Bundestagsplenum

Sull'assetto del prossimo Bundestag hanno giocato un ruolo determinante la forte matrice proporzionalista del sistema elettorale tedesco ed uno dei suoi meccanismi specifici non troppo noti. La legge elettorale tedesca, presentata come un sistema misto metà maggioritario metà proporzionale, prevede un dispositivo che può - come nel caso delle elezioni di domenica scorsa - attenuare sensibilmente la percentuale di eletti con mandato diretto e dunque il carattere maggioritario della norma.

La legge prevede, infatti, che i candidati che prendono più voti in ciascuno dei 299 collegi uninominali vengano eletti, ma che la distribuzione dei seggi - a livello nazionale e di singola circoscrizione elettorale (i Land) - restituisca proporzionalmente la percentuale dei voti delle singole liste espressi dagli elettori. Ecco perché in una circoscrizione nella quale una lista non si aggiudica nessun mandato diretto deve comunque essere assegnato a quella lista un numero di seggi corrispondente alla percentuale dei voti ottenuti. E reciprocamente in una circoscrizione nella quale una o più liste si aggiudicano buona parte se non la totalità dei mandati diretti si rende necessario bilanciare questa affermazione dando alle liste senza mandati diretti il numero di seggi che serve a garantire a quest'ultime una rappresentanza proporzionale ai voti. E ciò deve essere fatto a prescindere ed indipendentemente dal numero dei seggi spettante a ciascuna circoscrizione elettorale in base ad un sistema - come scritto - misto (50% maggioritario e 50% proporzionale) che teoricamente prevede 299 mandati diretti e 299 eletti su base proporzionale per un totale di 598 seggi.

Ecco perché per restituire, sul piano della rappresentanza parlamentare, il risultato elettorale di domenica scorsa si rende necessario arrivare all'assegnazione di 709 seggi, ben 111 in più rispetto ai 598 teoricamente previsti. I 299 deputati con mandato diretto del nuovo Bundestag rappresenteranno, dunque, solo il 42%, e non la metà, degli eletti. E dei 299 deputati con mandato diretto 233 sono stati eletti con la CDU-CSU, 59 con la SPD, 3 con AFD, 5 con la Linke ed 1 con i Verdi. E’ stata la natura proporzionale del sistema ad assicurare, non solo, una rappresentanza parlamentare comunque significativa alla SPD, ed una buona ai Verdi ed alla Linke, ma anche e soprattutto la massima valorizzazione - in termini di seggi conquistati - sia di una forza anti-sistema come l’AFD sia dei Liberali che hanno scommesso su una campagna elettorale di dura opposizione all'europeismo del governo di Große Koalition in carica.

Fare ipotesi e trarre considerazioni generali sul funzionamento di un sistema elettorale è sempre azzardato. Non sì può, infatti, dire che un sistema elettorale maggioritario avrebbe dato alla Germania ed alla Merkel un governo ed una maggioranza stabili. Ma allo stesso tempo si deve considerare il fatto che con un sistema elettorale che non rende necessaria/opportuna la formazione di coalizioni (forme di convergenza sui candidati nei collegi uninominali) prima dello svolgimento delle elezioni - salvo quella storica tra Cdu e Csu - i cittadini sono indotti a scegliere con minori condizionamenti (il cosiddetto voto utile) la lista che meglio rappresenta le loro idee ed i loro sentimenti senza potersi/doversi pronunciare sull’aggregazione politica dalla quale preferiscono essere governati.

Ciò nonostante quelli tedeschi sono numeri da considerare. Lo sono non solo per fare raffronti con le elezioni tenutesi in Francia e pronunciarsi sulla diversa forza di leader politici come Macron e Merkel, e sullo stato di salute della società tedesca. Vanno considerati anche e soprattutto per ragionare rispetto alle elezioni che si terranno il prossimo anno nel nostro paese e misurarsi con la questione della legge elettorale - in discussione alla Camera - dovendo necessariamente tenere conto anche e soprattutto del fatto che nel nostro paese non esiste un istituto costituzionale, come la sfiducia costruttiva, che rende comunque forti e stabili le coalizioni parlamentari in Germania e finisce per "responsabilizzare" le forze politiche tra una tornata elettorale e l'altra.

Vige - e sarebbe rimasta in vigore anche in caso di una affermazione del Sì il 4 dicembre scorso checché ne dicano sostenitori e detrattori di quella riforma costituzionale - una forma di governo parlamentare che, al contrario, ha messo (e continua a poter mettere) in gravi difficoltà le maggioranze anche quando "battezzate" dal voto dei cittadini.