putincolbacco

La parte più interessante della conversazione, in cui Savoini e i suoi sodali bussano a quattrini per la Lega con gli interlocutori russi, non riguarda né il “cosa” né il “come” di un’operazione del tutto tradizionale alle nostre e alle loro latitudini.

Dal Cremlino, fin dai tempi del Pcus, sono stati particolarmente generosi verso i partiti fratelli, cioè verso la manodopera politica straniera a libro paga in nome della Rivoluzione e dei suoi surrogati neo-imperiali.

La tecnica della cresta sulle forniture di petrolio o di altri prodotti energetici è vecchia e collaudata. Proprio cinquanta anni fa, Boris Ponomariov, il dirigente del Poljtburo incaricato di trattare con il PCI, quando Gianni Cervetti comunicò ai sovietici la decisione di Berlinguer di rinunciare al finanziamento diretto da parte del PCUS, assicurò sarcastico che i comunisti italiani avrebbero comunque potuto continuare a usufruire dei proventi derivanti dai contratti sul gas naturale, cioè delle intermediazioni farlocche da parte di società di comodo.

La parte più interessante e politicamente sostanziale della vicenda non riguarda insomma i segreti di Pulcinella delle transazioni tra i Napoleon di Mosca e i suoi Clarinetti occidentali. Come nella storia stalinista, il meglio e il peggio riguarda il “perché”, la fede che anima gli zelanti servitori della rivoluzione internazionale e, in questo caso, della Vandea rosso-bruna che sta avvelenando il continente, assistita dalla potenza propagandistica nucleare del Cremlino.

Savoini ha l’aria di uno che ci crede, che ironizza sull’opportunità di rieducare, anzi “riabilitare” un sacco di gente inviandola nei gulag, ma che ha la consapevolezza di lavorare all’edificazione politico-ideologica di un gulag europeo, di una prigione mentale e materiale in cui rinchiudere, in primo luogo, milioni di italiani dando loro l’impressione di vivere in un pieno di libertà, autonomia e potere sovrano.

Il sovranismo europeo, dal punto di vista strategico, è la maschera di scena dei due sovranismi del post Guerra Fredda, interessati entrambi oggi a disgregare l’Unione europea, ancora fastidiosamente incuneata negli equilibri delle potenze. Eppure questo sovranismo “di servizio” affascina milioni di europei come neppure l’ideale sovietico era riuscito a fare fino alla caduta del Muro. Se anche nel Paese con il più grande partito comunista dell’Occidente, l’Italia, il fattore K rendeva democraticamente (e non solo militarmente) impossibile la vittoria del PCI, oggi il nuovo “partito di Mosca” ha trionfato nelle urne e ha messo nelle principali caselle di potere uomini che corrono ad omaggiare e incensare padron Putin come nemmeno le olgettine con il vecchio Berlusconi.

È una partita vinta, quella che Putin ha giocato sull’Italia, e di cui sarà complicatissimo ribaltare il risultato. A dimostrarlo basta il fatto che mentre un analogo incidente occorso al governo sovranista austriaco ha prodotto un cataclisma istituzionale e portato a elezioni anticipate, in Italia, salvo una miracolosa resipiscenza dell’opinione pubblica, non succederà nulla e tra qualche settimana tutto tornerà alla triste normalità del Gulag democratico italiano.

Si illude vanamente chi spera che Salvini possa cadere in tribunale, in una sorta di Mani Pulite International, se mai i magistrati seguendo il filo delle transazioni mettessero le mani su un po’ di quattrini o su qualche cassaforte da cui transitavano i soldi di Mosca.