dimaiosenato

Al di là di ogni considerazione politica, giuridica, istituzionale sulla crisi appena conclusa e la nascita del nuovo Governo, la conseguenza che colpisce di più (o ha colpito me) di tutta la vicenda è stata la dimostrazione dell’irrilevanza pubblica della credibilità personale nello svolgimento dell’attività politica.

La credibilità personale è uno dei collanti invisibili della società. È un ‘bene immateriale’ che fa sì che le persone, esposte ai rischi continui della vita, ripongano spontaneamente fiducia reciproca nel cooperare e nel rischiare insieme: nelle relazioni personali, negli affari, nel lavoro. Senza fiducia volontaria tra individui la società precipiterebbe nel caos. La credibilità personale deriva, in generale, dal fatto di saper assumere responsabilità, mantenere impegni e coerenza tra intenzioni e azioni. Se nei settori pubblici e in presenza di sussidi diventa meno necessaria, perché le persone possono ottenere benefici gratuiti e “socializzare i costi” dei loro errori, nella vita privata diventa un capitale essenziale, senza il quale si rischia di rimanere esclusi dalle relazioni sociali, e di essere messi al bando come inaffidabili.

Ma dopo questa crisi, è certamente dimostrato che la credibilità e la reputazione personale è irrilevante, e non è più un requisito necessario almeno nella surreale politica italiana. In parte è sempre stato così, anche se c’era forse un’attenzione maggiore nel salvare almeno l’apparenza. Dopo gli eventi delle ultime settimane è chiaro che questo fattore non ha più alcun valore: si può dire tutto, il contrario di tutto, da un giorno all’altro e persino da un’ora all’altra, si può impegnarsi in un senso e fare l’opposto, allearsi con chi era avversario mortale per valori e storia, senza preoccuparsi di smentire se stessi e il proprio operato, si può ricoprire incarichi di estrema responsabilità senza alcuna competenza o esperienza, passando dall’uno all’altro come si cambia una maglietta. E se prima l’incoerenza era almeno notata nel dibattito pubblico, oggi viene, in molti casi, esaltata come capacità strategica politica, bollando invece la coerenza come ottusa ingenuità. E con buone ragioni, perché laddove di aspetteresti perdite di consenso, i consensi aumentano, e diminuiscono invece per i coerenti.

Insomma, dopo ciò a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane nella politica italiana, i livelli di reputazione personale richiesti per svolgere quest’attività sembrano ormai molto al di sotto di quelli minimi necessari per fare funzionare le normali attività, relazioni e cooperazioni, senza i quali la società diventerebbe un caos violento e irrazionale.