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Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato che il PNRR ha come principali beneficiari le donne, i giovani e il Mezzogiorno e dovrebbe contribuire a ridurre i divari territoriali esistenti nel nostro Paese.

L’Istituto Bruno Leoni in una nota di qualche settimana fa ha ribadito come le nuove risorse non possono essere la risposta al problema della crescita dell’Italia e ha rilevato come vi sia il pericolo che i finanziamenti disponibili finiscano per alimentare altra spesa improduttiva. I soldi infatti non sono tutto, per aumentare le possibilità che si mettano in moto processi duraturi, è importante sfruttare l’occasione per introdurre elementi di innovazione e discontinuità. Una nuova capacità di attivare buona spesa pubblica e di mettere in moto meccanismi virtuosi, potrebbe anche essere che troppi soldi facciano più male che bene, anche se questo sembra un paradosso!!!

Spesso il problema non è stato tanto la quantità di denaro disponibile, quanto, in alcuni casi, il non saper spendere (bene) le risorse, scegliendo con valutazioni appropriate fra diverse alternative disponibili. A questo si aggiunge il fatto che per molti anni si è sviluppata la tendenza, da parte della classe politica locale e nazionale a valutare le politiche di intervento, non in termini di efficacia rispetto a dotazioni, bisogni o problemi emergenti, ma in termini di “produttività del consenso elettorale”. Tuttavia, la buona spesa pubblica da sola non basta, c’è bisogno di efficienza, di rendicontazione e di valutazioni attente sugli effetti e sui processi messi (o meno) in atto, che dovrebbero segnare una discontinuità con le pratiche dei decenni passati.

Il settore pubblico (nelle sue diverse articolazioni) gioca un ruolo particolarmente importante all’interno del partenariato e delle procedure di concertazione nella determinazione e costruzione di progettualità, sia in termini positivi e propulsivi, sia in termini di vincolo (azioni consuetudinarie, logiche burocratiche e procedurali). La concertazione può risultare vanificata nei casi in cui manchi, da parte degli enti pubblici, una precisa volontà e, soprattutto la creazione di forme di accelerazione delle pratiche burocratiche e degli adempimenti amministrativi per i progetti compresi nel PNRR, occorre soprattutto ridurre i fattori di incertezza e indeterminazione delle procedure amministrative e offrire un quadro di regole certe.

C’é il rischio che i diversi attori ripropongano meccanismi politici e istituzionali clientelari, alimentando pressioni e veti incrociati, che riproducano una pluralità di rendite di posizione, più o meno rilevanti (nel controllo e nella gestione dei flussi di risorse, di progetti riciclati, di reclutamento di ulteriore personale nelle amministrazioni ecc.). Il PNRR non può quindi risolvere quindi tutti i mali, è stato caricato di valenze che stanno generando aspettative troppo alte, occorrono altre politiche, più strutturali, che colmino i ritardi e i deficit di crescita.