Bonino De Andreis filospinato

Non è una letterina al governo che verrà, ma un appuntamento rituale che ogni anno si celebra a maggio inoltrato. Quest’anno, però, le raccomandazioni della Commissione Europea arrivano in un momento cruciale della lunga fase necessaria per arrivare finalmente a un governo. Giungono a contratto già fatto, con idee e programmi di policy ben definiti. Ecco dunque che il documento di Bruxelles assomiglia più a un contratto con l’Europa, su cui valutare l’adesione delle aspiranti forze di governo.

Cosa chiede la commissione – I punti finali delle raccomandazioni ripropongono in parte alcune indicazioni dell’anno precedente, come il trasferimento del carico fiscale sui fattori produttivi verso imposte meno penalizzanti per la crescita. Se l’anno scorso il documento conteneva la reintroduzione dell'imposta sulla prima casa a carico delle famiglie con reddito elevato, quest’anno propone la riduzione delle tax expenditures (sono circa 800 per un valore di oltre 300 miliardi di euro), accanto alla reiterata richiesta di una riforma del sistema catastale.

Viene confermata la necessità di ridurre la durata del processo civile, potenziare la lotta contro la corruzione e ampliare l’uso obbligatorio dei sistemi elettronici di pagamento, individuando una soglia più bassa per l’uso del contante.

Le tre sfide - Le sfide per le aspiranti forze di governo ruotano intorno a tre punti inseriti con una sottolineatura particolare rispetto al passato: accelerare la riduzione del debito pubblico; ridurre la quota della spesa pubblica per le pensioni in modo da creare altri spazi per la spesa sociale; approvare una nuova legge annuale sulla concorrenza.

Su quest’ultimo punto infatti la Commissione sottolinea come esistano barriere significative alla concorrenza in settori come le professioni o i trasporti pubblici locali.

L’allarme sulla spesa pensionistica è confortato dalle usuali statistiche, utili da ribadire. La spesa pensionistica copre oggi il 15% del Pil, ma in Italia la popolazione sopra i 65 anni è più alta della media europea, una condizione che farà salire ancora la spesa in pensioni nel medio termine, sottraendo risorse ad altri capitoli di spesa. Anche per questo la Commissione allude a interventi sulle pensioni elevate scollegate dai contributi versati, ma non nasconde qualche malumore sulle marce indietro fatte in questi ultimi due anni sulla riforma Fornero, ancora ben poca cosa rispetto ai testacoda annunciati nel contratto gialloverde.

Quanto al debito pubblico, appaiono molto stretti i margini di azione. Ad oggi, dice la Commissione, l’Italia potrebbe non rispettare le regole sul debito nel 2018 e nel 2019. Serve almeno lo 0,6% di Pil, circa 10 miliardi, per aggiustare i conti e anche per questo il tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta non dovrebbe sforare lo 0,1%.

Numeri che sembrano molto lontani dalle spese e dalle coperture indicate nel contratto di governo firmato Lega e M5S.