Giudici, vaccini e autismo: quel che rischiamo davvero
Scienza e razionalità
La sentenza del tribunale del lavoro - perché poi di queste cose si occupano i tribunali del lavoro? - di Milano, secondo cui sarebbe "acclarata la sussistenza del nesso causale" tra vaccini e autismo, è destinata ad aprire diversi fronti di polemica, e soprattutto porta con sé conseguenze molto pericolose. Prima di tutto perché non è acclarato proprio un bel niente: non esiste alcuna prova della relazione causa-effetto tra vaccini e autismo, e non basta la discutibile perizia di un medico legale per trasformare la lana in seta, l'acqua in vino e il falso in vero.
La prima delle conseguenze è evidente: il sospetto, benché infondato, che i vaccini possano provocare una malattia tanto grave indurrà molte famiglie a non vaccinare i propri figli, esponendoli a rischi, reali, ben più concreti. Ed esponendo a seri rischi anche la popolazione non vaccinata, a cominciare dai bambini che non hanno ancora raggiunto l'età per vaccinarsi.
La sentenza, stando alle anticipazioni di stampa, si fonderebbe sui cosiddetti "side effects del vaccino Infanrix Hexa Sk emersi nel corso della sperimentazione clinica pre-autorizzazione o successivamente, fra l'ottobre 2009 e lo stesso mese 2011". Durante quelle sperimentazioni sarebbero emersi "cinque casi di autismo segnalati durante i trial, ma rimasti unlisted, ossia omessi dall'elenco degli effetti avversi sottoposto alle autorità sanitarie per l'autorizzazione al commercio".
Ci siamo già occupati su Strade, peraltro in beata solitudine, dei problema della scarsa trasparenza di alcune fasi dei test clinici che portano all'autorizzazione e alla messa in commercio di nuovi farmaci. Ma fare cherry picking di questi dati non dovrebbe servire a dimostrare alcunché: lo stesso perito, mischiando evidentemente pere con mele, parla di possibili danni potenziati dall'esistenza "di lotti del vaccino contenente un disinfettante a base di mercurio, oggi ufficialmente bandito per via della comprovata neurotossicità".
E cosa c'entra il mercurio con l'autismo? Nulla. Come racconta Paolo Bonanni, ordinario di Igiene all'Università di Firenze e tra i più esperti nel campo dei vaccini, la questione del mercurio "è stata tirata fuori alcuni anni fa da un'agenzia di protezione dell'ambiente statunitense. Si spiegò che se un bambino faceva contemporaneamente tutti i vaccini avrebbe superato le soglie di cautela previste per questa sostanza. Non è mai stato provato alcun danno dovuto alla somministrazione del vaccino ma il mercurio è stato tolto comunque".
Il rischio, quindi, è che la scarsa comprensione da parte di giudici e periti della mole di dati unlisted, possa aprire un vaso di Pandora potenzialmente senza fondo, in cui è possibile individuare (o anche solo sospettare) qualsiasi tipo di correlazione, anche la più fantasiosa. A quel punto saremmo tutti risarcibili di qualcosa, a spese della collettività.
E per finire c'è la pretesa, della quale abbiamo già parlato più volte, di riscrivere la scienza e capovolgere il metodo scientifico a suon di perizie e di sentenze. Se oggi un team di ricercatori fosse in grado di dimostrare l'esistenza di una relazione causa-effetto tra vaccini e autismo, dovrebbe sottoporre le proprie conclusioni alla verifica della comunità scientifica prima che quelle conclusioni possano essere considerate valide.
Nei tribunali di questo paese sembra regnare invece molta confusione, dal momento che la semplice perizia di un medico legale, che probabilmente nessuna rivista scientifica seria accetterebbe mai di pubblicare, e che non è mai stata soggetta alla revisione critica da parte di altri scienziati, acquisisce improvvisamente più rilevanza dell'intera letteratura scientifica su un dato argomento.