e Trentino Alto Adige (con la mancata adesione di Torino alla proposta di candidatura) ha riaperto il dibattito sui grandi eventi in Italia, i loro effetti territoriali e le modalità più efficaci di gestione.
È interessante il dibattito avviato sulle colonne de Il Foglio da Carlo Calenda sui guai provocati in Occidente dalla globalizzazione. 'Più di un miliardo di persone - dice l’ex ministro dello sviluppo economico - sono uscite dalla povertà nei paesi in via di sviluppo ma il conto è stato pagato dalle classi medie e basse dell’occidente. A ciò ha contribuito la velocità dell’innovazione tecnologica'.
Come calarsi le brache di fronte al più grande esportatore del mondo. Oggi l'Italia è il primo paese del G7 a firmare un Memorandum d'intesa con la Cina sulla 'Belt and road initiative' (BRI, o Via della Seta, come la chiamano tutti). Per la Cina la BRI è un progetto strategico di lungo periodo volto a contrastare l'egemonia americana e mettere in sicurezza gli interessi nazionali nei quattro angoli del globo.