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Roger Waters, rockstar e fondatore dei Pink Floyd, aderendo alle idee e iniziative del movimento BDS (Boycott, Disinvestment and Sanctions) nei confronti di Israele, ha deciso di escludere quel paese dalle destinazioni dei suoi concerti, e avviato una sua personale campagna di boicottaggio finalizzata a stigmatizzare pubblicamente gli altri musicisti e artisti che scelgono di esibirvisi. Coloro che non si schierano con Waters sono automaticamente bollati come "collaborazionisti" del Governo israeliano in quelle che vengono definite "politiche di apartheid" nei confronti dei palestinesi.

Ultimo bersaglio della campagna di boicottaggio politico e musicale di Waters è stato Nick Cave, il quale invece ha orgogliosamente rivendicato il diritto di suonare dove gli pare, a Tel Aviv o altrove, dove i suoi fan lo richiedono, sottraendosi alle minacciose imputazioni del tribunale dell'inquisizione etico-musicale capeggiata del compositore britannico, coadiuvato da Brian Eno. L'iniziativa di Waters contro Israele è motivata come "azione in difesa dei diritti umani" dei palestinesi. Nei fatti non lo è, ed è anzi una truffa ideologica. Ed è necessario precisarlo - chiarendo il perché - per banale amore di verità, e perché simili truffe ideologiche sono uno dei fattori che contribuiscono a esacerbare il conflitto tra israeliani e palestinesi, invece che favorirne la pacificazione.

In quanto rockstar di fama mondiale, status meritatamente conquistato con opere musicali eccezionali, Roger Waters dispone di un ampio potere di influenza dell'opinione pubblica. "Se lo dice Waters, allora...", è un po' come "se lo dice il Papa, allora..." ed è del tutto legittimo esercitare un simile potere per esprimere le proprie idee politiche e denunciare ciò che si considera un'ingiustizia, o protestare contro le scelte politiche di un governo. Ma Waters non sta utilizzando la sua figura pubblica per protesta. Se davvero fosse questa la sua intenzione, non dovrebbe far altro che organizzare un grande concerto a Tel Aviv, o Gerusalemme, e dal palco, di fronte a decine di migliaia di fan e di fronte al pubblico, esporre chiaramente e coraggiosamente le sue idee e le sue denunce.

Sarebbe l'unica iniziativa sensata, per colpire il governo israeliano e le sue politiche senza "punire" i fan e i cittadini israeliani - dall'operaio, al postino, al manager, al panettiere, agli altri bravi musicisti e artisti israeliani - che individualmente, come qualsiasi cittadino di qualsiasi democrazia, non sono direttamente responsabili delle scelte dei governanti, né necessariamente le approvano. Un'iniziativa analoga a quella di Waters contro Israele sarebbe d'altronde assurda in qualsiasi altro paese: Waters forse si rifiuta forse di suonare negli Stati Uniti, per disaccordo con le politiche di Donald Trump, di cui è un fiero oppositore? Qualsiasi persona dotata di buon senso considererebbe una simile iniziativa un'ingiustizia nei confronti degli americani che non sostengono Trump.

Nel merito e nel metodo "l'embargo musicale" di Waters nei confronti di Israele non è però affatto una protesta nei confronti delle politiche israeliane verso i palestinesi. Piuttosto, è una vera e propria aggressione bellica, ed è finalizzata, proprio come una qualsiasi altra offensiva militare, ad arrecare più danni possibili - in termini di discredito, isolamento internazionale, e danno alla reputazione - a Israele e indiscriminatamente ai cittadini e fan israeliani. Un'aggressione perpetrata utilizzando le "armi" a disposizione di una rockstar di fama mondiale, e cioè la capacità di imbastire un potente sistema di propaganda investendo la propria capacità di influenza sull'opinione pubblica e la sua autorevolezza nel mondo musicale.

La natura aggressiva dell'iniziativa di Waters, e il fatto che non vi sia alcuna preoccupazione, nel boicottaggio che ha intrapreso, per i danni arrecati ai suoi fan israeliani "innocenti" (sempre che vi sia ancora qualcuno disposto ad apprezzare la sua musica, a questo punto) e alla reputazione degli israeliani in generale, rivelano il suo autentico obiettivo ideologico, e quello di tutti i "boicottatori" di Israele: non la pacificazione con i palestinesi, ma la cancellazione di quel paese dalla carta geografica. Rimossa la maschera pacifista, l'azione di Waters ricorda decisamente quella del malvagio professore di the Wall, che metteva i bambini nel tritacarne. In questo caso sono l'opinione pubblica e gli appassionati del rock a finire nel tritacarne della propaganda per l'eliminazione di Israele.

@leopoldopapi