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Uno dei tratti distintivi della società liberale occidentale sta nel ruolo antagonista ma positivo della controcultura che essa stessa ha generato: “contro” il “sistema” e i suoi valori si sono sviluppati stili di vita che hanno consentito il superamento di determinati tabù, e hanno reso la nostra società più libera e aperta.

Non solo le grandi conquiste sul piano dei diritti civili (voto alle donne, aborto, divorzio, matrimoni gay), ma anche quell’intangibile clima di libertà e tolleranza consentito dalla rivoluzione dei costumi. Si tratta di un insieme di conquiste che oggi contraddistinguono l’Occidente dal resto del mondo: nessun posto è più libero del nostro. Non il Medio Oriente, non la Russia, non il continente asiatico. Alla conquista di queste libertà, dicevamo, hanno contribuito senza ombra di dubbio controculture e subculture che, utilizzando l’estetica e il linguaggio del corpo, hanno allargato il concetto tipicamente liberale della libertà personale.

Ecco perchè l’attacco di Salvini al punk volontario di Mission Lifeline, una ONG tedesca attiva nel salvataggio dei migranti del Mediterraneo, che agli occhi del ministro dell’Interno è poco rassicurante a causa del suo abbigliamento e della sua capigliatura, è stato un attacco frontale alla libertà di poter essere chi si vuole, come si vuole, tratto fondativo del patto tra cittadini e Stato in qualsiasi democrazia liberale. È stato un attacco alla libertà di un singolo individuo, reo di avere la cresta, fatto oggetto di pubblico ludibrio, ma che interessa tutti noi. Un’intollerabile invasione (questa sì) di campo da parte di un rappresentante dello Stato verso la libertà personale di un cittadino dovrebbe destare preoccupazione in chi ha a cuore le libertà individuali e vuole proteggerle dall’intromissione di qualsiasi organismo governativo.

Dal profilo twitter della ONG un'altra volontaria ha risposto al Ministro degli Interni: "Non indosso un vestito, ma mi assumo la responsabilità. Responsabilità di garantire che i valori europei siano anche efficacemente difesi. Sto salvando le persone dall'annegamento. Si tratta di vita e di morte, non del fatto che tu mi trovi carina".

Nel 1981 la regista Penelope Spheeris realizzò un documentario sulla scena punk di Los Angeles dall’evocativo titolo “The decline of Western Civilization”. Nel 2018, il declino della civiltà occidentale non passa per i punk, ma per un ministro in felpa che sfotte un libero cittadino per i capelli che porta.