de luca grande

Affrontare l’emergenza Covid in uno scarico di coscienza universale, alla perenne ricerca di un “altro” a cui addebitare la responsabilità del tutto è un esempio paradigmatico di anti-pedagogia politica, un modo per seminare il vento dell’odio e raccogliere la tempesta del fanatismo, della follia collettiva e dell’ingovernabilità. E questo sembra particolarmente vero in Italia, in una politica intrappolata negli opposti estremismi del negazionismo de' noantri e degli strenui lottatori contro mascherine e plexiglass e del deluchismo dei caudilli anti-Covid e della guerra a Halloween e agli alcolici da asporto. In una politica, soprattutto, in cui i vertici delle istituzioni nazionali e regionali, dello stesso partito, si chiedono l'un l'altro minacciosamente "dove sono finiti i ventilatori?".

Il Covid c’è perché c’è e perché tutti i paesi più vulnerabili – quelli economicamente integrati, densamente abitati, con alti tassi di mobilità – non hanno trovato né potevamo trovare in pochi mesi il modo di adeguarsi al contesto pandemico senza di fatto fermarsi (e “fermarsi” non è “fermarsi”, ma morire). Non è “colpa” di nessuno se New York e Milano e la Lombardia sono state così appestate (né dei rispettivi cittadini, né dei rispettivi amministratori). Non è colpa né merito di nessuno se la prima ondata del contagio ha investito per prima l’Italia, in anticipo su un orrore che sarebbe diventato planetario e quella di ritorno arriva da noi in ritardo di qualche settimana, che peraltro ci siamo affrettati a sprecare proclamandoci, come al solito, “meglio degli altri”.

Esistono certo molte responsabilità politiche e una somma di comportamenti individuali che hanno, in termini relativi, accresciuto o contenuto i danni della pandemia e queste è giusto che siano fatte valere e contestate. Ma addebitare morti e malati, disoccupazione e miseria, focolai e lockdown a questo o a quello, cercare il colpevole individuale da impiccare all’albero della paura collettiva è un esercizio miserabile in cui la politica italiana, nella sua grottesca miseria, miserabilmente eccelle.

Il Covid non c’è e non è ritornato, purtroppo, in grande stile per colpa di Zangrillo e delle cazzate che ha detto o di Arcuri e delle cazzate che ha fatto e non ha fatto, per colpa della movida estiva dei vacanzieri o per colpa del letargo estivo della politica, che si è “dimenticata” di apprestare le cose che sapeva di dovere apprestare (dai mezzi pubblici di trasporto, ai posti di terapia intensiva). Una politica che non è capace di questa verità e delle conseguenze che ne derivano è una politica molto meno seria del Covid, ma purtroppo altrettanto letale e contagiosa.

@carmelopalma