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Il 13 marzo scorso ci chiedevamo su Strade come mai da Oltretevere nessuno fosse ancora intervenuto per condannare l'approccio fascista del leader leghista Matteo Salvini al tema dei migranti. Molto è successo da quel giorno, molte cose sono state dette e anzi il Vaticano, per bocca del segretario della Cei Nunzio Galantino, non ha usato mezzi termini contro il capo del Carroccio. Uno scontro che è andato sempre più inasprendosi, tanto da diventare uno dei temi centrali del dibattito politico ferragostano.

Galantino tra le altre cose ha definito "piazzisti" quei politici che chiedono il pugno duro nei confronti degli immigrati. Alle parole di Galantino, Salvini ha risposto bollandolo come "comunista" e accusandolo malignamente di volere "difendere il business miliardario che una parte minoritaria della Chiesa coltiva grazie agli immigrati". Non pago della polemica con Salvini, Galantino ha quindi denunciato l'assenza del governo sul tema dell'immigrazione, salvo poi costringere a un precipitoso dietrofront Famiglia Cristiana, a cui aveva rilasciato l'esplosiva dichiarazione contro l'esecutivo.

Ma chi ha ragione, Salvini o Galantino? La risposta, almeno per chi scrive, é: nessuno dei due.

Galantino, che pure parla a nome di un mondo - l'organizzazione ecclesiastica e l'associazionismo cattolico - che in Italia si occupa davvero dei migranti e delle fasce più povere della popolazione, cioè degli ultimi della Terra, sembra suggerire una soluzione puramente morale a un problema essenzialmente politico. I moniti ad "aprire il cuore" o "aprire le case" sono culturalmente coerenti con gli insegnamenti del Vangelo, ma non sono un programma di governo.

L'invito alla conversione interiore di fronte all'esperienza della sofferenza umana, in cui si rispecchia il volto e il dolore di Cristo, non può surrogare l'inefficienza o le contraddizioni di un modello di gestione delle politiche migratorie che oggi è gravemente elusivo sia sul fronte "buonista" - dove tutto sembra potersi aggiustare con più generosità e accoglienza - sia sul fronte "cattivista" - dove tutto parrebbe miracolosamente risolversi con dosi più massicce di sanzioni e di galera.

Dall'altra parte della barricata, infatti, Salvini, nel suo interventismo mediatico, tra le tante castronerie è arrivato perfino a proporre il controllo delle nascite nei Paesi di provenienza dei migranti. Il che peraltro fa abbastanza ridere, detto da uno che per il proprio paese rivendica la sovranità anche monetaria, mentre per gli altri vorrebbe invece imporre dall'esterno la politica del figlio unico sul modello della Repubblica Popolare Cinese.

Insomma, esiste una terza via tra il buonismo di Galantino e l'approccio fascio-sino-leghista di Salvini? Esiste un modo per gestire in maniera ordinata i flussi migratori e per adattare le politiche italiane ed europee alle mutevoli caratteristiche di questo fenomeno globale, legato - per quello che più direttamente ci riguarda - agli strutturali squilibri politici, economici e demografici dell'area mediterranea? Se non esiste o non riusciamo a trovarla, non ci salverà nè l'illusione di potere trasformare l'italia e l'Europa in un "ospedale da campo" delle migrazioni planetarie, nè quella di tenere fuori dai nostri confini milioni di uomini affamati e disperati, in fuga dalle guerre e dalle carestie, sostituendo le cannoniere ai soccorsi di Mare Nostrum o di Triton.

Sia Salvini che Galantino, con proposte uguali e contrarie, stanno a valle del default, dato per inevitabile, di politiche migratorie insieme compatibili con la sicurezza della società italiana e europea e con la dignità umana dei migranti, mentre il vero problema politico sta a monte di questo scontro tra xenofilia e xenofobia. Quale politica mediterranea? Quali interventi di cooperazione? Quali alleanze strategiche e con chi? Quanti e quali investimenti politico-economici e in quali aree sensibili? Quale responsabilità militare nelle aree di crisi più acuta e più esplosiva anche dal punto di vista migratorio (dalla Siria, alla Libia)? Queste sono le domande a cui occorre rispondere e che i governi e le istituzioni europee hanno di fronte.

Chiudere gli occhi e trincerarsi nel silenzio, per poi parteggiare nella rissa da bar tra Salvini e Galantino, magari in attesa che ci sia un calo degli arrivi e "passi la nottata" dell'emergenza non é certo una soluzione a un problema che è oggi irrisolvibile, ma certamente gestibile in modo più intelligente e coraggioso.