Gino Strada grande

L’articolo di Carmelo Palma Strada, Muccioli e gli esorcisti della carità. Impegno glorioso e idee molto discutibili è stato coraggioso e interessante. È ovvio che l'autore non ci sta dicendo che Strada è come Muccioli e che sono uguali. Ci sta dicendo – partendo da due vite "eccezionali" – che l'ideologia spesso non va nella stessa direzione della prassi che le "opere buone", se incasellate in una dottrina tanto intransigente, quanto manichea, rischiano di essere "trascese" e forzatamente "giustificate" dal fine politico ultimo (l'anti-imperialismo e il proibizionismo politico, ad esempio).

Di fronte a queste - come ad altre ben inteso - "religioni politiche" Aldo Capitini avrebbe contrapposto la sua "Religione Aperta" che, come la Società Aperta, è carica di contraddizioni, di mancate certezze ma anche ricca della centralità di una "prassi" che non necessita per forza di giustificazione retorica; anzi, è proprio la prassi ad affermare il "fatto teoretico" (è questa la posizione anche di Miguel De Unamuno alle prese con il conflitto fecondo tra Fede e Ragione), liberandolo dall'appartenenza divisiva ad una specifica "tradizione" e motivazione, per schiudere al meglio gli effetti salvifici e autonomi del "gesto buono", della meraviglia, del sacrificio e dell'impegno per il fratello in difficoltà nella "contingenza" che diviene, come ben inteso da Agnes Heller, il paradigma centrale della post-modernità.

Gino Strada ha sostanzialmente stupito il mondo proprio per questo lavoro, per il portato universale e nonviolento dell'atto pronto e scientificamente efficace veicolato da Emergency: per tutti e senza distinguo, senza colore e identità! Per l'uomo in quanto tale e come singolo. E qui sta la grandezza del suo retaggio, il valore del suo esempio, l'indiscutibilità (di fatto e non di "diritto") della sua opera.

Sulla sua "retorica", ovviamente, il dibattito è aperto ed affrontarlo come ha fatto Palma mi sembra utile e opportuno perché la "demitizzazione" attenta e priva di aculei faziosi può davvero giungere al cuore, al "kerigma laico" di una vita speciale che, in questo caso, cioè nel caso di Gino Strada, coincide con il ruolo operativo di un "medico totale", di una competenza fattiva, con la "Salute" riconquistata a forza contro la morte.