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Il discorso di fine anno del Presidente Mattarella esordisce con un velato riferimento alle troppe e inopportune esternazioni sui social media di Matteo Salvini e prosegue costellato di riferimenti polemici alla Lega e al Ministro dell'Interno: dalla contrapposizione comunità/solidarietà vs. conflitto/sicurezza, all'elogio del terzo settore e del no profit, al problema del tifo violento negli stadi, agli immigrati, all'europeismo.

Il discorso può esser visto come la continuazione e il culmine di una serie di piccole ma significative iniziative che il Presidente aveva intrapreso nelle settimane precedenti, e che segnalavano, con discrezione ma in maniera inequivoca, la sua distanza dall'esecutivo (a un video con affermazioni su chi è affetto da sindrome di down, Mattarella fa seguito visitando un ristorante gestito da ragazzi down; all'indifferenza di Matteo Salvini egli fa da contrappunto presenziando al rientro in Italia della salma di Antonio Megalizzi, ma senza richiamare pubblicamente il Ministro; decide di attribuire il cavalierato a nomi che vengono dal mondo del volontariato e a persone che si sono spese contro il razzismo).

Stilisticamente, Mattarella si è espresso con il garbo e con il contegno che caratterizzano la sua figura pubblica e che furono sottolineati già al momento della sua elezione. Ma non è appropriato (ed è anzi volgare) sostenere, come alcuni hanno fatto, che egli «parla a suocera affinché nuora intenda». Nel discorso non vi sono, è vero, pause oratorie seguite da declamazioni enfatiche, come il famoso: «No, io non ci sto» di Scalfaro. Ma garbo non vuol dire procedere per ellissi. Quel che intendeva dire, il Presidente l'ha detto in modo chiaro; il suo è stato un discorso politico, ma anche commosso e commovente.

Mancano nel discorso di Mattarella le formule auliche che avevano contraddistinto il suo predecessore («con viva e vibrante soddisfazione»). Non c'è nel testo la ricerca di una oratoria alta e sostenuta: esso procede scorrevolmente e può essere compreso da tutti. La vicinanza umana del Presidente Mattarella alla donna novantenne che chiama i carabinieri per sfuggire alla solitudine, ai volontari, agli immigrati che vivono e lavorano nel nostro paese non potrebbe del resto facilmente combinarsi con espressioni arcaicizzanti: ne risulterebbe un'aria di affettazione.

La commozione intrisa di passione civile, che viene a Mattarella dalla tradizione personale e dal cattolicesimo, si concentra sui temi del volontariato, della solidarietà, della lotta al razzismo. Se mai una critica si può fare (e bisognerebbe sempre esercitare una certa cautela nel criticare una figura alta come quella del Presidente Mattarella) essa riguarda la parziale eclissi dei temi economici. Nei pochi passaggi del discorso dedicati ai temi econommici, Mattarella rivendica di aver promulgato la legge di bilancio ed evitato l'esercizio provvisorio. Ma «la grande compressione dell’esame parlamentare e la mancanza di un opportuno confronto con i corpi sociali» avrebbero autorizzato una scelta diversa; e non c'è, nel testo, una vera elaborazione critica del punto.

L'arretratezza delle nostre amministrazioni e della struttura dello stato italiano è un tema pressoché assente dal discorso; la decennale crisi di produttività che affligge il nostro sistema economico, esacerbata dalla seconda globalizzazione, è appena menzionata, e con toni eufemistici. In un momento in cui molti osservatori prevedono un rallentamento dell'economia mondiale, o una recessione che avrebbe conseguenze ancor più disastrose per l'Italia, il Presidente non ha colto l'occasione per trasmettere agli italiani il senso d'urgenza e di gravità della situazione economica del paese. Il risultato pratico è di lasciare intatto il visibile iato fra le cupe previsioni degli osservatori sul destino economico del paese e la psicologia di milioni di italiani che aspettano chimerici redditi di cittadinanza e pensioni anticipate.

Qualche tempo fa, Michele Boldrin e Alberto Forchielli riflettevano su come le élite italiane non abbiano mai compreso a fondo le implicazioni della seconda globalizzazione, dell'ingresso del Cina nell'Organizzazione Mondiale del Commercio, dei cambiamenti tecnologici e produttivi che avvenivano in altri paesi. La potente vena di impegno civile che scorre nel discorso del Presidente Mattarella non autorizza a credere che egli sfugga a questo giudizio.