Bucha Forza Italia grande

Sei, siete Forza Italia; sei, siete il partito di Berlusconi. Sei, siete il partito del leader occidentale che più ha garantito sulle credenziali democratiche di un ex ufficiale del KGB che ha scalato le gerarchie del potere post-sovietico lasciando dietro di sé una scia di morti ammazzati impressionante e una aperta dichiarazione di ostilità alla liberal-democrazia occidentale, in nome di un ideale di resistenza che ibrida, in modo tutt’altro che originale, nazionalismo etnico, tradizionalismo religioso e oltranzismo ideologico anti-atlantico.

Sei, siete anche il partito di chi avrebbe voluto passare alla storia, se la storia si fosse fermata, come alcuni dei suoi profeti imprudenti vaticinavano, per avere schierato l’Italia dalla parte giusta, quella contro “i comunisti”, e che invece, visto che la storia ha continuato a muoversi e a slittare in direzioni imprevedibili, ha finito per sposare la causa dell’erede della potenza nemica – Putin – diventato nel frattempo l’antagonista storico dell’Europa (così dicevate) dell’austerità, del giogo tedesco, del pregiudizio anti-italiano, del multiculturalismo, della globalizzazione economica e dell’immigrazione programmata e sostitutiva della genia italica.

Sei, siete il partito che, in questi anni difficili per tutti, ha ritenuto che la cosa più facile fosse di fare finta di niente, di passare da Milton Friedman ad Aleksandr Dugin come se si trattasse di traslocare da Forte dei Marmi a Santa Margherita (o viceversa) e in ogni caso…hic manebimus optime.

Sei, siete il partito che non ha visto, cioè non ha voluto vedere, nulla di quello che succedeva e che quando è successo nelle forme più cruente – l’aggressione all’Ucraina, gli eccidi dei civili, i crimini di guerra – ha provato a rifugiarsi, come l’alleato Matteo, nella predicazione pacifista e nel bla bla bla diplomatico, senza riuscire a pronunciare il nome dell’aggressore e quello dell’aggredito, a mettere in ordine le cause con gli effetti, a prendere atto pubblicamente che l’inquilino del Cremlino era stato, come minimo, l’usurpatore della vostra fiducia e la prova del vostro errore, a cui avreste provato a porre rimedio.

Dopo le immagini di Bucha, penso che vi siate consultati e abbiate discusso a lungo su cosa potevate e cosa non dovevate dire, su come avreste dovuto intervenire su questo salto di qualità dell’orrore che voi e molti addetti ai lavori potevano prevedere e presumere come implicito in questa “operazione speciale” – il vero connotato “speciale” dell’operazione – ma che l’opinione pubblica ha per lo più appreso nella forma edulcorata e relativizzata della strage sospetta e misteriosa – non si sa di chi e non si sa perché – perché la vittoria storica del vostro (ex?) beniamino Putin non è stata di convincere il mondo che lui dice la verità, ma che in realtà nessuno la dice e che si può scegliere a chi credere allo stesso modo con cui si sceglie quale pizza ordinare dal menù.

E dopo Bucha, dopo tutti i pensamenti e ripensamenti, dopo tutte le telefonate fatte a chi di dovere, dopo tutte le consultazioni con copy e creativi, siete riusciti a dire questo: che la Russia deve punire i colpevoli. Come se tra il delitto e la Russia non ci fosse continuità, né relazione. Come se le fosse comuni fossero un delitto di criminalità comune, come se sparare ai civili fosse un’infrazione della rigida etica militaresca delle truppe occupanti, come se il massacro e il saccheggio non fossero remunerazioni normali, fuori-busta consentiti e agevolati, per i soldati di ventura che il Cremlino ha arruolato in questa guerra sporca.

Dire che la Russia debba punire i colpevoli è un esercizio di ipocrisia molto più sconcio e imperdonabile che sostenere che Ruby era la nipote di Mubarak. Anche perché, malgrado a troppi sfugga, è la differenza tra il genocidio e il pettegolezzo, tra i sanguinosi affari del mondo e i boccacceschi affari suoi del "principale". Anche su questo, non avete imparato. Non si può mentire su tutto allo stesso modo. Ci sono menzogne che fanno ridere e altre che fanno orrore quanto l'orrore che vorrebbero nascondere.