logo editorialeAlla fine vinse D'Attorre. Per garantire la minoranza del Pd e le forze minori della coalizione di governo e porre un argine "giuridico" al possibile accordo politico tra Renzi e il Cav. per il voto anticipato alla fine (o nel mezzo) del semestre europeo, ieri è stato siglato un accordo capestro, che strangola il Presidente del Consiglio e riconsegna invece a Berlusconi il pallino non solo della presente, ma anche della prossima legislatura.

Anche chi apprezza (o non disprezza) Renzi e il suo "fenomeno" politico, che è comunque assai meno superficiale di quanto appaia il suo personaggio, deve prendere atto che al primo serio ostacolo incontrato sulla strada dell'esecutivo il segretario del Pd non l'ha affrontato, ma scansato, non ha tirato dritto, ma ha fatto una mezza marcia indietro, tirando a campare per non tirare le cuoia. Il suo predecessore non avrebbe saputo fare di meglio, o di peggio.

Il passo indietro sull'Italicum non allungherà la legislatura, ma accorcerà e "lettizzerà" la vita dell'esecutivo e, in caso di voto anticipato precedente al sempre più improbabile superamento del bicameralismo perfetto, farà del Cav. il padrone assoluto e incontrastato degli equilibri di governo al Senato. Che a questo fine puntasse la minoranza antirenziana, si può razionalmente comprendere. Ma il concorso e il sostegno alla "manovra" da parte delle forze minori e minime della coalizione e il cedimento finale del capo dell'esecutivo sono stati errori politici macroscopici, come sempre quando in politica la furbizia prevale sull'intelligenza e l'opportunismo sull'ambizione.

Il risultato è che, se pure si giungesse all'approvazione di un Italicum dimidiato, l'Italia terrebbe per qualche mese o anno in vigore un sistema elettorale manicominale, non asimmetrico, ma schizofrenico, non bicamerale, ma bis-monocamerale, e "comandato", quanto agli esiti finali, dagli equilibri della seconda camera, quella, in teoria, moritura.

Intanto Berlusconi e Verdini, che ostentano pubblicamente amarezza e rammarico per il passo indietro, brindano sorbendo l'elisir di lunga vita politica dai calici del renzismo di governo.

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