pnrr grande

C’è una insistente retorica sulle risorse del PNRR, sembra che si debba rifare tutta l’Italia con questi fondi e che, finalmente, si possano risolvere tutti i problemi del Paese. Non stiamo dando troppa enfasi? Può essere proprio così?

Gli obiettivi del PNRR e i progetti che li declinano vanno messi al lavoro in un’ottica di processo per avere una inversione di tendenza su importanti dimensioni dello sviluppo economico, in particolare quello del SUD che si trova nella situazione di poter cogliere un’occasione storica per rilanciarsi. Si dovrà avviare una transizione ecologica e una trasformazione digitale che richiederanno ingenti investimenti pubblici e private, ed esistono anche rischi (spesso poco citati). Troppo spesso il problema non è rappresentato dagli investimenti a disposizione, ma dalla capacità di attivare buona spesa pubblica e di mettere in moto processi virtuosi ed efficienti e di predisporre progetti veramente innovativi.

Il problema potrebbe essere non tanto la quantità di denaro disponibile, quanto il non saper spendere (bene) le risorse senza scegliere progetti di investimento con valutazioni appropriate fra diverse alternative disponibili. Nel campo della dipendenza dai fondi pubblici, il PNRR potrebbe alimentare patologie, il rischio che vi siano troppe risorse finanziarie e che queste vengano spese male esiste, come se un ammalato assumesse troppi farmaci.

Se il PNRR “non produrrà una crescita strutturale e permanente del Paese il problema del rapporto Debito/PIL si riporrà fra 3/4 anni in modo molto evidente. L’Italia cioè continuerà a essere il Paese europeo con un rapporto Debito/PIL tra i più alti della zona euro (con dubbi sulla sua sostenibilità), mentre gli altri Paesi della zona euro saranno a livelli enormemente minori” .

I fatti di questi ultimi mesi e alcune ricerche che iniziano a svilupparsi tendono a confermare l’idea che il piano contenga tanti interventi certamente utili, ma che manchi di una visione complessiva e organica dell’Italia del futuro. Sarà poi da verificare la capacità delle progettualità di generare processi virtuosi, di incidere strutturalmente sui territori e di avviare crescita duratura.

Secondo un contributo dell’economista Gianfranco Viesti pubblicato sul sito della rivista Il Mulino: “Il PNRR sembra non affrontare a sufficienza alcuni grandi nodi economico-sociali, “così come non affronta a sufficienza i grandi nodi della collocazione dell’economia italiana, della sua industria e dei suoi servizi, nell’economia internazionale di oggi e di domani; di un “modello di sviluppo” molto più centrato su ricerca e innovazione”.

L’Italia ha una grande responsabilità, non può fallire, deve spendere bene le risorse a disposizione, in modo efficiente per costruire il futuro. Sono necessarie una maggiore responsabilizzazione dei politici e la rendicontazione ai cittadini che dovrebbero poter valutare gli esiti dell’azione pubblica. Esistono rischi burocratici nell’attuazione, anche da parte del centralismo ministeriale e regionale.

Un quadro potenzialmente positivo, ma anche allarmante (già si evidenziano ritardi), l’esito è ancora aperto e il processo attuativo è appena all’inizio.