logo editorialeSembrava impossibile che potesse succedere, ma alla fine è accaduto: l’unico, per ora, a fare le spese del caso Cancellieri è il Partito Democratico. Il ministro della Giustizia peraltro è un tecnico, non appartiene al Pd. Eppure sembra essere già cominciato il leit-motiv dei prossimi mesi, con il centrodestra diviso, versione di Letta e di governo: i casi spinosi saranno tutti a carico del centrosinistra, che dovrà ogni volta giustificarsi con l’elettorato, come, appunto, sulla vicenda del Guardasigilli. A maggior ragione quando Forza Italia passerà all’opposizione e tutto il peso del governo resterà sulle spalle dei Democratici.

Ma se il Pd fosse un partito compatto, avrebbe “soltanto” questo di problemi, cioè quello di dover fornire spiegazioni convincenti a chi lo vota, a chi ancora non capisce perché esistono le “larghe intese” e perché la nascita del governo Letta insieme al centrodestra non è stata discussa e affrontata, pubblicamente, a suo tempo. Il problema per i Democratici è che il caso Cancellieri si è trasformato in una sorta di congresso anticipato, con i tre candidati alla segreteria favorevoli alle dimissioni del ministro.

Pippo Civati ha proposto una mozione di sfiducia, Gianni Cuperlo è stato tiepido finché ha potuto, il tattico Matteo Renzi ha atteso il momento utile per dire la sua, cercando di capire quale fosse il sentimento prevalente nell’elettorato, e poi ha iniziato a bombardare. Solo che alla fine ha vinto il quarto non candidato al congresso: Enrico Letta.

La ministra – per ora – resta lì e Renzi ieri sera a La Gabbia su La7 ha dovuto alzare il tiro. “Dal 9 dicembre – ha detto – cambia l’agenda del governo. Più dimostrazione di serietà di quella che ho fatto negli ultimi mesi penso che non ci possa essere. Decidiamo le cose da fare e il Pd deve dare il calendario delle cose da fare, perché non può continuare a fare la bella statuina”. Soprattutto, non vuole essere Renzi la bella statuina. Sa che le attese, fra quelli che credono in lui, sono enormi. Sa che un anno da segretario logorerebbe chiunque. Sa che ancora l’elettorato distingue la fiducia in Letta dalla fiducia nel suo governo (e la prima è ancora a buoni livelli).

È il motivo per cui il presidente del Consiglio potrebbe essere uno sfidante non facile da scalzare. Per il sindaco di Firenze comunque la fase più complicata inizia adesso, anzi il 9 dicembre. Dice che con lui le cose cambieranno: resta da capire se, con Renzi segretario, l’altra sera ai gruppi parlamentari le cose sarebbero andate diversamente.

@davidallegranti