pensionati

All’interno della manovra di Bilancio il governo guidato da Mario Draghi ha proposto di concedere ulteriori risorse per la flessibilità in uscita a coloro che intendono ritirarsi anzitempo dal mercato del lavoro. Una volta deciso che “Quota 100” (si può andare in pensione con 62 anni e 38 anni di contributi) andrà ad esaurirsi a fine anno, i sindacati hanno perorato la causa del pensionamento anticipato.

Il governo ha quindi concesso spazio ai prepensionamenti (rispetto all’età definite dalla Legge Fornero) che hanno l’effetto di diminuire la già bassa partecipazione al mercato del lavoro. Ora si parla di “Quota 102” (soglia di accesso con 64 anni e 38 anni di contributi) per il 2022 e di “Quota 104” (65 o 66 anni e 39 o 38 anni di contributi) per il 2023. La Legge Fornero (necessario avere 67 anni per andare in pensione), quindi, tornerebbe ad avere piena vigenza solo nel 2024.

Se non altro, il governo per queste manovre pre-pensionistiche non intende destinare risorse eccessive – 602 milioni per il 2022 – 452 milioni per il 2023 e 508 milioni per il 2024 – ma il principio rimane sbagliato. A livello di politica economica va favorita la partecipazione al mercato del lavoro, non l’uscita.

L’Italia è uno dei Paesi in Europa che spende di più per le pensioni, che ormai hanno raggiunto un peso pari a oltre il 17% del Prodotto interno lordo (Pil). Ieri in audizione al Senato l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico con sede a Parigi) ha ribadito lo squilibrio del welfare italiano, sbilanciato in modo pauroso sulle pensioni, che la fanno da padrone, impedendo di allargare le tutele agli altri strati della società. E’ evidente che in una situazione di risorse scarse – per definizione – se spendiamo eccessivamente per le pensioni (compresi i sussidi impliciti nel sistema retributivo), poco rimane per altre forme di tutela: minori, madre single con basso reddito, partite iva in malattia, lavoratori a tempo determinato con “carriere interrotte”.

I rappresentanti dell’Ocse in Commissione Bilancio hanno sottolineato che “l’Italia spende per pensioni e servizi del debito molto di più rispetto agli altri paesi Ocse…Questo penalizza i giovani e le prospettive di crescita future”. Il nostro Paese non deve avere solo l’ambizione di tornare ai livelli pre-pandemia, perché non stavamo affatto bene. L’Ocse ci invita giustamente a dare un sostegno finanziario mirato, “il rimbalzo a breve termine è un punto importante, ma l’Italia non può tornare ai livelli prima della pandemia perché erano troppo bassi”.

Avendo un sistema pensionistico frutto di interessi particolaristici delle singole categorie (i telefonici, i dipendenti pubblici, i coltivatori diretti, i piloti…) esistono delle storture che fanno spesso arrabbiare l’opinione pubblica. Come possono alcuni soggetti beneficiare di pensioni da capogiro mentre sono in molti ad avere pensioni da fame o integrate al minimo? Il punto è che in Italia non abbiamo compreso che l’età media di vita si è allungata per cui tutti noi dobbiamo lavorare per un numero maggiore di anni proprio per avere un trattamento pensionistico di lunga durata. Inoltre, coloro che lamentano una pensione bassa dimenticano che hanno versato pochissimi contributi all’Inps. Per esempio, i commercianti hanno storicamente dichiarato poco a livello di reddito, per cui hanno pagato pochi contributi sociali e quindi hanno pensioni basse (ma magari hanno accumulato un discreto patrimonio).

All’estero le pensioni sono nettamente più basse che in Italia. Come fanno allora i tedeschi ad andare in vacanza per settimane in Costa brava o alle Canarie? Hanno risparmiato per tempo e costituito una posizione previdenziale integrativa attraverso i fondi pensione (che in Italia hanno ancora un peso limitato).

Tre mesi prima di essere assassinato, il 18 marzo 1968, Bob Kennedy fece un discorso presso Kansas University sul Pil e la felicità. Kennedy disse: “Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”.

Kennedy, che probabilmente sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti, intendeva focalizzare l’attenzione sulla qualità della vita, che non si misura solo col livello del Pil o con il livello nominale della pensione percepita. Conta anche dove vivi e il costo della vita nel tuo contesto geografico. Coloro che prendono 515 euro di pensione minima a Milano, fanno la fame; ma un cittadino di Palermo con 515 euro ha un tenore di vita che il pensionato milanese si sogna.

@beniapiccone