GrillovsGrillo

Da ieri sera è possibile vedere su Netflix lo spettacolo "Grillo vs Grillo". Pura propaganda politica per il Movimento 5 Stelle offerta agli abbonati che pensavano di aver sottoscritto un contratto per una piattaforma di intrattenimento. Lo show è un monologo del comico genovese che comincia con la seguente frase: "Buonasera. Benvenuti nel futuro, nel futuro del Movimento 5 Stelle".

Giocando sull'ambiguità del personaggio, metà showman e metà politico (che è esattamente ciò su cui si fonda lo spettacolo) la piattaforma di streaming offre il prodotto sotto forma del "comedy special", genere molto in voga negli Stati Uniti. In realtà come nelle peggiori profezie che si avverano, la vicenda dello show di Grillo ricorda drammaticamente l'episodio di Black Mirror "Vota Waldo", che racconta la storia di un popolarissimo orsetto artificiale che, sull'onda dell'antipolitica, passa dagli schermi televisivi alla candidatura alla premiership. Vinte le elezioni, Waldo instaura un surreale regime semi dittatoriale.

Resta da capire se Netflix stia seguendo le orme di analoghe aziende dell'E-commerce e dell'high tech i cui Ceo, come accaduto nelle recenti elezioni presidenziali statunitensi, si sono schierati per l'uno o per l'altro, oppure se sia vittima dell'ambiguità di Grillo. Per ora, visti i commenti negativi di molti utenti su Facebook, questo posizionamento (senza alcun tipo di avviso o dichiarazione ufficiale da parte della società in merito al loro orientamento politico) appare come il primo vero grande passo falso di una piattaforma che offre generalmente contenuti di altissima qualità, a un prezzo accessibilissimo.

La natura "anfibia" della figura di Grillo, che fa il politico da comico e il comico da politico, teoricamente offre la possibilità di presentare i suoi show come comizi e i suoi comizi come show e non ci stupiremmo che, seguendo l'esempio di Netflix, il Presidente della Vigilanza Fico presto dichiari, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, l'inapplicabilità della par condicio agli spettacoli del "comico" e la garanzia degli spazi della par condicio - nei Tg e nei programmi di informazione - per il "politico". La moltiplicazione dei Grilli catodici.

Altre considerazioni, non solo sulla scorta dell'esempio di Grillo, potrebbero farsi sulle conseguenze politiche sull'ibridazione dei generi televisivi. Grillo - come Trump, che in teoria farebbe un altro mestiere - è uno straordinario soggetto da infotainment (l'informazione che fa intrattenimento) e non è detto che proprio le tendenze della "vecchia" televisione, da lui tanto denigrata a vantaggio del web, non siano destinate a favorirlo.

Tutto ciò detto, la scelta di Netflix è veramente incomprensibile. Perché se è "politica", come minimo è scorretta nei confronti di clienti che da Netflix hanno scelto di comprare altro, non politica. Se non è "politica", allora è un errore marchiano proprio dal punto di vista professionale, perché è surreale che a Netflix possano ignorare o sottovalutare che quello spettacolo è un comizio di propaganda per un partito votato da più di un italiano su quattro.