(Public Policy / stradeonline.it) L'Italia è il paese dell'Unione europea con la più bassa quota di adulti 30-34enni laureati: nel 2014, secondo l'Eurostat, solo il 23,9% ha conseguito il titolo terziario, a fronte del 37,8% della media europea. 

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Da questi dati emerge però una realtà complessa, che offre anche indicazioni di policy più praticabili ed efficaci per colmare il gap di capitale umano altamente qualificato con il resto dell'Europa. Lo sostiene in uno studio, che sarà pubblicato la prossima settimana su Strade, Roberto Cicciomessere, consulente di Italia Lavoro e studioso delle dinamiche del mercato del lavoro e dei sistemi di istruzione e welfare.

Per l'istituto statistico europeo i "laureati" si dividono tra quelli che hanno conseguito un titolo di studio terziario universitario, un dottorato di ricerca oppure un titolo di studio terziario non universitario: nel 2013 la quota percentuale dei laureati 30-34enni dei primi due livelli d'istruzione terziaria universitaria in Italia (22,4%) è superiore a quella che si registra in Austria (21,2%) ed è di poco inferiore a quella della Germania (23,4%), mentre è nettamente inferiore alla media europea (27,9%). Ma la causa maggiore che impedisce all'Italia di avvicinarsi alla quota complessiva di laureati della media europea è l'insignificante quota di 30-34enni che ha conseguito un diploma terziario non universitario (0,2%, pari circa 7 mila unità), a fronte di valori ben superiori che si registrano nella media dell'Unione (8,7%, quasi 3 milioni di unità), in Germania (9,5%, oltre 470 mila), in Francia (16,4%, 645 mila) e nel Regno Unito (16,5%, quasi 710 mila).

In poche parole, il deficit di adulti con un titolo d'istruzione terziario in Italia rispetto al resto dell'Unione non è determinato prevalentemente dal basso numero dei laureati universitari, che sono sostanzialmente in linea con quelli della Germania anche se inferiori alla media europea, ma dalla sostanziale assenza di diplomati terziari non universitari. Per colmare questo deficit occorre, di conseguenza, intervenire principalmente per aumentare l'offerta di corsi d'istruzione terziaria non universitaria, in particolare da parte degli istituti tecnici superiori (ITS) costituiti da pochi anni, che hanno rilasciato solo poco più di mille diplomati (centinaia di migliaia negli altri paesi europei). Gli ITS sono corsi molto efficaci per entrare rapidamente nel mercato del lavoro, dal momento due terzi dei diplomati hanno trovato un'occupazione: il 65% lavora e la metà proprio nelle aziende presso le quali ha svolto gli stage formativi. 

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