Perché se non è stato un problema ridurre la rappresentanza in Parlamento (il massimo organo democratico), con 600 parlamentari per 60 milioni di abitanti, perché mai, ad esempio, un consiglio regionale di una piccola regione - come ad esempio la Sardegna - deve deve comporsi di 60 consiglieri per poco più di un milione e mezzo di abitanti?

Se possiamo fare a meno della rappresentanza dove si fanno le leggi generali, dove si decidono i governi e le sorti interne e esterne del Paese, perché non farne a meno negli organi periferici, spesso sì pletorici e decisamente più dispendiosi nel rapporto costi-benefici?

Perché 34 consiglieri comunali per una città di poco più di centomila abitanti? A che servono? Dicono che rappresentano le varie realtà cittadine, quartieri, professioni, visioni e idee politiche, ma se possiamo avere un seggio parlamentare ogni 300mila abitanti, ci basta solo il sindaco, possiamo eleggere solo lui. Anzi potremmo anche evitare di eleggerlo, tanto la rappresentanza non serve; potrebbe essere nominato dal Governo (magari con un DPCM), come avveniva con i podestà, oppure lo estraiamo a sorte o potremmo sceglierlo sulla base di un paio di click sulla piattaforma Rousseau.

A questo punto potremmo cancellare direttamente le elezioni dal calendario. Tanto a cosa serve eleggere e delegare qualcuno in rappresentanza delle molteplici istanze provenienti dalla cittadinanza, dagli operatori economici, dal mondo della cultura, dalla comunità scientifica, dai territori?

Sono troppi gli incompetenti? Vero, ma allora scegliamo meglio i nostri rappresentanti, cambiamoli quando si rivelano inutili o dannosi, critichiamoli, pretendiamo che ci rappresentino, pensiamoci bene prima di votare per l’ennesima volta con i piedi, perché ridurne il numero non è servito e non servirà a nulla se non a diminuire la possibilità per tutte quelle istanze di essere rappresentate.