Fotografa

Sarà perché hanno inventato gli smartphone, o chissà perché, ma appare evidente, negli ultimi decenni, che una specie di epidemia refrattaria a qualsiasi regime dietetico colpisce i quarantenni. Si direbbe che, appena superata la fatidica fascia degli '-anta', quasi tutti incorrono in una specie di mutazione genetica.

Fino a poco tempo prima erano appassionati lettori, o fissati del calcio. Ora no, o almeno, non solo. Ora, intorno a quell’età, un bel giorno la gente si sveglia e scopre che la sua vita è cambiata. Non sono più solo persone. Sono fotografi.

La mania per la fotografia, con successivo proliferare di corsi appositi e vendita di oggetti culto come le fotocamere Reflex e altro, non risparmia quasi nessuno. Comincia quasi sempre attraverso lo smartphone e le applicazioni che consentono di far sembrare artistico qualsiasi già vistissimo selfie e finisce… beh, non si sa ancora.

È un fatto che la fotografia presenta alcuni vantaggi per chi decide che, nonostante la carriera in banca e la vita non proprio bohémien, tra pranzi dalla suocera e vacanze in riviera, vuole sentirsi un po’ artista anche lui.

Primo: rispetto ad altri hobby artistici-visivi, come la pittura o il bricolage, non sporca e non prende spazio. Non richiede neppure una fatica fisica, come ad esempio il giardinaggio, ed è meno impegnativo che trovarsi un’amante.
Secondo: rispetto alla scrittura o altre attività culturali e artistiche, non richiede uno sforzo di concentrazione particolarmente intenso come lo sarebbe scrivere otto volumi di saga fantasy, il seguito de Il Signore degli Anelli.

Fotografare sembra facile. Basta un clic, e siamo tutti artisti. Chiaro che non è proprio così, che la fotografia è una vera e propria arte ormai riconosciuta nelle location decisive per la vita culturale della nostra epoca storica e che il suo valore non si discute. Chiaro che i veri artisti fotografi, più o meno giovani e più o meno esordienti, esistono e fanno belle e interessanti cose in giro per il mondo. Cose che costano loro fatica, studio, preparazione. Resta anche vero, però, che sono sempre di più le persone che decidono, alle soglie dell’età che dovrebbe essere matura, di sentirsi artisti fotografando. E a volte – anche se non sempre – anche tra le opere di questo sempre più diffuso tipo umano, si trova qualche chicca interessante, qualche lavoro riuscito, in sostanza qualche bella immagine.

Tuttavia, la cosa suscita quale riflessione.
Fotografare lo spazio che ci circonda, il mondo, noi stessi in un selfie, è davvero un gesto neutro e privo di conseguenze ed effetti collaterali? Oppure la rinata passione per la fotografia cambia la nostra visione del mondo?
In realtà credo si possa dire che chi si prende la briga di andare a fotografare in giro, anche a livello amatoriale, si trova, che lo sappia o no, a fare un gesto politico, da intendersi nel senso profondo e ampio del rapporto con la società e le nostre comunità di vita. Per capire come questo accada ho identificato cinque punti.

1. Vedere. Fotografare vuol dire vedere, notare le cose intorno a noi. Nell’epoca in cui ciascuno è assorbito da mille cose, guardarsi davvero intorno non è affatto scontato. Quando vogliamo scattare delle foto però improvvisamente diventiamo più consapevoli di ciò che ci circonda. Scegliamo cosa vedere e come lo vediamo. Potremmo così scoprire cose del mondo che ci circonda (e della comunità in cui viviamo) che magari non sospettavamo;

2. Registrare. Chi scatta foto in giro registra la realtà e la fissa nella memoria. Lo fa con cose, fatti, eventi. La foto così scattata (pensiamo ai terremoti, agli attentati ecc.) spesso costituisce una vera e propria prova documentaria di come si sono svolti i fatti.

3. Condividere. Se avete l’impressione di aver avvertito una scossa di terremoto che fate? Probabilmente darete un’occhiata a Twitter. Attraverso i social non ci accontentiamo certo di scattare le foto, ma le condividiamo e il più presto possibile. Certo, la cosa può potenzialmente avere un che di nevrotico, ma anche le ricadute sui rapporti sociali sono evidenti. Nei fatti di cronaca spuntano sempre fotografie o video girati da persone comuni con i loro smartphone. Come si diceva prima, sono vere e proprie prove storiche.

4. Conoscere (e approfondire). Andando in giro per fotografare, anziché per comprare o spendere soldi, potremmo scoprire alcune cose, lo abbiamo detto. Ma c’è anche dell’altro. Appassionarsi di fotografia può spingere a conoscere la fotografia stessa come arte, e la sua storia, con i grandi fotografi e gli artisti che l’hanno fatta. Così si impara a vedere il mondo con i loro occhi e si conosce qualcosa che magari prima si ignorava. In questo senso la passione per le foto è uno stimolo di crescita culturale.

5. Allineare lo sguardo - oppure no? La fotografia ci mette in una posizione molto particolare di fronte al mondo. Ci permette di scegliere e di comporre, letteralmente, il mondo che abbiamo intorno. A noi la scelta però. Come scegliamo di vedere? Vogliamo vedere le cose come tutti oppure no? Scegliamo un punto di vista comune oppure optiamo per una visione diversa, magari nuova o inattesa?

Per esempio, io posso decidere di finire questo articolo con una frase intelligente e personale, oppure con un modo di dire già sentito come: Meditate gente, meditate.

La fotografia questo comporta: una scelta, una visione, una lettura consapevole del mondo. E partecipazione. A meno di usare l’obiettivo come un frame, una divisione tra noi e il mondo, certo. Ma questa è un’altra storia.