Salvini-Di Maio: la politica come ricerca di fantocci da bruciare
Diritto e libertà
Bruciare il fantoccio è uno dei gesti rituali più potenti e liberatori che l’antropologia abbia registrato. Distruttrice e purificatrice allo stesso tempo, la forza del fuoco consuma un singolo oggetto, ma agli occhi dello spettatore consuma simbolicamente tutto un mondo di valori e di ricordi che a quell’oggetto è legato. Distruggere per purificare, far svanire un corpo fisico per sentirsi l’animo libero da ciò che a quel corpo si è deciso di far rappresentare: ecco il senso del sacrificio attraverso le fiamme, esercitato quasi sempre da una collettività, e più efficace che mai se a bruciare è nientemeno che la riproduzione di un uomo, che fa riemergere, anche se “per finta” e “sotto controllo”, persino la pulsione ancestrale al sacrificio umano.
Alla luce di questa premessa, il gesto delle due studentesse del centro sociale Askatasuna, che hanno bruciato i fantocci di Salvini e di Di Maio durante un corteo di protesta a Torino, mi ha fatto venire in mente tre considerazioni.
Primo. Ironia della sorte: fin dall’inizio, sia il partito di Salvini che il partito di Di Maio hanno inteso la politica solo come una ricerca di fantocci da bruciare. Con la loro comunicazione monotona, ripetitiva, ossessiva e violenta hanno creato ciascuno un nemico simbolico di comodo: gli immigrati per la Lega, i politici per i Cinquestelle. Anno dopo anno, articolo dopo articolo, intervista dopo intervista, hanno lavorato alla demonizzazione del nemico prescelto, occultando ogni suo possibile merito ed esasperando ogni suo possibile difetto.
Doveva trattarsi, ovviamente, di nemici percepiti come lontani e non divisivi, che nessun elettore potesse identificare come vicini alla sua cerchia, ai suoi affetti e ai suoi interessi. E doveva trattarsi di nemici già screditati storicamente dai media italiani, i quali avevano, in effetti, preparato già da tempo il terreno su cui far crescere sia l’odio indiscriminato contro gli immigrati sia l’odio indiscriminato contro i politici. Perché questa scelta da parte dei media? Perché il ritorno in termini di audience era immenso.
La campagna contro gli immigrati e quella contro i politici, infatti, sfruttano due delle forze psicodinamiche più attive all’interno dell’essere umano e più influenti nel costruire la sua identità: la paura del diverso e il bisogno di sentirsi migliore degli altri. Degradare gli immigrati, dipingendoli come delinquenti che provocavano in Italia uno stato d’emergenza permanente, appagava il primo bisogno. Degradare le istituzioni, dipingendole come una cricca di corrotti incapaci, appagava il secondo. Già nei primi anni 2000, quando il pupillo della “Casaleggio Associati” era ancora Antonio Di Pietro e stava entrando in vigore la legge Bossi-Fini, questo processo era irreversibile. Certo, un’analisi razionale dimostrava che scacciare gli immigrati o portare “la società civile” al posto de “la politica” non avrebbe alleviato di molto le sofferenze degli italiani, anzi, forse le avrebbe persino aggravate.
A chi avesse un’ampia conoscenza dei fatti non sfuggiva che l’alto debito, la bassa competitività, gli scarsi investimenti in istruzione e ricerca, o anche solo l’invecchiamento, la dipendenza dagli idrocarburi e l’arrivo della Cina sul mercato globale pesassero infinitamente di più tra le cause delle nostre sofferenze. Ma nell’uomo prevale la mentalità magico-simbolica, e bruciare il fantoccio giusto era una via molto più breve ed appetibile per liberarsi dai propri problemi. Chi in politica ha più scommesso sul fantoccio rituale (compreso Renzi nei pochi anni in cui è stato al potere) ha riscosso più successo. Non è stato, forse, Berlusconi il fantoccio rituale per bruciare il quale si è dato per due volte tanto credito a Prodi? Numerosi indizi provano già che il prossimo mega-fantoccio sarà l’euro.
Ma Lega e Cinquestelle sono stati abili anche nel produrre fantocci minori a cui dare addosso, soprattutto grazie al web e all’impunità che garantisce a chi insulta e minaccia di morte. Con gli insulti e le minacce di morte alla Boldrini, per esempio, i fan dei due partiti si illudevano di liberarsi dalla fastidiosa idea che una donna, e per giunta una portavoce dei diritti umani, potesse arrivare in una posizione di potere. Con gli insulti e le minacce di morte a Greta e Vanessa, si illudevano di liberarsi dall’odiosa idea che una ragazza sotto i 20 anni potesse essere più coraggiosa, generosa ed utile di loro. Ricordate anche la gogna dei giornalisti sul blog di Grillo nel 2014? Vere e proprie uccisioni simboliche collettive. Insomma, chi a Torino ha assassinato le sagome dei due viceministri non ha fatto altro che rendergli pan per focaccia: il che forse non sarà giustificabile, ma è più che comprensibile.
Secondo. Ci si lamenta sempre che “i giovani d’oggi sono indifferenti, non si mobilitano mai, altro che il ’77 e il ‘68”. Bene: per una volta che i giovani sono scesi per strada, con l’ovvia carica di rancore distruttivo di chi protesta contro un governo, i vecchi si sono spaventati e hanno pensato che via, forse era meglio quando stavano davanti a una playstation.
Eppure nel “glorioso” ’77 e nel “rimpianto” ’68 si bruciava e si feriva ben più che una sagoma di cartone. Delle due l’una: o rimproveriamo i giovani per la loro eccessiva passività, o li rimproveriamo per gli eccessi in cui scade giocoforza la loro attività. Un’altra frase che si legge sempre sui giornali è: “Se la gente sapesse x, ci sarebbe la guerra per le strade”. Bene: è successo. Migliaia di ragazzi si sono resi conto che la scuola sta per subire altri 100 milioni di tagli, e hanno fatto la guerra per le strade. Delle due l’una: se invochi la guerriglia, poi non te ne puoi lamentare.
Terzo. Nonostante questo, bruciare il fantoccio di Salvini e di Di Maio è stato un gesto inutile, che io non avrei mai fatto.Perché? Perché non si tratta di Hitler o di Pol Pot, dittatori che hanno emanato un regime dalla loro persona e sulla cui esistenza fisica il regime si basa. Sono soltanto i frontmen, o peggio ancora gli showmen, di due progetti di marketing che possono andare avanti anche senza di loro, scritturando nuovi attori. Salvini e Di Maio incarnano le loro ideologie nel senso in cui ne sono due appendici, non nel senso in cui ne sono due fonti. Illudersi che rovesciare quei due dissolverà anche lo stato di emergenza permanente sui migranti, da un lato, e l’ossessione per la caduta dei migliori che erode le nostre istituzioni, dall’altro, non è una scelta saggia.
Per questo anche l’incendio simbolico dei loro fantocci non può funzionare e non è liberatorio. Non sono i simboli giusti di ciò da cui vorremmo liberarci. In generale, è difficile trovare simboli di ciò da cui vorremmo liberarci. Ed è anche per questo che è difficile fare opposizione.