siccita big

La questione dei cambiamenti climatici è spesso sugli organi di informazione, a volte perfino in maniera a mio avviso troppo allarmistica. Per essere più precisi era sugli organi di informazione, dato che oggi tutto il sistema dei media radio-televisivi-cartacei-social è concentrato su "tutto il virus minuto per minuto". Ovviamente chi scrive non ritiene certo che non si debba avere una informazione dettagliata sulla emergenza del coronavirus ma, di tutta evidenza, questa occupazione totale delle nostre coscienze con un bombardamento mediatico senza precedenti rende tutto il resto opaco, assente. Mentre assente non è.

Tra le questioni che colpevolmente non vengono trattate dagli organi di informazione, quindi dalla politica ufficiale che purtroppo segue e insegue l'informazione, c'è la questione legata al rischio di siccità che abbiamo davanti.
Analizzando i dati degli ultimi anni e decenni si evince chiaramente che i periodi di siccità e di carenza idrica sono sempre più frequenti a causa di una modifica delle caratteristiche delle precipitazioni, che sono assenti per periodi significativi per poi giungere con violenza e per tempi prolungati in altri periodi. Tale modifica che si registra ormai da tempo provoca un aumento del rischio di siccità e, pare un paradosso ma così non è, anche un aumento del rischio di dissesti idrogeologici e inondazioni dovuti all'eccesso di precipitazioni di elevato grado di intensità.
Tale premessa è necessaria per andare a vedere cosa sta accadendo in questi primi 100 giorni del 2020. Mentre in alcune aree del Paese la situazione non pare così critica, nel nord-Italia - in particolare modo nel nord-ovest di Italia - la situazione presenta caratteri di eccezionalità che devono essere presi in considerazione.

Lasciamo parlare i dati dell'ARPA Piemonte che è certamente la regione sottoposta al maggior rischio di siccità:
1) il volume di acqua complessivamente invasato nel mese di marzo 2020 è stimabile in circa 133 milioni di mc, pari al 29% della capacità massima teorica complessiva;
2) dal 1 gennaio 2020 sono stati persi oltre 100 milioni di mc;
3) la portata dei fiumi della parte centrale e meridionale della Regione Piemonte (bacini del Po e del Tanaro) hanno portate ridotte dal 25% al 50%;
4) Le ultime precipitazioni di un certo rilievo sono avvenute 4 mesi fa, la riduzione delle precipitazioni nelle aree centrali e orientali della Regione è di ben oltre il 70%.

Questi dati sarebbero allarmanti sempre ma divengono di allarme ancora maggiore in una situazione dove le riserve idriche sotto forma di neve sono ridotte. Nella cartina qui riprodotta si riporta la previsione dell'ARPA, lo scenario atteso. In bianco la previsione di una situazione nella norma (si limita alla Regione Valle d'Aosta e al bacino della Dora Baltea alimentato dallo scioglimento dei ghiacciai), in arancione la siccità moderata (settore orientale della regione), in rosso siccità severa (la gran parte della Regione), in rosso scuro siccità severa (parte centrale del Piemonte).

Copia di piemonte siccita

 

Certo, tra qualche tempo abbondanti precipitazioni potrebbero ridurre l'allarme anche se a oggi nelle previsioni a medio termini tale eventualità è esclusa. Tuttavia, in assenza di adeguati rifornimenti idrici apportati dalle perturbazioni atlantiche dobbiamo prepararci al peggio, non attendere. L'emergenza virus non ci fa vedere il problema ma questo si presenterà con tutta la sua forza già tra uno o due mesi. I consorzi irrigui stanno aprendo le loro attività estraendo dal sistema delle acque superficiali ulteriori quantitativi che portano e porteranno a ulteriori depauperamenti della risorsa. Le risaie di Piemonte e Lombardia si stanno allagando con enomi quantitativi d'acqua che sono sottratti agli agricoltori a valle. La cosiddetta "guerra dell'acqua", già vista in altre annate, si preannuncia con tutta la sua gravità per il 2020, dove anche le risorse idriche potabili potrebbero vedere carenze in settori specifici del nord-ovest (anche questo è già accaduto).

Quindi che fare? Me la potrei cavare facilmente dicendo che di questo problema ce ne occupiamo da decenni con proposte specifiche in tema di risparmio idrico in agricoltura con l'utilizzo delle tecnologie, tramite una selezione di colture meno idroesigenti e la coltivazione di quelle più esigenti solo nei suoli più adatti, con la redazione di manuali informativi sulle buone pratiche irrigue, coltura per coltura, sistema irriguo per sistema irriguo. Oggi però non c'è tempo per le recriminazioni e occorre prepararsi per ridurre gli eventuali danni. Occorre farlo ora.

La proposta è quella di creare una sorta di task-force interregionale, con il pieno coinvolgimento dei ministeri di agricoltura e ambiente e delle associazioni di categoria degli agricoltori, nonché dei consorzi irrigui, per progettare insieme misure di emergenza relative alla gestione dell'acqua dei bacini, a come garantire gli approvvigionamenti potabili, alla distribuzione della risorsa alle aziende agricole, alla necessità di lasciare (come prevede la legge) il minimo deflusso vitale nei corsi d'acqua nonché acqua a sufficienza per gli agricoltori a valle. Una task-force che sarebbe utile istituire permanentemente, dato che passata questa emergenza siccità presto ce ne sarà un'altra.
Qualcuno dirà che ora non c'è tempo per la siccità perché abbiamo da combattere il virus. Quello che dico io è che se non ci occupiamo di questo problema sarà il problema a occuparsi di noi.