Sanders Corbyn

La recente affermazione di anziani leader progressisti come Sanders e Corbyn merita forse una riflessione non esclusivamente politica. In essi ci sono infatti elementi originali, almeno di questi tempi, che fanno della loro vicenda personale qualcosa di più profondo di una candidatura di successo.

Entrambi da sempre classificabili come minoritari di sinistra, la stessa coerenza che nel tempo li ha relegati a comprimari ha infine trovato nell'anagrafe un prezioso alleato, rendendoli riferimenti forti e autorevoli senza tuttavia far perdere loro la tradizionale aura di idealismo e, si passi il termine, verginità.

In tempi assai privi di riferimenti, di padri e di idealismi, è un fatto tutt'altro che trascurabile: un uomo di settant'anni che sia rimasto fedele a se stesso non può che esercitare fascino sugli elettori, e specialmente sui più giovani, oltremodo disincantati e delusi da un ceto politico che avvertono autoreferenziale e sordo ai loro bisogni. Non è quindi un caso che i vecchi idealisti siano diventati padri: dei padri affidabili anche grazie al loro manifesto idealismo, che si fanno naturale punto di riferimento per tanti figli più o meno arrabbiati e abbandonati. Un punto di riferimento che a torto o a ragione si avverte non ambiguo in un mare di ambiguità.

Potremmo parlare, ancora più precisamente, di quei “padri testimoni” evocati da Massimo Recalcati quando spiega l’evaporazione della figura paterna teorizzata da Lacan. In effetti, molto diversamente dal “padre padrone” che vuole rivelare una verità, il “padre testimone” si limita ad offrire un esempio, del quale tuttavia i figli riescono a riconoscere il valore. Un riconoscimento evidentemente significativo perché in contesti sociali esasperati e spesso corrotti da una lunga caccia alla ricchezza e al successo a tutti i costi, almeno per una buona fetta di persone viene vista con favore la nuova affermazione di un limite, di un argine simbolico a una moderna degenerazione del concetto di “possibilità”.

Non è difficile immaginare che Corbyn e Sanders possano aver rappresentato, anche simbolicamente (soprattutto con i loro capelli bianchi e la loro storia di perdenti) quell’idea di limite.

La politica intesa come proposte di merito c’entra probabilmente poco, ma il senso della politica come sintesi di una comunità e dei suoi sentimenti diffusi, quello sì può avere avuto un ruolo. Per chi scrive sia Sanders che Corbyn restano rappresentanti di una sinistra fuori dal tempo, che normalmente punta a fare nuovo debito senza pensare a chi domani dovrà pagarlo, e per questo esponenti di un’area politica inadeguata ad assumere responsabilità di governo. Ma qualsiasi valutazione sui contenuti non cambia di una virgola quel che si è scritto sopra: in certi contesti e a certe condizioni il fattore umano può diventare più forte e convincente anche del migliore dei programmi elettorali.

Le vicende di Sanders e Corbyn sono belle, coinvolgenti e soprattutto credibili. Sono, in tempi bui, alternative virtuose all’idea di mediocre stagnazione che suggerisce la politica.

Come lo è, per altri versi, quella del liberale Macron. Storia, quest’ultima, che probabilmente funziona bene proprio perché oltre al padre serve pure un figlio altrettanto credibile a cui passare il testimone; ovvero, per restare in tema, quel Telemaco che ha il coraggio di mettersi in viaggio, di affrontare il proprio destino, e quindi di diventare erede, senza chiedere permesso a nessuno.

Vanno benissimo, intendiamoci, le analisi del voto e delle proposte messe in campo: specie quando a ragione si stimino queste ultime come velleitarie o, peggio, fallimentari. Ma oltre al merito delle proposte si dovrebbe guardare con interesse anche al merito di chi propone. Non è detto che debbano essere per forza padri o figli ideali, neppure che debbano avere soluzioni definitive. Ma se mostrano un po' di coraggio, umanità e di fedeltà a se stessi è probabile che gli elettori, specie in mancanza di meglio, daranno loro fiducia.