L’annunciato Governo PD/M5S nasce su una scivolosissima china dorotea, delimitata da un’ardita, quasi velleitaria, ipotesi politica, che dovrebbe contenere, se non escludere, tale natura. Ecco l’ipotesi: assicurare la “continuità” di governo al soggetto politico più anticostituzionale della storia repubblicana, il M5S, già a Palazzo Chigi con Salvini: mentre si afferma di volerne mutare proprio questo costitutivo carattere.

Pare più un Rubicone delle speranze democratiche, che un Piave della Libertà futura. Tuttavia, se questo scenario vogliamo tenere fermo, ipotesi per ipotesi, affinché la fin qui asserita “discontinuità” attinga, nei rituali “primi 100 giorni”, almeno la soglia della decenza politica, le cose “da fare” (secondo il corrente lessico volitivo) sono chiare:

- 10 giorni, per depennare il “taglio” del Parlamento;

- 20, per cancellare immediatamente la sospensione della prescrizione del reato dopo il primo grado di giudizio;

- 30, per abrogare i Decreti-Sicurezza;

- 60, l’intera cd Spazzacorrotti;

- 90, per dimezzare (almeno), il cd Reddito di Cittadinanza e rimuovere Quota 100 (e cosí interloquire plausibilmente sulle gravose clausole di salvaguardia sull'Iva).

È appena il caso di ricordare, che la condotta politica di Salvini, fino alla sconsiderata invocazione dei “pieni poteri”, ha suscitato una opposizione politica fondata sulle tutela delle Libertà Fondamentali, non su un terreno prevalentemente economico. E che l’area di consenso illiberale suscitata, in questo crepuscolo di Seconda Repubblica, non nasce nè muore con la Lega, ma con il M5S: il quale ha preceduta la Lega nella suddetta condotta, e ampiamente.

Se nel PD, e commentatori limitrofi, hanno bisogno di argomenti, anche per richiamare l’ordine di priorità finora fatto giustamente campeggiare, rileggano pure quello che hanno lungamente scritto e dichiarato in proposito. In alternativa, pongano la questione di fiducia, su uno a scelta dei necessari disegni di legge abrogativi (articolo unico). E, acquisita la rottura, vadano a raccogliere voti e civiltà, se ne hanno l’ispirazione e la capacità politica.

Nulla qui si aggiunge, per non suscitare sgomento, in un Paese in verità pur uso a sgomentare più che a sgomentarsi, su Questione dei Poteri e Ordine Costituzionale. Senza un riconoscibile indirizzo politico di questa specie, al PD risulteranno solo “salviniani di complemento”. Si confida che non sia la loro reale aspirazione, più o meno invischiata in pretese di gesuitica “rieducazione omeopatica”.