logo editorialeLo streaming a cinque stelle sta alla trasparenza politica come i reality stanno alla realtà. Quella grillina non è politica spettacolo, ma spettacolo politico, il casino facile come surrogato della rivoluzione difficile e un modo come un altro - tanti ce ne sono stati, nella storia democratica e non di questo paese - per offrire le brioches della finzione a un pubblico che non ne può più di masticare il pane duro della realtà.

Renzi ha scelto di accettare la sfida di Grillo e tutti ora si interrogano comprensibilmente sugli esiti dello scontro. Pochissimi a quanto pare sulla natura del gioco a cui ha scelto di giocare e sul senso politico di questa prova d'attore, in cui il buono e il cattivo, il furbo e lo scemo, si scambiano la parte, a seconda dei gusti degli spettatori, di questo Bagaglino dell'indignazione e delle male parole, recitato secondo copione e senza nessuna improvvisazione dall'attor vecchio e dall'attor giovane, dopo il ciak si gira della Casaleggio Associati.

Il premier in pectore non ha vinto e non ha perso, perché non vince e non perde nessuno in questi "vieni avanti cretino" dell'avanspettacolo anti-politico. Tutto ha una sua logica e una sua perfezione e tutti hanno il proprio guadagno. I renziani, però, prima di domandarsi "come è andato Matteo", dovrebbero chiedersi se, per andare dove vuole andare e per fare il mestiere che ha scelto di fare, gli convenga davvero continuare a giocare ai fratelli De Rege e a fare il Bebè di Ciccio Grillo e viceversa. Poi dovrebbero riferire sinceramente la risposta all'interessato.